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Querela di falso: i limiti del verbale pubblico

Un cittadino proponeva una querela di falso contro un verbale della polizia municipale che attestava la sospensione di alcuni lavori edili. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. L’ordinanza chiarisce che la fede privilegiata di un atto pubblico copre solo i fatti avvenuti in presenza del pubblico ufficiale e le sue dirette azioni, non le sue valutazioni o le premesse esterne al suo intervento. Il ricorrente è stato inoltre condannato per lite temeraria per aver insistito in un’azione legale palesemente infondata.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Querela di falso: quando un verbale non fa piena prova

La querela di falso è uno strumento potente ma delicato, che consente di attaccare la veridicità di un atto pubblico. Tuttavia, il suo utilizzo improprio può portare a conseguenze negative, inclusa una condanna per lite temeraria. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un’analisi dettagliata sui limiti della fede privilegiata di un verbale della polizia municipale, delineando chiaramente cosa può essere contestato e cosa no.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una disputa condominiale. A seguito di una sentenza passata in giudicato, due condomini erano stati condannati a demolire alcune opere abusive realizzate nel sottotetto comune e a ricostruire il solaio. In data 04.11.2014, i condomini avviavano i lavori di demolizione. Il giorno seguente, un altro condomino si presentava presso gli uffici comunali per verificare se fosse stata depositata la documentazione necessaria per la ricostruzione del solaio. Nello stesso momento, un vigile urbano, a seguito di un sopralluogo, redigeva un verbale nel quale attestava di aver sospeso i lavori.

Sentendosi danneggiato, il condomino diligente avviava un lungo contenzioso, culminato in una querela di falso contro il verbale del vigile. Secondo il querelante, il verbale era falso nella parte in cui affermava che la sospensione dei lavori era stata disposta da un architetto del Comune, sostenendo che nessuna ordinanza formale fosse mai stata emessa.

La Querela di Falso e le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno rigettato le pretese del condomino. I giudici di merito hanno dichiarato la querela di falso inammissibile, evidenziando un punto cruciale: l’oggetto della contestazione non rientrava nel perimetro dei fatti coperti da “fede privilegiata”.

Inoltre, i giudici hanno condannato il querelante per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c. La sua condotta processuale è stata ritenuta manifestamente dilatoria e un aggravio inutile per il sistema giudiziario, soprattutto perché aveva continuato a insistere nella sua domanda pur riconoscendone, in una certa misura, l’infondatezza.

L’Analisi della Corte di Cassazione e i limiti della fede privilegiata

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha confermato integralmente le decisioni precedenti, ritenendo tutti i motivi del ricorso infondati o inammissibili.

Il punto centrale dell’analisi della Corte riguarda l’applicazione degli articoli 2699 e 2700 del Codice Civile, che definiscono l’atto pubblico e la sua efficacia probatoria. La Suprema Corte ha ribadito che la fede privilegiata di un verbale redatto da un pubblico ufficiale copre esclusivamente:

1. I fatti che il pubblico ufficiale attesta essere avvenuti in sua presenza (es. la presenza di persone, lo stato dei luoghi).
2. Le dichiarazioni che ha ricevuto dalle parti.
3. Gli atti da lui stesso compiuti (es. l’aver comunicato la sospensione dei lavori).

Qualsiasi altra circostanza, come le motivazioni esterne che hanno indotto il pubblico ufficiale ad agire, le sue valutazioni personali o la veridicità di ordini provenienti da altri uffici, non è coperta da fede privilegiata e non può essere oggetto di una querela di falso.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che il verbale del vigile urbano faceva piena prova del fatto che l’agente si fosse recato sul posto, avesse constatato la demolizione dei muretti e avesse comunicato la sospensione dei lavori. Tuttavia, il verbale non poteva provare, con fede privilegiata, che l’ordine di sospensione provenisse legittimamente da un architetto comunale. Questa era una premessa esterna all’attività di certificazione del vigile. Pertanto, contestare tale premessa attraverso una querela di falso era proceduralmente errato. La Corte ha inoltre considerato inammissibili i tentativi del ricorrente di ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti, un’attività preclusa al giudice di legittimità.

Infine, la condanna per lite temeraria è stata confermata perché il ricorrente, pur avendo ottenuto in sede penale un accertamento che il verbale non era atto pubblico (in quel contesto), ha perseverato in un’azione civile palesemente infondata, costringendo la controparte a difendersi in più gradi di giudizio e abusando dello strumento processuale.

Conclusioni

Questa ordinanza è un importante monito sull’uso corretto della querela di falso. Essa chiarisce che non tutto ciò che è scritto in un verbale ha lo stesso valore probatorio. Bisogna distinguere nettamente tra i fatti direttamente percepiti e compiuti dal pubblico ufficiale e le circostanze esterne o le valutazioni giuridiche in esso contenute. La decisione sottolinea inoltre la severità con cui l’ordinamento sanziona l’abuso del processo, condannando chi insiste in azioni legali temerarie che gravano inutilmente sulla giustizia e sulle controparti.

Qual è il valore probatorio di un verbale della polizia municipale?
Un verbale fa piena prova, fino a querela di falso, solo dei fatti che il pubblico ufficiale attesta siano avvenuti in sua presenza o da lui compiuti (es. essere andato in un luogo, aver visto uno stato di fatto, aver ricevuto dichiarazioni). Non ha la stessa efficacia per le valutazioni personali dell’agente o per le circostanze esterne che non ha verificato direttamente.

Quando una querela di falso è inammissibile?
È inammissibile se contesta elementi del documento che non sono coperti da fede privilegiata. Nel caso di specie, la querela era inammissibile perché non contestava un fatto visto o compiuto dal vigile, ma la premessa esterna e non verificata che l’ordine di sospensione provenisse da un altro ufficio.

Cosa si rischia a intraprendere una lite temeraria?
Chi agisce o resiste in giudizio con malafede o colpa grave può essere condannato, su richiesta della controparte, al risarcimento dei danni e al pagamento di una somma aggiuntiva. In questo caso, il ricorrente è stato condannato perché ha continuato la causa pur essendo evidente la sua infondatezza, causando un inutile dispendio di attività giudiziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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