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Provvigione mediatore: quando il nesso causale si spezza

Una società di mediazione immobiliare aveva messo in contatto venditori e acquirente per un immobile. La prima trattativa fallì, ma circa un anno dopo l’affare si concluse con l’intervento di un’altra agenzia e a condizioni diverse. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 403/2024, ha stabilito che per il diritto alla provvigione mediatore non è sufficiente il semplice contatto iniziale. È necessario un ‘nesso di causalità adeguata’ tra l’attività del primo mediatore e la conclusione effettiva dell’affare. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva concesso la provvigione, rinviando il caso per una nuova valutazione che tenga conto di tutti gli elementi intervenuti, come il tempo trascorso e il ruolo del secondo mediatore.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Provvigione Mediatore: Quando l’Intervento di un Secondo Agente Spezza il Legame?

Il diritto alla provvigione mediatore è uno degli argomenti più dibattuti nel settore immobiliare. Spesso ci si chiede: basta aver presentato l’acquirente al venditore per maturare il compenso? Cosa succede se la trattativa si interrompe e viene poi conclusa grazie a un’altra agenzia? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 403 del 2024, offre un chiarimento fondamentale, introducendo il concetto di “causalità adeguata” come criterio dirimente.

I Fatti del Caso: La Vendita Interrotta e Ripresa

Il caso ha origine dalla richiesta di una società di mediazione immobiliare che citava in giudizio sia i venditori di un appartamento che l’acquirente. L’agenzia sosteneva di aver diritto alla provvigione per aver messo in contatto le parti nel 2005. Inizialmente, l’acquirente aveva formulato una proposta, che però era stata rifiutata dai venditori sia per ragioni economiche, sia perché la vendita era subordinata al reperimento di un’altra abitazione.

Successivamente, i rapporti si erano deteriorati e, a distanza di circa un anno, l’acquirente aveva acquistato lo stesso immobile, ma tramite l’intervento di una seconda agenzia immobiliare e a condizioni economiche diverse. L’agenzia originaria, ritenendo che la vendita fosse comunque frutto della sua attività iniziale, chiedeva il pagamento della provvigione.

Mentre il Tribunale di primo grado rigettava la domanda, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, riconoscendo il diritto dell’agenzia a un compenso, seppur ridotto, ritenendo sussistente il nesso causale tra il primo contatto e la vendita finale.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Diritto alla Provvigione Mediatore

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei venditori e dell’acquirente, cassando la sentenza d’appello. Il punto centrale della decisione è la distinzione tra il nesso di causalità semplice (o condicio sine qua non) e il concetto più rigoroso di “causalità adeguata”.

Il Concetto di “Causalità Adeguata”

Secondo la Suprema Corte, per far sorgere il diritto alla provvigione mediatore, non è sufficiente dimostrare che l’intervento dell’agente sia stato una mera condizione senza la quale l’affare non si sarebbe forse concluso. È invece necessario provare che tale intervento abbia avuto un’efficienza causale adeguata a produrre il risultato finale.

In altre parole, l’attività del mediatore deve essere stata un anello fondamentale e determinante nella catena di eventi che hanno portato alla compravendita. Se la catena si interrompe e l’affare viene concluso grazie a nuove e autonome iniziative, che sono di per sé sufficienti a giustificare la conclusione del contratto, il nesso con l’attività del primo mediatore si spezza.

L’Errore della Corte d’Appello

La Cassazione ha criticato la Corte territoriale per aver applicato un ragionamento quasi automatico, del tipo “post hoc, ergo propter hoc” (dopo di ciò, quindi a causa di ciò). Il giudice d’appello, infatti, si era limitato a constatare il contatto iniziale, senza analizzare in profondità se fattori successivi – come il notevole lasso di tempo, il fallimento della prima trattativa, le diverse condizioni economiche e l’intervento decisivo di un secondo mediatore – avessero di fatto interrotto quel legame causale originario.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale, che viene qui ulteriormente precisato. Il diritto alla provvigione, ai sensi dell’art. 1755 c.c., sorge se la conclusione dell’affare è in rapporto causale con l’attività di mediazione. Tuttavia, questo rapporto non può essere presunto. Il giudice di merito ha il compito di verificare concretamente se la prima fase di trattative, avviata dal primo mediatore e non andata a buon fine, possa considerarsi la causa efficiente della successiva conclusione, avvenuta in un contesto diverso. Se emergono elementi nuovi, autonomi e assorbenti che hanno portato le parti a rinegoziare e concludere l’accordo, l’efficacia causale dell’originario intervento viene meno.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Mediatori e Clienti

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Per i mediatori immobiliari, sottolinea la necessità non solo di avviare un contatto, ma di seguirlo con un’attività che si riveli concretamente utile e determinante per la chiusura dell’affare. Una semplice presentazione non crea un diritto “a vita” sulla transazione.

Per i clienti, venditori e acquirenti, offre una maggiore tutela contro pretese di provvigione basate su contatti remoti e non risolutivi, specialmente quando una trattativa viene legittimamente riaperta su basi completamente nuove e con l’ausilio di un altro professionista. La decisione riafferma che il diritto al compenso deve essere ancorato a un contributo effettivo e decisivo alla conclusione dell’operazione economica.

Basta aver fatto conoscere acquirente e venditore per avere diritto alla provvigione mediatore?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la semplice messa in relazione delle parti non è sufficiente. È necessario che questa attività costituisca una ‘causalità adeguata’, ovvero una causa efficiente e determinante per la successiva conclusione dell’affare.

L’intervento di una seconda agenzia immobiliare esclude sempre il diritto alla provvigione del primo mediatore?
Non automaticamente, ma è un fattore cruciale. La Corte stabilisce che l’intervento di un secondo mediatore, insieme ad altri elementi come il tempo trascorso e le diverse condizioni contrattuali, può essere idoneo a interrompere il nesso causale con l’attività del primo, privandolo del diritto al compenso. Il giudice deve valutare caso per caso.

Cosa deve valutare il giudice per riconoscere la provvigione quando la trattativa si è interrotta e poi ripresa?
Il giudice non può limitarsi a un’analisi superficiale basata sulla sequenza temporale. Deve verificare se la ripresa delle trattative sia avvenuta per effetto di iniziative nuove e autonome, non ricollegabili a quelle precedenti. Deve valutare in positivo l’efficienza causale dell’opera del primo mediatore, considerando fattori come il tempo trascorso, la differenza delle condizioni economiche e il ruolo del nuovo mediatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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