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Punteggio servizio militare: no al ricorso d’urgenza

Un’ordinanza del Tribunale di Brescia ha rigettato il ricorso d’urgenza di un aspirante membro del personale ATA che chiedeva un punteggio maggiore per il servizio militare svolto non in costanza di nomina. Il giudice ha ritenuto legittima la differenziazione del punteggio servizio militare prevista dal Ministero, escludendo sia il ‘fumus boni iuris’ che il ‘periculum in mora’, in linea con la recente giurisprudenza della Cassazione.

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Pubblicato il 18 dicembre 2024 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Punteggio Servizio Militare ATA: Legittima la Differenza tra Costanza e non di Nomina

Il tema del punteggio servizio militare nelle graduatorie del personale ATA è da tempo al centro di un acceso dibattito. Una recente ordinanza del Tribunale di Brescia ha affrontato il caso di un aspirante che, tramite un ricorso d’urgenza, chiedeva il pieno riconoscimento del servizio di leva prestato non in costanza di rapporto di lavoro. La decisione del giudice offre importanti chiarimenti, confermando un orientamento ormai consolidato dalla Cassazione: la differenziazione del punteggio è legittima. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti del Ricorso

Un aspirante all’inserimento nelle graduatorie di III fascia del personale ATA per la provincia di Brescia si è rivolto al giudice del lavoro con un ricorso d’urgenza (ex art. 700 c.p.c.). Il ricorrente lamentava l’attribuzione di un punteggio di soli 0,60 punti per i 14 mesi di servizio militare di leva, sostenendo di aver diritto a 7,00 punti, ovvero il punteggio pieno previsto per il servizio specifico.

La sua richiesta si basava sull’assunto che la normativa ministeriale (D.M. 89/2024) creasse una discriminazione illegittima, trattando diversamente il servizio militare a seconda che fosse stato svolto in costanza di nomina o meno. A sostegno della sua tesi, invocava normative che sanciscono la validità del servizio militare “a tutti gli effetti”.

La Decisione del Tribunale

Il Tribunale di Brescia ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato per la mancanza dei due requisiti essenziali per la concessione di una tutela cautelare: il fumus boni iuris e il periculum in mora.

L’Insussistenza del ‘Fumus Boni Iuris’ e il Punteggio Servizio Militare

Il giudice ha ritenuto insussistente la parvenza di un diritto fondato. Richiamando una recente e decisiva sentenza della Corte di Cassazione (n. 22429/2024), l’ordinanza ha chiarito che la normativa non viola alcun principio di legge. La differenziazione del punteggio servizio militare è giustificata.

* Servizio in costanza di rapporto: Riceve un punteggio pieno (6 punti l’anno) perché equiparato al servizio effettivamente reso nella scuola. L’obiettivo è non penalizzare chi è costretto a interrompere il proprio lavoro per adempiere a un obbligo di legge.
* Servizio non in costanza di rapporto: Riceve un punteggio inferiore (0,60 punti l’anno) perché viene considerato come un generico servizio prestato alle dipendenze dello Stato, al pari di altri servizi svolti presso altre pubbliche amministrazioni.

Questa diversità di trattamento non è discriminatoria ma, al contrario, risponde a un’esigenza di coerenza e di pari trattamento, evitando di creare uno svantaggio per chi già lavorava nel mondo della scuola.

La Mancanza del ‘Periculum in Mora’

Oltre all’assenza del fumus, il Tribunale ha escluso anche il ‘pericolo di un danno grave e irreparabile’. Il ricorrente sosteneva che il punteggio inferiore avrebbe comportato una “ridotta possibilità di ottenere l’assegnazione di un posto di lavoro” (perdita di chance).

Tuttavia, il giudice ha specificato che la semplice perdita di chance non costituisce un danno irreparabile, poiché la possibilità di ottenere un contratto potrebbe comunque concretizzarsi all’esito del giudizio di merito ordinario. Inoltre, il ricorrente non ha fornito alcuna prova della sua situazione patrimoniale e reddituale, né ha dimostrato che la mancata assunzione avrebbe leso la sua possibilità di condurre una vita dignitosa. Il ricorso d’urgenza non può essere utilizzato come una scorciatoia per ottenere una decisione nel merito.

Le Motivazioni

Le motivazioni del rigetto si fondano sull’interpretazione fornita dalla Corte di Cassazione, che il Tribunale di Brescia ha fatto propria. La normativa primaria (come il Codice dell’Ordinamento Militare) impone di valutare il servizio di leva, ma non vieta una valorizzazione differenziata a seconda del contesto. L’attribuzione di un punteggio maggiore a chi interrompe un servizio scolastico per la leva risponde a un principio di equità sancito anche dall’art. 52 della Costituzione. Diversamente, attribuire lo stesso punteggio a chi non aveva alcun rapporto di lavoro preesistente creerebbe una disparità di trattamento ingiustificata. Il D.M. contestato è quindi rispettoso delle norme primarie, in quanto riconosce comunque un vantaggio (il punteggio, seppur ridotto) a chi ha svolto il servizio militare, senza però equipararlo al servizio specifico reso nella scuola.

Le Conclusioni

L’ordinanza del Tribunale di Brescia consolida un principio chiave: il punteggio servizio militare nelle graduatorie ATA può essere legittimamente differenziato. Chi ha svolto il servizio di leva non in costanza di nomina ha diritto a una valutazione, ma questa è assimilabile a quella di un servizio generico presso la Pubblica Amministrazione. La decisione sottolinea inoltre che per ottenere un provvedimento d’urgenza non è sufficiente lamentare una potenziale perdita di occasioni lavorative, ma è necessario dimostrare un pregiudizio concreto, grave e non altrimenti risarcibile. Questa pronuncia rappresenta un punto di riferimento importante per tutti gli aspiranti inseriti nelle graduatorie scolastiche.

È legittimo attribuire un punteggio diverso al servizio militare a seconda che sia stato prestato in costanza di rapporto di lavoro con la scuola o meno?
Sì. Secondo l’ordinanza, la differenziazione è legittima perché risponde a un’esigenza di pari trattamento, evitando di penalizzare chi è stato costretto a interrompere il proprio lavoro per adempiere all’obbligo di leva. Questa interpretazione è in linea con recenti sentenze della Corte di Cassazione.

La ‘perdita di chance’ lavorativa è considerata un danno irreparabile sufficiente per ottenere un provvedimento d’urgenza?
No. Il tribunale ha stabilito che la perdita di chance di per sé non costituisce un danno irreparabile, in quanto la possibilità di ottenere un contratto di lavoro potrebbe ancora realizzarsi all’esito del giudizio di merito. Inoltre, il danno deve essere grave e provato.

Per quali motivi principali è stato rigettato il ricorso d’urgenza (ex art. 700 c.p.c.)?
Il ricorso è stato rigettato per la mancanza di entrambi i presupposti necessari: il fumus boni iuris (la pretesa non appariva giuridicamente fondata) e il periculum in mora (non è stato dimostrato un pregiudizio imminente, grave e irreparabile).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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