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Punteggio anzianità funzione: l’obbligo di motivare

Una lavoratrice si è vista negare il primo posto in una selezione interna a causa della mancata valutazione del suo punteggio anzianità funzione. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d’appello, ha stabilito che l’esclusione di un punteggio deve essere sempre supportata da una motivazione chiara e fornita al momento della valutazione, non in fasi successive del giudizio. L’assenza di motivazione ha comportato il riconoscimento del danno da perdita di chance a favore della dipendente.

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Punteggio anzianità funzione: la trasparenza è d’obbligo

Nelle selezioni interne del pubblico impiego, la valutazione dei candidati deve seguire criteri di trasparenza e correttezza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: ogni decisione della commissione, specialmente se esclude un punteggio anzianità funzione, deve essere chiaramente motivata. In caso contrario, il lavoratore escluso ha diritto al risarcimento per la perdita della possibilità di ottenere l’incarico. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: una selezione interna contestata

Una dipendente di un’Agenzia Ambientale Regionale partecipava a una selezione interna per l’assegnazione di una posizione organizzativa. Nonostante la sua esperienza pregressa, veniva collocata al secondo posto in graduatoria. La lavoratrice riteneva che la commissione avesse erroneamente omesso di considerare un suo precedente incarico, che le avrebbe garantito un punteggio aggiuntivo per anzianità di funzione, posizionandola così al primo posto.

Il Tribunale di primo grado respingeva la sua domanda, ritenendo che l’incarico precedente fosse troppo generico rispetto a quello richiesto dalla selezione. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado evidenziavano una grave carenza di motivazione da parte della commissione esaminatrice. Quest’ultima, infatti, aveva escluso il punteggio inizialmente attribuito dagli uffici con una giustificazione generica, fornendo spiegazioni dettagliate solo tardivamente, durante il processo d’appello. La Corte riconosceva quindi il diritto della lavoratrice al risarcimento del danno per perdita di chance.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’Agenzia Ambientale ricorreva in Cassazione, ma la Suprema Corte ha respinto tutti i motivi di ricorso, confermando la sentenza d’appello. La Corte ha chiarito che il tentativo dell’ente di integrare le motivazioni in appello era inammissibile e tardivo. Le ragioni di una valutazione devono essere esplicitate al momento della decisione, non a posteriori per difendersi in giudizio.

La Cassazione ha inoltre rigettato l’argomento secondo cui la decisione sarebbe stata frutto di discrezionalità tecnica, riaffermando che anche l’esercizio del potere discrezionale del datore di lavoro deve rispettare i principi di buona fede e correttezza contrattuale, che impongono un obbligo di motivazione chiara e trasparente.

Le motivazioni e l’importanza del punteggio anzianità funzione

Il cuore della decisione risiede nell’obbligo di motivazione. La Corte ha stabilito che, a fronte di una sostanziale assenza di motivazione da parte della Commissione di valutazione, le argomentazioni difensive presentate dall’ente solo in fase di appello erano tardive. Queste argomentazioni, relative a mutamenti organizzativi e al contenuto specifico delle attività, non erano presenti nella graduatoria originale e non potevano sanare a posteriori un vizio originario.

L’esclusione del punteggio anzianità funzione senza una giustificazione contestuale ha violato i criteri di buona fede e correttezza, ledendo il diritto della lavoratrice a una valutazione trasparente e prevedibile. La Corte d’Appello ha correttamente ritenuto che, con quel punteggio, la dipendente si sarebbe classificata al primo posto, riconoscendole quindi il diritto al risarcimento del danno per la perdita della concreta possibilità di ottenere la posizione organizzativa.

Le Conclusioni: Obbligo di Motivazione e Trasparenza

Questa ordinanza è un monito per tutti i datori di lavoro, pubblici e privati. Le procedure di selezione, anche quelle interne e non concorsuali, devono essere gestite con la massima trasparenza. La discrezionalità non è arbitrarietà: ogni scelta valutativa deve essere fondata su criteri predeterminati e le decisioni, specialmente quelle che penalizzano un candidato, devono essere supportate da motivazioni chiare, logiche e fornite tempestivamente. In assenza di ciò, il lavoratore ha pieno diritto di agire in giudizio per tutelare i propri diritti e ottenere il risarcimento per le opportunità ingiustamente negate.

Può un datore di lavoro pubblico escludere un punteggio per anzianità di funzione in una selezione interna senza una motivazione specifica?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esclusione di un punteggio, anche in una selezione basata sulla discrezionalità, deve essere supportata da una motivazione chiara e contestuale, in rispetto dei principi di buona fede e correttezza contrattuale.

È possibile per l’amministrazione integrare o modificare le motivazioni di una valutazione solo in fase di appello?
No. Secondo la sentenza, le argomentazioni difensive presentate per la prima volta in appello per giustificare una decisione della commissione di valutazione sono tardive e non possono sanare una carenza di motivazione originaria.

Il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno se una valutazione illegittima gli ha fatto perdere la possibilità di ottenere un incarico?
Sì. Se viene accertato un vizio nella procedura di valutazione, come la mancata motivazione, che ha comportato l’illegittima esclusione di un punteggio decisivo, il lavoratore ha diritto al riconoscimento del danno da perdita di chance, corrispondente alla possibilità concreta di ottenere la posizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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