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Querela di falso: quando il ricorso è inammissibile

Una società proponeva una querela di falso contro un modello F24 utilizzato per una compensazione fiscale, sostenendone la non autenticità. Dopo la reiezione sia in primo grado che in appello, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha stabilito che gli accertamenti di fatto dei giudici di merito non sono sindacabili in sede di legittimità e che il ricorso era strutturalmente viziato perché non affrontava la vera ragione della decisione d’appello, ovvero l’inammissibilità del gravame originario.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Querela di Falso: I Limiti del Ricorso in Cassazione

L’ordinanza n. 6505/2025 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti di ammissibilità del ricorso per querela di falso, specialmente quando si intende contestare decisioni conformi dei giudici di merito. Il caso analizzato riguarda una società che, dopo aver visto respinte le sue istanze sia in primo che in secondo grado, si è rivolta alla Suprema Corte, che ha però dichiarato il ricorso inammissibile per vizi sia procedurali che di merito. Analizziamo i dettagli della vicenda e le ragioni della decisione.

Il Caso: Una Compensazione Fiscale Contestata

Una società a responsabilità limitata aveva avviato un’azione legale contro l’Amministrazione Finanziaria, proponendo una querela di falso avverso un modello F24. Secondo la società, tale modello, che attestava una compensazione tra debiti erariali e un credito d’imposta (poi risultato inesistente), non era autentico. La domanda è stata rigettata sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello, le quali hanno ritenuto il documento, e gli effetti da esso prodotti, comunque riconducibili alla società, dato che ne aveva tratto beneficio.

I Motivi del Ricorso e la Querela di Falso

La società ha presentato ricorso in Cassazione basandolo su due motivi principali, uno di natura procedurale e l’altro di merito.

Il Vizio Procedurale: La Presunta Mancata Partecipazione del P.M.

Il primo motivo lamentava la nullità del procedimento di primo grado. Secondo la ricorrente, il Giudice non aveva avvisato il Pubblico Ministero dell’esistenza della querela di falso, impedendogli di partecipare al giudizio come previsto dalla legge. La Corte d’Appello aveva respinto questa doglianza, affermando che dal fascicolo telematico emergeva chiaramente un ‘visto’ del P.M. datato 31.12.2019, a prova della sua avvenuta presa visione.

Il Vizio di Merito: L’Errata Valutazione delle Prove

Con il secondo motivo, la società criticava la valutazione delle prove documentali, sostenendo che la falsità del modello F24 fosse evidente e non contestata. A suo dire, i giudici di merito avevano erroneamente fondato la loro decisione non sulla falsità del documento, ma sul fatto che la società si fosse avvantaggiata della compensazione in esso contenuta.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità su Tutta la Linea

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i motivi, e di conseguenza l’intero ricorso, inammissibili. La decisione si fonda su principi consolidati del diritto processuale civile, che tracciano una linea netta tra il giudizio di merito e quello di legittimità.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Respinto

La Suprema Corte ha smontato le argomentazioni della ricorrente con un ragionamento rigoroso.

Sul primo motivo, ha chiarito che l’affermazione della Corte d’Appello circa la presenza del visto del P.M. costituisce un accertamento di fatto. Questo tipo di accertamento non può essere messo in discussione davanti alla Cassazione, che è giudice di diritto, non di fatto. La Corte ha inoltre precisato che, se anche la Corte d’Appello avesse commesso un ‘errore percettivo’ (cioè avesse visto nel fascicolo qualcosa che non c’era), lo strumento corretto per contestarlo non sarebbe il ricorso per cassazione, ma il rimedio straordinario della revocazione, previsto dall’art. 395 n. 4 c.p.c.

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. La Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse già dichiarato inammissibile il gravame perché la società non aveva criticato la specifica ratio decidendi della sentenza di primo grado, limitandosi a contestare singole frasi della motivazione. Il ricorso in Cassazione, a sua volta, non affrontava questa dichiarazione di inammissibilità, ma si limitava a riproporre le stesse censure di merito. In sostanza, il ricorso non colpiva il vero cuore della decisione impugnata. La Corte ha aggiunto che, in ogni caso, la contestazione riguardava accertamenti di fatto basati sulla valutazione delle prove, insindacabili in sede di legittimità, soprattutto in presenza di una ‘doppia conforme’, ovvero due decisioni di merito con lo stesso esito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce alcuni principi fondamentali per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione:
1. Distinzione tra Fatto e Diritto: Il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione delle prove o per contestare gli accertamenti di fatto compiuti dai giudici di merito.
2. Specificità dei Motivi: È cruciale che l’impugnazione, sia in appello che in cassazione, colpisca la ratio decidendi della sentenza impugnata. Una critica generica o focalizzata su aspetti marginali della motivazione porta all’inammissibilità.
3. Correttezza dei Rimedi: Per ogni tipo di errore giudiziario esiste uno specifico strumento processuale. Confondere un errore di fatto (per cui è prevista la revocazione) con un errore di diritto (per cui è previsto il ricorso in Cassazione) conduce al rigetto dell’istanza.

È possibile contestare in Cassazione un accertamento di fatto compiuto dalla Corte d’Appello, come la presenza di un visto del Pubblico Ministero su un atto?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’accertamento di un fatto compiuto dalla corte di merito non è riesaminabile in sede di legittimità. L’eventuale errore percettivo del giudice d’appello su un fatto processuale può essere fatto valere solo con il rimedio straordinario della revocazione.

Cosa succede se un motivo di appello non critica la specifica ‘ratio decidendi’ (la ragione fondamentale) della sentenza di primo grado?
L’appello viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, anche il successivo ricorso in Cassazione che non affronta questa dichiarazione di inammissibilità, ma ripropone le censure di merito, è a sua volta inammissibile per non aver colto il nucleo della decisione impugnata.

In una querela di falso, il fatto che una società abbia beneficiato degli effetti di un documento è rilevante?
Sì, secondo la decisione in esame, i giudici di merito hanno correttamente ritenuto che il fatto che la società si fosse di fatto avvalsa della compensazione fiscale indicata nel modello F24 fosse un elemento sufficiente per considerare il documento riconducibile alla società stessa e per escludere la sussistenza della dedotta falsità materiale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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