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Querela di falso: quando è inammissibile in Cassazione

Un debitore esecutato ha promosso una querela di falso contro il decreto di trasferimento del suo immobile venduto all’asta, sostenendo la falsità di vari elementi, tra cui l’indicazione del lotto aggiudicato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito. È stato stabilito che un evidente errore materiale nel verbale d’asta non costituisce falsità e che il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per ottenere un riesame dei fatti. Il ricorrente è stato inoltre condannato per abuso del processo.

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Querela di falso per Errore Materiale: la Cassazione fa Chiarezza

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sui limiti e le corrette modalità di utilizzo di uno strumento processuale tanto delicato quanto la querela di falso. Quando un semplice errore di battitura in un verbale d’asta viene sollevato a pretesto per contestare la validità di un intero trasferimento immobiliare, la Corte di Cassazione interviene per tracciare una linea netta tra la legittima tutela dei propri diritti e l’abuso del processo. Analizziamo insieme questo caso per capire perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile e quali principi sono stati riaffermati.

I Fatti di Causa: Dall’Asta alla Contestazione

La vicenda trae origine da una procedura di espropriazione immobiliare. Il debitore esecutato, dopo aver perso il proprio immobile all’asta, decide di contestare la legittimità degli atti successivi. In particolare, promuove in via incidentale una querela di falso contro il decreto di trasferimento emesso dal giudice in favore dell’aggiudicatario.

Le contestazioni del ricorrente erano principalmente tre:

1. L’errore sul lotto: Sosteneva che il decreto fosse falso perché attribuiva all’aggiudicatario il “Lotto B”, mentre il verbale delle operazioni di vendita, a suo dire, indicava come aggiudicato il “Lotto A”.
2. Il pagamento del prezzo: Contestava la veridicità dell’attestazione di avvenuto e tempestivo pagamento del prezzo, collegandolo a un mutuo ipotecario stipulato in data successiva.
3. La proprietà esclusiva: Riteneva falsa l’attestazione del trasferimento in “piena ed esclusiva proprietà”, poiché un successivo atto di mutuo menzionava che l’aggiudicatario era in regime di comunione legale dei beni.

Sulla base di questi presunti falsi, veniva contestata anche la legittimità dei successivi verbali di rilascio dell’immobile.

La Querela di Falso e le Decisioni di Merito

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno rigettato le doglianze del debitore. I giudici di merito hanno concluso che l’indicazione del “Lotto A” nel verbale d’asta fosse un palese e incontrovertibile errore materiale. Dall’analisi complessiva dei documenti, infatti, emergeva chiaramente che le gare per i lotti A e B si erano svolte separatamente, che l’aggiudicatario aveva partecipato unicamente alla gara per il Lotto B e che i dati catastali del bene corrispondevano a quelli del Lotto B. Pertanto, l’errore del notaio delegato non poteva in alcun modo dimostrare la falsità ideologica del successivo decreto di trasferimento, che riportava correttamente i fatti.

Anche le altre contestazioni sono state respinte, stabilendo che il pagamento era stato regolarmente effettuato nei termini con assegni circolari e che le vicende successive relative al finanziamento o al regime patrimoniale dell’acquirente non inficiavano la validità e veridicità del decreto di trasferimento al momento della sua emissione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni.

In primo luogo, ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti e le prove. I motivi presentati dal ricorrente, pur essendo formalmente mascherati da violazioni di legge, miravano in realtà a ottenere un nuovo esame del merito delle risultanze probatorie, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. La Corte ha evidenziato come i giudici di merito avessero già compiutamente esaminato e motivato la ragione per cui l’indicazione del “Lotto A” fosse un mero errore materiale, rendendo il documento inidoneo a provare la falsità del decreto di trasferimento.

In secondo luogo, la Cassazione ha sottolineato che il ricorrente non aveva proposto censure specifiche contro la logica e coerente motivazione della Corte d’Appello, ma si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già respinte. Questo modo di agire trasforma il ricorso in un tentativo di ottenere un riesame non consentito, snaturando la funzione della Corte di Cassazione, che è quella di garantire l’uniforme interpretazione della legge (funzione nomofilattica).

Le Conclusioni: Abuso del Processo e Sanzione

L’aspetto più significativo della decisione risiede nella condanna del ricorrente per abuso del processo, ai sensi dell’art. 96, terzo comma, del codice di procedura civile. La Corte ha ritenuto che insistere in tutti i gradi di giudizio con le medesime doglianze, già giudicate infondate con ampie e conformi motivazioni, senza introdurre temi di reale rilevanza giuridica, costituisce un utilizzo distorto dello strumento processuale. Questa condotta, già sanzionata nei gradi di merito, è stata ulteriormente punita in Cassazione.

La decisione riafferma che il processo non è una risorsa illimitata e che il suo utilizzo abusivo, finalizzato a perpetuare un contenzioso senza fondamento, deve essere sanzionato non solo per risarcire la controparte ma anche per un fine di deterrenza generale. La querela di falso è uno strumento potente ma va utilizzato con rigore, per contestare falsità reali e non per sfruttare meri errori materiali come pretesto per infondate contestazioni.

Un errore di battitura in un verbale d’asta può invalidare il successivo decreto di trasferimento tramite una querela di falso?
No. Secondo la Corte, se l’errore è palesemente un ‘errore materiale’ che non ingenera alcun dubbio sull’effettivo svolgimento dei fatti (come l’identificazione del bene aggiudicato e dell’aggiudicatario), esso non costituisce falsità ideologica e non può essere usato per invalidare il decreto di trasferimento che riporta i dati corretti.

È possibile utilizzare il ricorso in Cassazione per chiedere ai giudici di riesaminare le prove e i fatti di una causa?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio nel merito. Non può rivalutare le prove o i fatti già accertati dai tribunali inferiori. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, non sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

Cosa si rischia insistendo in un’azione legale che è già stata giudicata infondata nei primi due gradi di giudizio?
Si rischia una condanna per ‘abuso del processo’ ai sensi dell’art. 96, terzo comma, c.p.c. La Corte può imporre il pagamento di una somma di denaro in favore della controparte, oltre alla condanna alle spese legali. Questa sanzione viene applicata quando si utilizzano gli strumenti processuali in modo pretestuoso e dilatorio, riproponendo argomenti già ampiamente respinti, senza sollevare questioni giuridiche di reale interesse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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