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Qualitas soli: Cassazione su terreni e usi civici

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un privato cittadino in una controversia decennale contro un Comune, confermando la natura demaniale di alcuni terreni. La decisione si fonda sull’inammissibilità dei motivi di ricorso, in particolare per l’applicazione della regola della “doppia conforme” e per la mancata specificità delle censure. La Corte ha ribadito che la valutazione della qualitas soli, basata su consulenze tecniche che hanno distinto i terreni in questione da altre proprietà private, spetta al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità.

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Qualitas Soli: La Cassazione si Pronuncia sulla Prova della Natura dei Terreni

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo fine a una controversia legale iniziata nel lontano 1957, vertente sulla corretta determinazione della qualitas soli di vasti appezzamenti di terreno. La decisione offre importanti spunti sulla ripartizione dell’onere della prova in materia di usi civici e sui limiti del sindacato della Corte di legittimità, specialmente in presenza di una “doppia conforme” dei giudici di merito.

I Fatti di Causa: una Controversia Lunga Decenni

La vicenda giudiziaria trae origine dall’opposizione, presentata nel 1957, da una famiglia contro un progetto di sistemazione di un comprensorio montano da parte del Commissario per la liquidazione degli usi civici. La famiglia sosteneva di aver legittimamente acquistato i terreni dalla Diocesi locale e che, pertanto, questi fossero di natura privata (allodiale) e non demaniale civica.

Il percorso legale è stato estremamente lungo e complesso. Una prima sentenza del 1985 aveva dichiarato la natura demaniale dei terreni. A seguito di un reclamo alla Corte d’Appello, la causa ha subito diverse vicissitudini processuali, tra cui rimessioni al Commissario e successive riassunzioni. Infine, la Corte d’Appello, con una sentenza del 2021, aveva rigettato le pretese del privato cittadino, erede degli originari opponenti, confermando la natura demaniale e l’appartenenza dei terreni alla collettività rappresentata dal Comune. A fondamento della decisione, vi erano le risultanze di plurime consulenze tecniche (CTU), le quali avevano accertato che i terreni rivendicati non coincidevano con quelli, di natura allodiale, iscritti in un antico catasto a nome dei danti causa della famiglia.

Contro questa sentenza, il privato ha proposto ricorso per cassazione, articolandolo in quattro distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e la Questione della Qualitas Soli

Il ricorrente ha contestato la decisione della Corte d’Appello sotto diversi profili:

1. Omesso esame di un fatto decisivo: Si lamentava che la decisione fosse basata su vecchie perizie, senza considerare adeguatamente gli elementi più recenti.
2. Violazione di legge sulla qualitas soli: Si sosteneva che la Corte avesse erroneamente presunto la natura demaniale dei terreni, invertendo l’onere della prova.
3. Violazione delle norme sull’onere della prova: Il ricorrente riteneva che la Corte d’Appello non avesse seguito le indicazioni di una sua precedente pronuncia che imponeva un accertamento specifico sulla proprietà originaria dei terreni.
4. Errata interpretazione di un’istanza: Un’istanza di legittimazione presentata in passato era stata, a dire del ricorrente, erroneamente interpretata come una sorta di “confessione” della natura pubblica dei beni.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure mosse dal ricorrente. La motivazione della Corte si articola su principi procedurali e di merito di grande rilevanza.

In primo luogo, per quanto riguarda i motivi relativi all’omesso esame di fatti decisivi, la Corte ha applicato il principio della cosiddetta “doppia conforme”. Poiché sia il Commissario per gli usi civici (in primo grado) sia la Corte d’Appello avevano raggiunto la stessa conclusione basandosi su un’analisi concorde dei fatti, il ricorso in Cassazione su questo punto era precluso. Il ricorrente, inoltre, non aveva dimostrato che le argomentazioni fattuali delle due sentenze fossero divergenti, requisito necessario per superare tale sbarramento processuale.

Sul secondo motivo, relativo alla violazione di legge sulla qualitas soli, la Corte lo ha ritenuto inammissibile per mancanza di specificità. Il ricorrente si era limitato a enunciare un principio giurisprudenziale senza tuttavia argomentare in modo analitico in che modo la sentenza impugnata lo avesse violato, non consentendo alla Corte di svolgere il proprio sindacato.

Anche il terzo motivo è stato giudicato in parte inammissibile per la regola della “doppia conforme” e in parte infondato. La Corte ha chiarito che la presunzione di demanialità non era stata applicata in astratto. Al contrario, la decisione della Corte d’Appello si fondava solidamente sulle conclusioni delle consulenze tecniche, le quali avevano accertato, attraverso un’analisi comparata e modelli matematici, che i terreni posseduti dai danti causa del ricorrente erano fisicamente diversi e si trovavano in un’altra località rispetto a quelli di natura allodiale che risultavano dai vecchi catasti. La doglianza del ricorrente, secondo la Cassazione, si traduceva in una richiesta di riesame del merito della vicenda, inammissibile in sede di legittimità.

Infine, riguardo all’ultimo motivo, la Corte ha osservato che l’argomento relativo all’istanza di legittimazione era stato utilizzato dalla Corte d’Appello solo per rafforzare la propria decisione (ad abundantiam) e non come ragione esclusiva. Di conseguenza, anche se tale argomentazione fosse stata errata, la decisione si sarebbe comunque retta sulle altre motivazioni principali, rendendo la censura irrilevante per difetto di interesse.

Le Conclusioni: Inammissibilità del Ricorso e Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali. La decisione riafferma alcuni principi cardine del processo civile e del diritto immobiliare. In primo luogo, sottolinea l’importanza di formulare i motivi di ricorso per cassazione con estrema specificità, pena l’inammissibilità. In secondo luogo, ribadisce la portata del principio della “doppia conforme” come strumento per limitare l’accesso al terzo grado di giudizio per questioni di fatto già ampiamente vagliate. Infine, sul piano sostanziale, conferma che l’accertamento della qualitas soli è una questione di fatto, la cui soluzione dipende in modo cruciale dalle prove raccolte nel giudizio di merito, in particolare dalle perizie tecniche e catastali, il cui apprezzamento è riservato al giudice di merito e non può essere messo in discussione in sede di legittimità se adeguatamente motivato.

Quando un ricorso in Cassazione per vizio di motivazione è inammissibile?
Un ricorso basato sull’omesso esame di un fatto decisivo (art. 360, n. 5 c.p.c.) è inammissibile se le sentenze di primo grado e di appello hanno raggiunto la medesima conclusione sui fatti (cosiddetta “doppia conforme”), a meno che il ricorrente non dimostri che le ragioni di fatto poste a base delle due decisioni sono diverse.

Come si determina la natura demaniale (qualitas soli) di un terreno in un processo?
La determinazione della qualitas soli è una questione di fatto che viene decisa dal giudice di merito sulla base delle prove prodotte, come documenti storici, mappe catastali e, soprattutto, consulenze tecniche d’ufficio (CTU). In questo caso, le CTU sono state decisive per dimostrare che i terreni in contestazione non corrispondevano a quelli di proprietà privata (allodiale) dei danti causa del ricorrente.

Cosa succede se un motivo di ricorso critica un’argomentazione non essenziale della sentenza impugnata?
Se una decisione di merito si fonda su una pluralità di ragioni autonome e sufficienti a sorreggerla, la censura mossa a una sola di queste ragioni, specialmente se usata solo per rafforzare il convincimento del giudice (ad abundantiam), è inammissibile per difetto di interesse. Anche se la critica fosse fondata, la decisione resterebbe valida sulla base delle altre motivazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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