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Querela di falso: come contestare la procura legale

Un avvocato ha richiesto il pagamento di un compenso professionale a un ex cliente, il quale ha negato di aver mai conferito il mandato, disconoscendo la firma sulla procura. La Corte di Cassazione ha chiarito che la sottoscrizione apposta su una procura alle liti, la cui autografia è certificata dal difensore, non può essere contestata con un semplice disconoscimento. L’unico strumento processuale valido per contestarne l’autenticità è la querela di falso. Di conseguenza, la decisione della corte d’appello, che aveva dato torto al legale, è stata annullata con rinvio.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Querela di Falso: L’Unico Strumento per Contestare la Firma sulla Procura Legale

La procura alle liti è il documento fondamentale che instaura il rapporto tra un cliente e il suo avvocato, conferendo a quest’ultimo il potere di rappresentanza in giudizio. Ma cosa succede se il cliente, in un secondo momento, nega di aver mai firmato tale documento? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sugli strumenti processuali corretti per tale contestazione, sottolineando la necessità della querela di falso e l’insufficienza del semplice disconoscimento della firma.

Il Caso: Compenso Professionale Negato e Firma Disconosciuta

La vicenda trae origine dalla richiesta di un avvocato di ottenere il pagamento del compenso professionale per l’assistenza legale prestata a un cliente. Quest’ultimo si opponeva alla richiesta, sostenendo di non aver mai conferito alcun mandato al legale e, soprattutto, disconoscendo la propria firma apposta in calce alla procura alle liti prodotta in giudizio dall’avvocato.

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva dato ragione al cliente. I giudici di secondo grado avevano ritenuto che, di fronte al disconoscimento della sottoscrizione da parte del cliente, l’avvocato avrebbe dovuto attivare una procedura specifica, chiamata “istanza di verificazione”, per dimostrare l’autenticità della firma. Non avendolo fatto, secondo la Corte d’Appello, il legale aveva implicitamente rinunciato a utilizzare la procura come prova del mandato, vedendosi così respingere la sua domanda di pagamento.

La Procura alle Liti e la Necessità della Querela di Falso

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente questa prospettiva, accogliendo il ricorso dell’avvocato. Il punto cruciale della decisione risiede nella natura giuridica della procura alle liti quando la firma del cliente è autenticata dal difensore stesso, come previsto dall’articolo 83 del codice di procedura civile.

Secondo la Suprema Corte, la certificazione dell’autografia della sottoscrizione da parte del difensore trasforma la procura in un atto con una speciale efficacia probatoria. Sebbene nasca da un accordo di natura privata (il mandato), essa è destinata a produrre i suoi effetti principali all’interno del processo. In questo contesto, l’avvocato che autentica la firma agisce come un pubblico ufficiale, e la sua attestazione conferisce all’atto una fede privilegiata.

La Differenza tra Disconoscimento e Querela di Falso

Questa qualificazione ha una conseguenza processuale di enorme importanza. Un documento privato può essere contestato con il semplice “disconoscimento della sottoscrizione”. In tal caso, spetta alla parte che vuole avvalersi del documento provare la sua autenticità, ad esempio tramite l’istanza di verificazione. Un atto che fa fede pubblica, invece, non può essere invalidato così facilmente. L’unico strumento a disposizione per contestarne la veridicità è la querela di falso, un procedimento molto più complesso e formale che mira a dimostrare, appunto, la falsità del documento.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio consolidato: “la certificazione dell’autografia della sottoscrizione della procura alle liti effettuata dal difensore […] può essere contestata soltanto con la querela di falso“. Questo perché il difensore, compiendo un negozio di diritto pubblico, riveste la qualità di pubblico ufficiale. Pertanto, la Corte d’Appello ha commesso un errore nel ritenere che il legale dovesse procedere con la verificazione della firma. La procura era da considerarsi pienamente valida ed efficace fino a prova contraria, prova che il cliente avrebbe dovuto fornire esclusivamente tramite la querela di falso.

La mancata proposizione di tale querela da parte del cliente rendeva irrilevante il suo disconoscimento. Di conseguenza, il giudice di merito avrebbe dovuto considerare provato il conferimento del mandato professionale sulla base della procura prodotta.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza la posizione del difensore e il valore della procura alle liti con firma autenticata. Le implicazioni pratiche sono chiare:

1. Per il cliente: Non è sufficiente negare verbalmente o con un semplice atto di aver firmato la procura per sottrarsi agli obblighi derivanti dal mandato. È necessario intraprendere un’azione legale formale e gravosa come la querela di falso.
2. Per l’avvocato: La certificazione della firma del cliente sulla procura costituisce una garanzia significativa. L’avvocato non è tenuto a un ulteriore onere probatorio (come l’istanza di verificazione) se la controparte si limita a disconoscere la firma.

In sintesi, la Suprema Corte ha riaffermato che la procura alle liti non è una scrittura privata qualsiasi. L’intervento del difensore in qualità di certificatore le conferisce una forza probatoria superiore, superabile solo con lo strumento più rigoroso previsto dall’ordinamento per contestare gli atti pubblici.

Come può un cliente contestare validamente la propria firma su una procura alle liti autenticata dall’avvocato?
Secondo la Corte, l’unico modo per contestare la firma è attraverso una procedura formale chiamata “querela di falso”, poiché la certificazione dell’avvocato conferisce al documento la natura di atto con fede pubblica.

Il semplice disconoscimento della firma è sufficiente per invalidare una procura alle liti?
No, il semplice disconoscimento non è sufficiente. La Corte ha stabilito che, data la natura di atto pubblico della procura con firma autenticata, è necessaria la querela di falso per contestarne l’autenticità.

Cosa succede se un avvocato non chiede la verificazione della firma dopo che il cliente l’ha disconosciuta?
Nel caso di una procura alle liti con firma autenticata, la mancata richiesta di verificazione da parte dell’avvocato è irrilevante. Il documento rimane valido fino a prova contraria, che può essere fornita solo tramite querela di falso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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