LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Querela di falso: firma falsa sull’avviso di ricevimento

Una società ha presentato una querela di falso contestando la firma apposta sull’avviso di ricevimento di un atto di accertamento. Il tribunale di primo grado aveva dichiarato la domanda inammissibile, ritenendo che l’impugnazione dell’atto avesse sanato qualsiasi vizio. La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, accogliendo la querela. Ha chiarito che, quando la querela di falso è proposta in via principale, il giudice non deve valutare la rilevanza del documento, ma solo accertarne la veridicità. Una perizia ha confermato la falsità della firma, portando all’accoglimento dell’appello e alla dichiarazione di falsità del documento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Querela di falso per firma apocrifa: il caso dell’avviso di ricevimento

Quando si riceve un atto importante, come un avviso di accertamento fiscale, la prova della notifica è cruciale. Ma cosa succede se la firma sull’avviso di ricevimento non è la propria? La querela di falso è lo strumento giuridico per contestare l’autenticità di tale firma. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Trento offre importanti chiarimenti su come e quando utilizzare questa azione, ribaltando una decisione di primo grado e dando ragione al cittadino.

I fatti del caso: una notifica contestata

Una società riceveva un avviso di accertamento e lo impugnava davanti alla Commissione Tributaria. L’amministrazione finanziaria sosteneva che il ricorso fosse tardivo, basandosi sulla data di consegna riportata sull’avviso di ricevimento della raccomandata. La società, tuttavia, eccepiva non solo che la data fosse illeggibile, ma soprattutto che la firma apposta sull’avviso non era quella del suo legale rappresentante. Di fronte alla produzione dell’originale dell’avviso di ricevimento nel corso del giudizio, la società decideva di avviare un procedimento separato per contestarne formalmente la veridicità attraverso una querela di falso.

La querela di falso e la decisione del Tribunale

Il Tribunale, in primo grado, dichiarava la domanda inammissibile. Secondo il giudice, il fatto che la società avesse comunque impugnato l’avviso di accertamento dimostrava che ne era venuta a conoscenza. Questo avrebbe sanato qualsiasi vizio della notifica e reso irrilevante accertare se la firma fosse falsa o meno. In altre parole, secondo il Tribunale, la società non aveva più interesse ad agire.

Le motivazioni della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha completamente riformato la sentenza di primo grado, accogliendo l’appello della società. I giudici hanno chiarito alcuni principi fondamentali in materia di querela di falso.

La distinzione cruciale: querela in via principale vs. incidentale

La Corte ha sottolineato una differenza fondamentale: quando la querela di falso viene proposta “in via principale”, come in questo caso, cioè con un giudizio autonomo, il suo scopo è quello di rimuovere dalla circolazione giuridica un documento falso, a tutela della fede pubblica. In questa situazione, il giudice non è tenuto a valutare preventivamente la “rilevanza” del documento nel processo originario. Questo vaglio di rilevanza è invece richiesto solo quando la querela è proposta “in via incidentale”, ovvero all’interno dello stesso processo in cui il documento è stato prodotto.

La prova della falsità e l’esito della CTU

La Corte ha ribadito che, secondo la giurisprudenza consolidata, il destinatario di un atto che nega di aver mai ricevuto la notifica e di aver apposto la propria firma sull’avviso di ricevimento ha l’onere di impugnare tale avviso con la querela di falso. Questo perché l’avviso di ricevimento ha natura di atto pubblico riguardo all’attestazione del postino sulla consegna. Nel caso specifico, è stata disposta una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) che ha confermato, con un “elevato grado di confidenza tecnica”, che la firma era apocrifa, cioè non riconducibile al legale rappresentante della società.

Conclusioni: le implicazioni della sentenza

La Corte d’Appello ha quindi accolto la domanda, accertando e dichiarando la falsità materiale della sottoscrizione. La sentenza ha importanti implicazioni pratiche: rafforza la tutela del cittadino contro notifiche irregolari e riafferma che lo strumento della querela di falso è essenziale e non può essere liquidato come “irrilevante” solo perché il destinatario ha comunque cercato di difendersi impugnando l’atto. La decisione sottolinea che l’interesse pubblico a eliminare documenti falsi prevale, soprattutto quando l’azione è intentata in via principale. Di conseguenza, la notifica basata su quella firma è da considerarsi nulla, con tutte le conseguenze del caso sui termini per l’impugnazione dell’atto originario.

Cosa si deve fare se si sospetta che la firma sull’avviso di ricevimento di un atto non sia la propria?
Secondo la sentenza, se si intende contestare l’avvenuta notifica negando l’autenticità della firma sull’avviso di ricevimento, è necessario impugnare tale avviso attraverso una querela di falso.

È sempre necessario dimostrare la rilevanza di un documento quando si propone una querela di falso?
No. La Corte ha chiarito che se la querela di falso è proposta in via principale (cioè con un giudizio autonomo), il giudice non è tenuto a valutare preliminarmente la rilevanza del documento. Questo esame è richiesto solo se la querela è presentata in via incidentale, all’interno di un altro processo.

Il fatto di aver impugnato un atto sana automaticamente il vizio di una notifica basata su una firma falsa?
No. La Corte d’Appello ha ritenuto che l’impugnazione dell’atto non rende irrilevante l’accertamento della falsità della firma, poiché la nullità della notifica ha conseguenze dirette, ad esempio, sulla decorrenza dei termini per impugnare. L’interesse a far dichiarare la falsità del documento sussiste.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati