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Provvigione mediatore: quando è dovuta senza accordo?

Una società di mediazione immobiliare ha citato in giudizio un’acquirente per il mancato pagamento della provvigione. L’acquirente aveva inizialmente sottoscritto una proposta d’acquisto, con annesso impegno a versare una provvigione del 4%, che però era decaduta per mancata accettazione. Successivamente, la stessa acquirente ha concluso l’acquisto dello stesso immobile a un prezzo superiore, senza sottoscrivere un nuovo accordo per la provvigione. Il Tribunale di Milano ha stabilito che, nonostante la decadenza del primo accordo scritto, la provvigione è comunque dovuta poiché l’attività del mediatore è stata la causa della conclusione dell’affare. In assenza di un patto specifico, l’importo è stato determinato secondo gli usi locali (2,75% del prezzo di vendita), condannando l’acquirente al pagamento.

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Provvigione Mediatore Immobiliare: Diritto al Compenso Anche Senza Accordo Scritto?

Il percorso che porta all’acquisto di un immobile è spesso complesso e scandito da diversi passaggi formali, tra cui le proposte d’acquisto e gli accordi con l’agenzia. Ma cosa succede se la prima proposta, che include l’impegno a pagare la provvigione del mediatore immobiliare, non va a buon fine, ma l’affare si conclude comunque in un secondo momento? Il mediatore ha ancora diritto al suo compenso? Una recente sentenza del Tribunale di Milano fa luce su questo scenario, ribadendo un principio fondamentale: ciò che conta è il nesso causale tra l’attività dell’intermediario e la conclusione dell’affare.

I Fatti di Causa

Una società di mediazione immobiliare ha assistito un’acquirente nella ricerca di un immobile. L’acquirente ha sottoscritto una prima proposta d’acquisto per un valore di 570.000 euro, impegnandosi contestualmente a versare una provvigione del 4% all’agenzia. Questa proposta, tuttavia, non è stata accettata dai venditori ed è quindi decaduta.

Poco tempo dopo, la stessa acquirente ha formulato una nuova proposta per il medesimo immobile, questa volta per un importo superiore di 590.000 euro, che è stata accettata dai venditori, portando alla stipula del contratto preliminare e, successivamente, al rogito definitivo. In questa seconda fase, però, non è stato firmato un nuovo accordo scritto per la provvigione. Di fronte al mancato pagamento, l’agenzia immobiliare ha agito in giudizio per ottenere il compenso pattuito.

La Posizione delle Parti e il Diritto alla Provvigione del Mediatore Immobiliare

L’acquirente si è difesa sostenendo che l’impegno a pagare la provvigione era legato esclusivamente alla prima proposta, ormai decaduta. Pertanto, a suo avviso, non esisteva alcun obbligo contrattuale per la seconda trattativa. Ha inoltre lamentato una presunta violazione dei doveri di informazione da parte del mediatore riguardo ad alcune pertinenze dell’immobile.

L’agenzia, dal canto suo, ha rivendicato il proprio diritto al compenso, affermando che il proprio intervento era stato determinante per la conclusione della compravendita, a prescindere dalla formalizzazione di un secondo accordo scritto sulla provvigione.

Le Motivazioni della Decisione

Il Tribunale ha accolto la domanda dell’agenzia immobiliare, seppur con importanti precisazioni. I giudici hanno innanzitutto confermato che il primo accordo scritto sulla provvigione del 4% era effettivamente decaduto insieme alla prima proposta d’acquisto non accettata. La sua efficacia era strettamente accessoria a quella specifica proposta.

Tuttavia, il venir meno dell’accordo scritto non elimina il diritto del mediatore a ricevere un compenso. Il Tribunale ha ribadito il principio consolidato secondo cui il diritto alla provvigione sorge quando vi è un nesso causale tra l’attività di intermediazione e la conclusione dell’affare. Poiché era incontestato che l’agenzia avesse messo in contatto le parti e che questo contatto avesse portato alla compravendita, il suo diritto al compenso era fondato.

Ma come quantificare la provvigione in assenza di un patto valido? Il giudice ha fatto ricorso all’articolo 1755 del codice civile, il quale stabilisce che, in mancanza di un accordo, la misura della provvigione si determina sulla base delle tariffe professionali o, in mancanza, degli usi locali. Respingendo la richiesta del 4%, ritenuta non più valida, il Tribunale ha applicato gli usi vigenti nella provincia di Milano per l’anno di riferimento, stabilendo una percentuale del 2,75% del prezzo di vendita (590.000 euro), ritenuta congrua data la non particolare complessità dell’attività svolta. Le contestazioni dell’acquirente sulla presunta negligenza del mediatore sono state respinte perché generiche e non provate.

Conclusioni: Cosa Impariamo da Questa Sentenza

La decisione del Tribunale di Milano offre spunti pratici cruciali sia per gli acquirenti che per i mediatori. In primo luogo, conferma che il diritto alla provvigione del mediatore immobiliare non è legato alla sopravvivenza di un singolo documento, ma all’effettivo contributo dato alla conclusione dell’affare. Se un mediatore vi presenta un immobile che poi acquistate, è molto probabile che gli dobbiate una provvigione, anche se gli accordi iniziali sono cambiati. In secondo luogo, evidenzia l’importanza di accordi chiari e scritti: in loro assenza, sarà il giudice a determinare il compenso basandosi su fonti esterne come gli usi locali, con esiti che potrebbero non soddisfare pienamente nessuna delle parti. Infine, chi intende contestare il diritto del mediatore per presunte inadempienze deve essere in grado di fornire prove concrete e specifiche a sostegno delle proprie affermazioni.

Se la proposta d’acquisto che contiene l’accordo sulla provvigione scade, il mediatore perde il diritto al compenso se la vendita si conclude comunque?
No. Secondo la sentenza, il diritto alla provvigione non dipende dalla validità continua dell’accordo scritto, ma dal nesso causale tra l’attività del mediatore e la conclusione dell’affare. Se l’intervento del mediatore è stato determinante per la vendita, ha diritto al compenso.

Come viene calcolata la provvigione del mediatore immobiliare se non c’è un accordo scritto valido?
In assenza di un patto specifico tra le parti, la provvigione viene determinata in base alle tariffe professionali o agli usi locali, come previsto dall’art. 1755 del codice civile. Nel caso specifico, il giudice ha applicato gli usi della provincia di Milano, stabilendo una percentuale del 2,75% sul prezzo di vendita.

L’acquirente può rifiutarsi di pagare la provvigione sostenendo che il mediatore ha violato i suoi doveri di informazione?
Sì, l’acquirente può sollevare questa contestazione, ma deve provarla con elementi concreti. In questo caso, il tribunale ha ritenuto le accuse dell’acquirente generiche e non provate, confermando quindi il diritto del mediatore alla provvigione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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