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Querela di falso: il giudice può ignorare la perizia?

Un imprenditore presenta una querela di falso per una firma su un avviso di ricevimento di una cartella esattoriale. Il Tribunale accoglie la domanda basandosi su una perizia tecnica (CTU), ma la Corte d’Appello ribalta la decisione, ritenendo la firma autentica sulla base di indagini penali e un esame visivo. La Corte di Cassazione conferma la sentenza d’appello, stabilendo che il giudice, in quanto ‘peritus peritorum’, può discostarsi dalla CTU se motiva adeguatamente la sua scelta, basandosi su altre prove disponibili.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Querela di falso: il Giudice può decidere contro la perizia tecnica?

In un procedimento di querela di falso, la perizia tecnica grafologica (CTU) è spesso considerata la prova regina. Ma cosa succede se il giudice ritiene più convincenti altri elementi? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce il potere del giudice di valutare autonomamente le prove, anche discostandosi dal parere dell’esperto. Vediamo insieme questo caso emblematico e le sue importanti implicazioni.

I Fatti del Caso

Un imprenditore, agendo sia in proprio che come legale rappresentante della sua società, avviava una causa per far dichiarare la falsità della firma apposta su un avviso di ricevimento di una raccomandata. Tale raccomandata conteneva una cartella di pagamento di importo considerevole. L’imprenditore sosteneva di non aver mai ricevuto l’atto e che la firma non fosse la sua.

L’Iter Giudiziario

Tribunale di Primo Grado: Il Tribunale accoglieva la domanda. Sulla base di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) grafologica, il giudice dichiarava la non autenticità della firma e, di conseguenza, la falsità dell’avviso di ricevimento.
Corte d’Appello: L’Agenzia Fiscale e il Fornitore del Servizio Postale impugnavano la sentenza. La Corte d’Appello ribaltava completamente la decisione. I giudici di secondo grado ritenevano la firma autentica, basando la loro convinzione non sulla CTU, ma su altri elementi: le risultanze di un’indagine penale archiviata, un confronto visivo diretto con un’altra firma su un avviso ricevuto lo stesso giorno e ritenuto autentico dall’imprenditore, e la scarsa attendibilità delle testimonianze a favore di quest’ultimo.

L’imprenditore, insoddisfatto, ricorreva quindi in Cassazione, lamentando che la Corte d’Appello avesse deciso sulla base di soli due elementi probatori, ignorando la CTU e altri documenti.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla querela di falso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la sentenza della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento: il giudice è judex peritus peritorum, ovvero ‘il perito dei periti’.

Questo significa che il giudice non è un mero esecutore delle conclusioni del consulente tecnico. Egli ha il potere e il dovere di valutare tutte le prove disponibili e può discostarsi motivatamente dalla perizia se ritiene che altri elementi probatori siano più convincenti. La decisione di non disporre una nuova consulenza non è sindacabile in sede di legittimità, purché il convincimento del giudice sia basato su una motivazione logica e coerente, esente da vizi.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha spiegato che la Corte d’Appello ha fornito una motivazione chiara, esaustiva e logica per la sua decisione. I giudici di secondo grado hanno correttamente:
1. Valorizzato Altre Prove: Hanno considerato le indagini della Guardia di Finanza svolte in ambito penale e il confronto diretto tra la firma contestata e un’altra firma autentica dello stesso giorno, notando una ‘sostanziale analogia’ nel tratto grafico.
2. Ritenuto Illogica la Falsificazione: Hanno giudicato illogico che un postino consegnasse un avviso per una cartella di importo minore e ne falsificasse un secondo per una cartella di importo molto più elevato.
3. Valutato Criticamante le Testimonianze: Hanno ritenuto inattendibili le testimonianze del figlio e di un ex dipendente dell’imprenditore a causa del loro evidente interesse nella vicenda.
4. Esercitato il Proprio Potere Valutativo: Hanno contrapposto alle conclusioni della CTU una propria argomentata valutazione, basata su un’analisi complessiva del materiale probatorio. La Corte ha sottolineato che la censura del ricorrente si traduceva in una richiesta di un nuovo apprezzamento dei fatti, attività preclusa nel giudizio di Cassazione.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma la centralità del ruolo del giudice nel processo di valutazione delle prove. La consulenza tecnica d’ufficio è uno strumento istruttorio fondamentale, ma non vincolante. Il giudice può e deve formare il proprio convincimento analizzando criticamente tutti gli elementi a sua disposizione, inclusi indizi logici e altre risultanze processuali. La decisione di discostarsi da una perizia è legittima a condizione che sia supportata da una motivazione robusta, coerente e priva di vizi logici, come avvenuto nel caso di specie. Per le parti in causa, ciò significa che non basta affidarsi a una perizia favorevole, ma è necessario costruire una strategia difensiva che consideri ogni aspetto probatorio del processo.

Un giudice è obbligato a seguire le conclusioni di una perizia tecnica (CTU)?
No. In base al principio ‘judex peritus peritorum’ (il giudice è il perito dei periti), il giudice può discostarsi dalle conclusioni del consulente tecnico d’ufficio, a condizione che fornisca una motivazione adeguata, logica e coerente per la sua decisione, basandola su altre prove acquisite nel processo.

Quali prove può usare un giudice per decidere su una querela di falso, oltre alla CTU?
Il giudice può basare la sua decisione su un’ampia gamma di prove, tra cui: risultanze di indagini svolte in altri procedimenti (come quelli penali), esame visivo e comparazione diretta delle firme, prove testimoniali (valutandone l’attendibilità), e argomentazioni logiche basate sui fatti di causa.

La consulenza di parte (CTP) ha lo stesso valore probatorio della CTU?
No. La Corte chiarisce che la consulenza di parte costituisce una semplice allegazione difensiva di carattere tecnico, priva di autonomo valore probatorio. Il giudice non è tenuto ad analizzarla o confutarla specificamente se pone a base della sua decisione considerazioni incompatibili con essa e conformi al parere del proprio consulente o ad altre prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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