LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Querela di falso fotocopia: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato un ricorso relativo a una querela di falso su fotocopia di un contratto, chiarendo il riparto dell’onere della prova. La Corte ha stabilito che, a seguito del tempestivo disconoscimento della conformità all’originale e della sottoscrizione, la fotocopia perde ogni efficacia probatoria. Di conseguenza, la querela di falso è stata correttamente respinta in appello per l’impossibilità di procedere all’accertamento, data la mancata produzione del documento originale. La sentenza sottolinea che l’onere di provare la falsità, in questo specifico contesto, ricadeva sulla parte che aveva intentato la querela.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Querela di Falso su Fotocopia: Quando e Come Agire secondo la Cassazione

L’uso di documenti in fotocopia nei processi civili è una prassi quotidiana, ma cosa succede quando l’autenticità di una firma o la conformità della copia all’originale vengono messe in discussione? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sulla complessa interazione tra disconoscimento e querela di falso fotocopia, delineando con precisione i confini dell’onere della prova e le conseguenze della mancata produzione del documento originale. Questo provvedimento offre spunti fondamentali per comprendere come tutelarsi efficacemente di fronte a un documento contestato.

I Fatti del Caso: Una Firma Contesa su una Fotocopia

Una società manifatturiera presentava una querela di falso incidentale nel corso di una causa contro una società commerciale. L’oggetto della contestazione era la firma del proprio legale rappresentante, asseritamente falsa, apposta su una copia fotostatica di un contratto di vendita. La società commerciale, che aveva prodotto la fotocopia in giudizio, non era in grado di esibire l’originale del contratto.

Il Percorso Giudiziario: Dal Tribunale alla Cassazione

Il Tribunale di primo grado aveva dichiarato inammissibile la querela per motivi procedurali. La Corte d’Appello, pur superando le questioni procedurali, aveva comunque respinto la domanda nel merito. La ragione? La società manifatturiera aveva tempestivamente disconosciuto sia l’autenticità della propria firma sulla fotocopia, sia la conformità della copia stessa all’originale. Secondo i giudici di secondo grado, questo disconoscimento, unito alla mancata produzione dell’originale, privava la fotocopia di qualsiasi valore probatorio, rendendo impossibile l’accertamento della falsità. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

Analisi della Querela di Falso su Fotocopia secondo la Corte

La Suprema Corte ha confermato la decisione d’appello, rigettando il ricorso della società manifatturiera. Il punto centrale della decisione ruota attorno agli effetti del disconoscimento e alla corretta ripartizione dell’onere della prova.

Disconoscimento vs. Querela di Falso

Il primo passo per contestare una scrittura privata prodotta in copia è il disconoscimento, ai sensi dell’art. 2719 del codice civile. Con questo atto, la parte contro cui il documento è prodotto nega la conformità della copia all’originale. Se contesta anche la firma, deve disconoscere formalmente la propria sottoscrizione.

Un disconoscimento tempestivo e formale ha un effetto dirompente: toglie alla fotocopia ogni efficacia probatoria. A questo punto, la palla passa alla parte che ha prodotto il documento: se vuole avvalersene, deve produrre l’originale.

La querela di falso è uno strumento più potente e complesso, necessario per contestare atti pubblici o scritture private la cui autenticità è già stata riconosciuta (espressamente o tacitamente). Proporla contro una fotocopia già disconosciuta è una mossa processualmente delicata.

L’Onere della Prova: Chi Deve Produrre l’Originale?

La Cassazione chiarisce che, dopo il disconoscimento, l’onere di produrre l’originale grava sulla parte che intende utilizzare il documento. Nel caso di specie, la società commerciale non ha prodotto l’originale, ma ha fornito una spiegazione plausibile sulle complesse modalità di formazione e circolazione del contratto (tramite email con una terza società estera).

Nonostante ciò, la società manifatturiera ha insistito con la querela di falso. La Corte ha ritenuto che, in questo specifico scenario, l’onere di dimostrare la falsità gravasse proprio sulla querelante. Non potendo contare sul documento originale (non prodotto) e avendo di fronte una fotocopia priva di valore probatorio (perché disconosciuta), la prova della falsità è diventata impossibile da fornire. Di conseguenza, la querela è stata correttamente respinta.

Le Motivazioni
La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione evidenziando che il giudice che decide sulla querela di falso ha il dovere di valutarne l’ammissibilità. Questo controllo include la verifica che il documento impugnato rientri tra quelli suscettibili di tale procedura (atti pubblici, scritture private riconosciute, fotocopie non disconosciute). Una semplice fotocopia, la cui conformità all’originale e la cui sottoscrizione sono state tempestivamente disconosciute, non possiede i requisiti per essere oggetto di un giudizio di falso. La Corte d’Appello, pertanto, ha agito correttamente nel rigettare la querela non perché ha valutato la sua rilevanza nel merito (decisione che spetta al giudice della causa principale), ma perché ha constatato l’assenza di un oggetto processualmente valido su cui pronunciarsi. La mancata produzione dell’originale, unita al disconoscimento, ha reso la fotocopia un non-documento ai fini probatori, rendendo di fatto inutile e inammissibile il procedimento di falso.

Le Conclusioni
La sentenza rappresenta un importante vademecum strategico. In primo luogo, evidenzia l’importanza cruciale del disconoscimento tempestivo e completo (sia della conformità che della firma) come primo e fondamentale strumento di difesa contro documenti prodotti in copia. In secondo luogo, chiarisce che la scelta di procedere con una querela di falso dopo il disconoscimento, in assenza dell’originale, è una strada rischiosa che può ritorcersi contro chi la intraprende. La decisione finale spetta al giudice, che deve bilanciare le posizioni delle parti, ma il principio è chiaro: senza un documento con un minimo di valore probatorio, il giudizio di falso non può avere luogo.

È possibile proporre una querela di falso contro una semplice fotocopia di un contratto?
Sì, ma la sua ammissibilità è subordinata a precise condizioni. Se la fotocopia è stata tempestivamente disconosciuta sia nella conformità all’originale sia nell’autenticità della sottoscrizione, essa perde ogni valore probatorio. In tal caso, come stabilito dalla sentenza, il giudice della querela può rigettarla per mancanza di un oggetto valido su cui pronunciarsi, soprattutto se l’originale non viene prodotto in giudizio.

Se una parte disconosce una fotocopia, chi ha l’onere di produrre il documento originale?
L’onere di produrre l’originale spetta alla parte che ha depositato la fotocopia e intende utilizzarla come prova. Se non lo fa, la copia disconosciuta è inutilizzabile. Tuttavia, la sentenza chiarisce che se la controparte, nonostante il disconoscimento e la mancata produzione dell’originale, decide comunque di avviare una querela di falso, l’onere di provare la falsità ricade su di essa.

L’autorizzazione del giudice di merito a presentare la querela di falso vincola il giudice che deve poi decidere sulla falsità?
No. La giurisprudenza consolidata, richiamata nella sentenza, afferma che l’ordinanza che autorizza la presentazione della querela non ha carattere definitivo. Il giudice investito della decisione sulla querela di falso deve compiere una nuova e autonoma valutazione sull’ammissibilità della stessa, verificando che il documento contestato rientri tra gli atti per i quali la legge prevede tale rimedio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati