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Provvigione agenzia immobiliare: quando è dovuta?

Una recente sentenza della Corte d’Appello analizza il diritto alla provvigione dell’agenzia immobiliare in caso di risoluzione consensuale del contratto preliminare. Il caso riguardava la compravendita di un immobile da costruire. La Corte ha confermato che il diritto alla provvigione sorge alla conclusione dell’accordo, anche se poi le parti decidono di risolverlo. Tuttavia, ha ridotto l’importo della provvigione a quanto effettivamente pattuito, accogliendo parzialmente l’appello del promissario acquirente.

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Provvigione agenzia immobiliare: quando spetta anche se la vendita salta?

La questione della provvigione agenzia immobiliare è un tema centrale nelle transazioni di compravendita. Molti si chiedono se il compenso sia dovuto anche quando, dopo aver firmato un accordo preliminare, la vendita non si conclude. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Venezia fa luce su questo aspetto, chiarendo che il diritto del mediatore sorge con la conclusione dell’affare, identificato nel contratto preliminare, e non viene meno per successive vicende come la risoluzione consensuale tra le parti. Analizziamo insieme questo interessante caso.

I Fatti di Causa

Un promissario acquirente si impegnava all’acquisto di un appartamento da costruire, sottoscrivendo una proposta e versando una caparra. L’accordo, perfezionatosi con l’accettazione di una controproposta del costruttore, prevedeva il pagamento di una provvigione agenzia immobiliare di 18.000 Euro oltre IVA. Successivamente, a causa di divergenze e del mancato rispetto dei termini di consegna, il promissario acquirente e il costruttore decidevano di risolvere consensualmente il contratto. Ciononostante, l’agenzia immobiliare richiedeva il pagamento della provvigione tramite decreto ingiuntivo, sostenendo che il suo lavoro si era concluso con la firma del preliminare. L’acquirente si opponeva, dando il via a una causa che è arrivata fino alla Corte d’Appello.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte ha esaminato tre motivi di appello principali, riformando parzialmente la sentenza di primo grado e offrendo importanti chiarimenti.

Il Valore del Contratto Preliminare

Il primo punto contestato dall’acquirente era la natura dell’accordo. A suo dire, si trattava di un mero ‘preliminare di preliminare’, un accordo preparatorio non sufficiente a far sorgere il diritto alla provvigione. La Corte ha respinto questa tesi, evidenziando come l’accordo contenesse tutti gli elementi essenziali della vendita (il bene, il prezzo, le modalità di pagamento e consegna) e manifestasse chiaramente la volontà delle parti di vincolarsi. La presenza di clausole che lo definivano esplicitamente ‘contratto preliminare’ e la previsione di una cospicua caparra confirmatoria hanno rafforzato questa interpretazione. L’affare, per il mediatore, era quindi concluso.

La Questione della Nullità e la provvigione agenzia immobiliare

L’appellante sosteneva poi la nullità del contratto per violazione delle norme a tutela degli acquirenti di immobili da costruire (D.Lgs. 122/2005), in quanto non stipulato per atto pubblico. La Corte ha riconosciuto che la normativa era applicabile, ma ha specificato che si tratta di una ‘nullità relativa’ o ‘di protezione’, che può essere fatta valere solo dal promissario acquirente. In questo caso, l’acquirente non solo non l’aveva eccepita al venditore, ma aveva scelto di risolvere consensualmente il contratto, un atto incompatibile con la volontà di farne valere la nullità. Di conseguenza, il vincolo contrattuale, valido fino alla sua risoluzione, era sufficiente a consolidare il diritto alla provvigione agenzia immobiliare.

La Corretta Quantificazione della Provvigione

Il terzo motivo di appello, che è stato accolto, riguardava l’ammontare della provvigione. L’acquirente sosteneva che l’importo concordato fosse pari al 3% del prezzo di acquisto (15.450 Euro) e non i 18.000 Euro richiesti. La Corte ha ritenuto questa contestazione ammissibile anche se sollevata per la prima volta in appello, poiché non costituisce un’eccezione in senso stretto. Decisivo è stato il fatto che la stessa agenzia immobiliare, nei suoi atti difensivi di primo grado, avesse ammesso che la percentuale applicata era del 3%. In assenza di prove di un accordo per un importo maggiore, la Corte ha ridotto la provvigione dovuta a 15.450 Euro più IVA.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base del principio che il diritto del mediatore alla provvigione matura nel momento in cui viene concluso l’affare per effetto del suo intervento. La ‘conclusione dell’affare’ è intesa come la costituzione di un vincolo giuridico che permette alle parti di agire per l’esecuzione del contratto. Il preliminare di compravendita rappresenta tale vincolo. Le vicende successive, come la risoluzione consensuale, non incidono sul diritto del mediatore, che ha già esaurito la sua funzione. Riguardo alla nullità, la Corte ha sottolineato la natura protettiva della norma, il cui mancato utilizzo da parte del soggetto tutelato (l’acquirente) ne impedisce l’applicazione per annullare il diritto del terzo mediatore. Infine, sulla quantificazione del compenso, ha prevalso il principio secondo cui le ammissioni fatte in giudizio dalla parte hanno valore di prova.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un concetto fondamentale: la provvigione agenzia immobiliare è legata alla conclusione di un accordo giuridicamente vincolante, non necessariamente all’atto finale di compravendita. La risoluzione successiva del preliminare non estingue il diritto al compenso. Tuttavia, la decisione sottolinea anche l’importanza di definire con chiarezza l’importo della provvigione e il fatto che le contestazioni sul suo ammontare possono essere sollevate anche in appello, con la Corte che si baserà sulle prove e sulle ammissioni delle parti per stabilire la cifra corretta.

Quando sorge il diritto alla provvigione per l’agenzia immobiliare?
Secondo la sentenza, il diritto alla provvigione sorge nel momento in cui, grazie all’intervento del mediatore, le parti concludono un affare, inteso come la stipula di un accordo giuridicamente vincolante (come un contratto preliminare) che contiene tutti gli elementi essenziali della compravendita.

La risoluzione consensuale del contratto preliminare fa perdere il diritto alla provvigione?
No. La Corte ha stabilito che le vicende successive alla conclusione del contratto preliminare, inclusa la sua risoluzione consensuale tra acquirente e venditore, non eliminano il diritto alla provvigione già maturato in capo all’agente immobiliare, poiché la sua prestazione si è conclusa con la creazione del vincolo giuridico.

È possibile contestare l’importo della provvigione per la prima volta in appello?
Sì. La Corte ha ritenuto che la contestazione sull’ammontare della provvigione non costituisce un’eccezione in senso stretto soggetta a decadenze. Pertanto, può essere sollevata anche in appello. In questo caso, la Corte ha ridotto l’importo basandosi sull’ammissione della stessa agenzia, che in primo grado aveva dichiarato di applicare una percentuale del 3%.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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