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Punteggio titoli concorso: più lauree valgono uno

Un dipendente pubblico ha contestato la valutazione in una selezione interna, sostenendo di aver diritto a un punteggio per due diverse lauree. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, stabilendo che il bando di concorso intendeva assegnare un punteggio unico per il possesso di almeno uno dei titoli di studio elencati, considerati equivalenti, e non un punteggio per ciascun titolo. Questa ordinanza fornisce un’importante chiave di lettura sul corretto calcolo del punteggio titoli concorso.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Punteggio Titoli Concorso: Più Lauree non Sempre Aumentano i Punti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale per chiunque partecipi a selezioni pubbliche: come viene calcolato il punteggio titoli concorso quando un candidato possiede più qualifiche accademiche? La risposta non è scontata e dipende strettamente dalla formulazione del bando. In questo caso, la Suprema Corte ha stabilito che più lauree, se elencate come alternative equivalenti, danno diritto a un unico punteggio.

I Fatti del Caso

Un funzionario del Ministero della Giustizia partecipava a una selezione interna per la progressione di carriera. Il bando prevedeva l’attribuzione di un punteggio per i titoli di studio posseduti. Il candidato, titolare sia di una laurea in Giurisprudenza (vecchio ordinamento) sia di una laurea triennale in Scienze Politiche, riteneva di aver diritto a un punteggio per ciascun titolo, oltre a quello per l’abilitazione come promotore finanziario.

Inizialmente, il Tribunale di Livorno gli diede ragione, riconoscendogli 10 punti aggiuntivi e collocandolo in una posizione utile in graduatoria. La Corte d’Appello di Firenze, tuttavia, ribaltò la decisione, interpretando il bando in modo più restrittivo. Secondo i giudici d’appello, la clausola del bando che elencava diverse lauree (triennale, magistrale, vecchio ordinamento in varie discipline) era da intendersi come un’alternativa: il possesso di almeno uno di quei titoli dava diritto a un unico punteggio, non a punteggi cumulabili. Da qui il ricorso del funzionario in Cassazione.

La Questione del Punteggio Titoli Concorso e l’Interpretazione del Bando

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 4, comma 4, lettera a) del bando. Il ricorrente sosteneva che, in assenza di una dicitura come “fino a un massimo di 8 punti”, il bando dovesse essere interpretato nel senso più favorevole al candidato, premiando il possesso di più titoli.

A suo avviso, questa interpretazione avrebbe anche premiato i candidati più qualificati, in linea con i principi di buona amministrazione. Faceva inoltre notare che altre lettere dello stesso articolo, relative ad altri tipi di titoli, specificavano esplicitamente che il punteggio era da attribuirsi “per ciascun titolo”, una precisazione assente nella lettera riguardante le lauree.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa dei principi che governano l’interpretazione degli atti unilaterali della Pubblica Amministrazione, come i bandi di concorso.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha chiarito che l’interpretazione di un bando, quale lex specialis della procedura, deve privilegiare il significato letterale delle parole. Questo approccio è rafforzato quando si tratta di atti della Pubblica Amministrazione, per i quali sono fondamentali le esigenze di certezza, trasparenza e imparzialità.

I giudici hanno osservato che la lettera a) del bando menzionava una serie di titoli di studio (laurea triennale, magistrale, vecchio ordinamento in giurisprudenza, economia, scienze politiche) considerandoli “equivalenti tra loro”, e associando a essi un “unico punteggio”. La mancanza della specificazione “per ciascun titolo”, presente invece in altre parti del bando per diverse tipologie di qualifiche, è stata ritenuta una scelta deliberata dell’Amministrazione, non una svista.

Secondo la Cassazione, l’Amministrazione ha inteso prevedere una valutazione distinta solo quando lo ha espressamente indicato. L’assenza di tale specificazione nella clausola sulle lauree implica la volontà di attribuire un punteggio unico, indipendentemente dal numero di titoli equivalenti posseduti. Questa interpretazione, conclude la Corte, non è illogica né irragionevole; al contrario, risponde al principio di privilegiare l’eterogeneità delle competenze piuttosto che l’accumulo di titoli omogenei.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un insegnamento fondamentale per amministrazioni e candidati. La chiarezza del testo del bando è sovrana. Quando una clausola elenca diversi titoli come alternative per ottenere un punteggio, senza specificare che questo è cumulabile “per ciascun titolo”, l’interpretazione più sicura e corretta è quella che riconosce un punteggio unico. Per i candidati, ciò significa leggere con estrema attenzione ogni singola parola del bando, poiché è da quella che dipendono le sorti della propria valutazione e, in definitiva, del concorso stesso.

In un concorso pubblico, se possiedo più lauree tra quelle richieste, ho diritto a un punteggio per ciascuna di esse?
No, non necessariamente. Secondo la Corte, se il bando elenca diverse lauree come equivalenti per l’attribuzione di un punteggio, senza specificare che il punteggio è attribuito ‘per ciascun titolo’, si ha diritto a un unico punteggio complessivo, indipendentemente dal numero di lauree possedute in quella categoria.

Come deve essere interpretato un bando di concorso quando non è esplicito sulla valutazione di più titoli della stessa categoria?
Il bando deve essere interpretato principalmente in base al suo tenore letterale. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’assenza di una dicitura esplicita come ‘per ciascun titolo’ in una clausola, a fronte della sua presenza in altre clausole dello stesso bando, indica la volontà dell’amministrazione di non attribuire un punteggio cumulativo per quella categoria di titoli.

Perché la Corte ha dato tanta importanza al testo letterale del bando?
Perché il bando di concorso è considerato la ‘lex specialis’, cioè la legge specifica della procedura. Nell’interpretare atti della Pubblica Amministrazione, il criterio letterale è fondamentale per garantire i principi di certezza, trasparenza e imparzialità, assicurando che tutti i candidati siano trattati secondo regole chiare e predefinite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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