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Provvigione mediatore: quando è nulla la clausola?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26061/2024, ha stabilito che la clausola che lega il diritto alla provvigione del mediatore alla semplice comunicazione di accettazione della proposta, anziché alla conclusione dell’affare, è da considerarsi vessatoria e quindi nulla. Nel caso esaminato, un’agenzia immobiliare pretendeva il pagamento della provvigione nonostante la compravendita non si fosse perfezionata. La Suprema Corte ha chiarito che tale pattuizione crea un significativo squilibrio a danno del consumatore, sganciando la causa del contratto di mediazione (il risultato) dalla controprestazione, in violazione del Codice del Consumo e del principio di buona fede.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Provvigione Mediatore: la Clausola che anticipa il Diritto è Nulla?

La stipula di una proposta d’acquisto immobiliare è un momento cruciale, spesso accompagnato dalla firma di un accordo per la provvigione del mediatore. Ma cosa succede se, dopo l’accettazione della proposta, l’affare non va in porto? L’agenzia ha comunque diritto al suo compenso? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 26061/2024) fa luce su una pratica contrattuale diffusa, stabilendo un principio fondamentale a tutela del consumatore: la clausola che fa scattare il diritto alla provvigione alla semplice comunicazione dell’accettazione della proposta, e non alla reale conclusione dell’affare, è nulla perché vessatoria.

I Fatti del Caso: Una Proposta d’Acquisto e la Richiesta di Provvigione

Un aspirante acquirente sottoscrive una proposta irrevocabile d’acquisto per un immobile, versando un assegno di 5.000 euro a titolo di deposito fiduciario. I proprietari accettano la proposta. Successivamente, però, la compravendita non si concretizza. L’acquirente chiede la restituzione del deposito, ma si scontra con la richiesta dell’agenzia immobiliare, che pretende il pagamento di una provvigione di oltre 19.000 euro.

La pretesa dell’agenzia si fonda su una specifica clausola del contratto di mediazione, la quale prevedeva che il diritto alla provvigione maturasse nel momento in cui l’acquirente veniva a conoscenza dell’accettazione della sua proposta, a prescindere dall’effettiva stipula del contratto preliminare o definitivo.

La Controversia Giuridica e le diverse Interpretazioni

La vicenda approda in tribunale, con esiti contrastanti nei primi due gradi di giudizio. Il Tribunale di primo grado qualifica l’accordo tra le parti come una semplice “puntuazione” non vincolante, negando la conclusione dell’affare. Ciononostante, condanna l’acquirente a pagare la provvigione, ritenendo valida la clausola contrattuale specifica che derogava alla regola generale.

La Corte d’Appello, invece, riforma la motivazione: riqualifica l’accordo come un vero e proprio contratto preliminare e conferma l’obbligo di pagare la provvigione, basandolo però sulla norma generale (art. 1755 c.c.) che lega il compenso alla “conclusione dell’affare”, ritenuta avvenuta.

La Decisione della Cassazione sulla Provvigione Mediatore

La questione giunge infine dinanzi alla Corte di Cassazione, che accoglie le ragioni dell’acquirente, cassando la sentenza d’appello. La Suprema Corte si concentra sulla natura della clausola che anticipa la maturazione del diritto alla provvigione.

Secondo i giudici, una pattuizione di questo tipo è da considerarsi vessatoria ai sensi del Codice del Consumo. Essa, infatti, stravolge il fondamento causale del contratto di mediazione, il quale consiste nel mettere in relazione due o più parti per la conclusione di un affare. Il diritto al compenso del mediatore è intrinsecamente legato al raggiungimento di questo risultato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha stabilito che la “conclusione dell’affare”, come previsto dall’art. 1755 del codice civile, si verifica solo quando tra le parti intermediate si costituisce un vincolo giuridico che consente a ciascuna di esse di agire per l’esecuzione specifica del negozio (come nel caso di un contratto preliminare) o per il risarcimento del danno. Sganciare il diritto alla provvigione del mediatore da questo momento e anticiparlo a una fase precedente, come la mera comunicazione dell’accettazione, crea un “significativo squilibrio normativo” a danno del consumatore.

Questa clausola, infatti, pone il consumatore in una posizione deteriore rispetto a quanto previsto dalla legge, obbligandolo a pagare l’intero compenso per un’attività che non ha portato al risultato utile per cui il contratto era stato stipulato. La Corte richiama un “principio di gradualità”, secondo cui il compenso deve essere proporzionato all’attività effettivamente svolta e al risultato raggiunto. Una clausola che prevede il pagamento integrale a prescindere dall’esito finale è, pertanto, inefficace.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo nella tutela dei consumatori nei rapporti con le agenzie immobiliari. Stabilisce che il diritto alla provvigione non è un automatismo legato alla firma di moduli, ma è strettamente connesso al perfezionamento di un accordo giuridicamente vincolante ed esecutivo tra venditore e acquirente. Le clausole che prevedono diversamente sono nulle perché abusive. Questa decisione impone agli operatori del settore una maggiore trasparenza e correttezza, riequilibrando un rapporto contrattuale dove spesso il consumatore rappresenta la parte più debole. Per gli acquirenti, è un monito a leggere con attenzione ogni clausola prima di firmare, consapevoli che la legge offre una forte protezione contro le pattuizioni ingiustamente gravose.

Quando matura il diritto alla provvigione del mediatore immobiliare?
Il diritto alla provvigione matura, secondo l’art. 1755 del codice civile, con la “conclusione dell’affare”. La sentenza chiarisce che ciò avviene quando tra le parti si costituisce un vincolo giuridico che le abilita ad agire per l’esecuzione del contratto o per il risarcimento del danno, come un contratto preliminare valido.

Una clausola che prevede il pagamento della provvigione alla sola comunicazione di accettazione della proposta è valida?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una clausola di questo tipo si presume vessatoria e quindi nulla, in quanto determina un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi a danno del consumatore, sganciando il diritto al compenso del mediatore dal raggiungimento del risultato utile dell’operazione.

Cosa significa “conclusione dell’affare” ai fini della provvigione?
Significa la creazione di un rapporto giuridico tra le parti intermediate che sia vincolante e coercibile. Un accordo che non permetta di agire in giudizio per ottenere l’esecuzione forzata del contratto (come previsto dall’art. 2932 c.c.) o il risarcimento del danno non è sufficiente a far sorgere il diritto alla provvigione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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