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Querela di falso: la Cassazione sulla competenza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3680/2024, ha rigettato un ricorso riguardante una querela di falso per firme apposte su documenti di una gara d’appalto. La Corte ha stabilito che la competenza territoriale può essere radicata presso il foro della stazione appaltante se la sua citazione non è pretestuosa. Inoltre, ha ribadito che l’interesse ad agire nella querela di falso persegue un fine pubblicistico di eliminazione dei documenti falsi dalla circolazione, che sussiste a prescindere dall’esito di altri giudizi collegati, come quello amministrativo sull’aggiudicazione dell’appalto.

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Querela di Falso: Competenza Territoriale e Interesse Pubblico negli Appalti

L’ordinanza n. 3680 del 9 febbraio 2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla querela di falso, un istituto fondamentale per la certezza dei rapporti giuridici. La pronuncia si sofferma su due aspetti cruciali: la determinazione della competenza territoriale in presenza di più convenuti e la persistenza dell’interesse ad agire anche dopo la conclusione di procedimenti collegati. Questo caso, nato da una contestazione su firme in una gara d’appalto, dimostra la funzione pubblicistica dell’azione.

I Fatti di Causa: una Firma Contesa in un Appalto Pubblico

La vicenda trae origine da un giudizio di querela di falso intentato da un consorzio contro un’associazione temporanea di imprese (ATI). Il consorzio contestava l’autenticità delle firme apposte su alcuni documenti presentati nell’ambito di una gara d’appalto indetta dal Comune di Milano per l’affidamento del servizio del verde pubblico. Nello specifico, si sosteneva che le sottoscrizioni del rappresentante di una delle società dell’ATI fossero false.

Il Tribunale di Milano, in primo grado, accoglieva la domanda e dichiarava la falsità delle firme. La sentenza veniva confermata dalla Corte d’Appello di Milano. Le società soccombenti e il loro rappresentante proponevano quindi ricorso per Cassazione, basandolo principalmente su due ordini di motivi: l’incompetenza territoriale del Tribunale di Milano e la carenza di interesse ad agire da parte dei querelanti.

La Questione della Competenza Territoriale nella Querela di Falso

I ricorrenti sostenevano che il giudice competente dovesse essere quello di Ravenna, luogo di residenza della persona le cui firme erano state contestate. A loro avviso, la citazione in giudizio del Comune di Milano era stata meramente strumentale, un espediente per spostare la competenza a Milano. La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi. Ha chiarito che, in base all’art. 33 c.p.c., quando più persone sono convenute in giudizio per cause connesse, la domanda può essere proposta al giudice del luogo di residenza di una qualsiasi di esse. Nel caso di specie, la citazione del Comune di Milano non poteva essere considerata pretestuosa, poiché era la stazione appaltante presso cui i documenti contestati erano stati depositati e aveva quindi un interesse qualificato nella vicenda. Questo legame oggettivo ha legittimato la scelta del foro di Milano.

Le Motivazioni della Corte: l’Interesse Pubblico a Rimuovere i Falsi

Il cuore della decisione risiede nell’analisi dell’interesse ad agire. I ricorrenti affermavano che, essendosi concluso il contenzioso amministrativo relativo all’appalto, i querelanti non avessero più alcun interesse concreto alla dichiarazione di falsità dei documenti. La Suprema Corte ha confutato energicamente questa argomentazione, richiamando la natura stessa della querela di falso. Questo strumento processuale non tutela solo l’interesse della parte che lo promuove, ma persegue un obiettivo di interesse pubblico: l’eliminazione dalla circolazione giuridica di documenti non autentici. Il giudice, quando viene proposta una querela di falso in via principale, non deve valutare la rilevanza del documento ai fini di un altro giudizio, ma deve solo verificare che sulla sua genuinità sia sorta una contestazione e che di esso sia stato fatto uso.

La Corte ha inoltre sottolineato la rilevanza dell’allora vigente art. 38 del Codice dei Contratti Pubblici (d.lgs. 163/2006), che prevedeva l’esclusione dalle gare per chi avesse presentato ‘falsa dichiarazione o falsa documentazione’. Secondo i giudici, un documento con firma apocrifa rientra pienamente in questa categoria, poiché la ratio della norma è quella di sanzionare qualsiasi atto falso volto a influenzare l’esito di una procedura pubblica. L’interesse ad agire, pertanto, non era venuto meno, ma trovava fondamento proprio nella necessità di accertare una condotta potenzialmente idonea a viziare la gara e a violare norme imperative.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame consolida due principi fondamentali. In primo luogo, in tema di competenza, chiarisce che il criterio del foro del convenuto può essere derogato in caso di connessione di cause, a patto che il coinvolgimento degli altri convenuti non sia palesemente artificioso. La citazione dell’ente pubblico presso cui sono stati usati i documenti contestati è un valido criterio di collegamento. In secondo luogo, e con maggiore impatto, la Corte ribadisce che la querela di falso ha una funzione che trascende l’interesse delle singole parti. L’esigenza di assicurare la pubblica fede e l’affidabilità dei documenti giustifica la prosecuzione del giudizio anche quando le controversie private collegate si sono esaurite. Questa pronuncia è un monito sull’importanza dell’autenticità documentale, specialmente nel delicato settore degli appalti pubblici, dove la correttezza e la trasparenza sono valori imprescindibili.

Come si determina il giudice competente in una querela di falso con più convenuti?
Quando le cause contro più persone sono connesse, possono essere proposte davanti al giudice del luogo di residenza o domicilio di uno qualsiasi dei convenuti, a condizione che la sua citazione in giudizio non sia palesemente pretestuosa. La citazione della stazione appaltante, presso cui i documenti falsi sono stati depositati, è considerata legittima e non pretestuosa.

L’esito di un giudizio amministrativo può far venir meno l’interesse ad agire in una querela di falso collegata?
No. La Corte ha stabilito che il giudizio di querela di falso ha una funzione prevalente di protezione dell’interesse pubblico all’eliminazione di documenti falsi dalla circolazione giuridica. Questo interesse sussiste indipendentemente dall’esito di altri procedimenti, anche se collegati.

Un documento con firma falsa è considerato ‘falsa documentazione’ ai fini dell’esclusione da una gara d’appalto?
Sì. Secondo la Corte, non vi è una distinzione rilevante. Un documento falsamente sottoscritto non può essere considerato genuino e rientra pienamente nella nozione di ‘falsa documentazione’. La finalità della norma è escludere dalle gare pubbliche i soggetti che abbiano posto in essere atti falsi, a prescindere dalla specifica modalità della falsificazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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