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Provvedimento d’urgenza: tutela per cessione quote

Un’azienda chiede un provvedimento d’urgenza per bloccare un socio recedente da un preliminare di cessione quote. Il Tribunale rigetta la richiesta, ritenendo che il potenziale danno economico lamentato non costituisce quel pregiudizio ‘imminente e irreparabile’ necessario per la concessione della tutela cautelare atipica.

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Provvedimento d’Urgenza: Quando il Danno Economico non Basta

Nel mondo degli affari, le controversie possono sorgere rapidamente, specialmente quando sono in gioco contratti di cessione di quote societarie. In questi casi, una delle parti potrebbe cercare di ottenere un provvedimento d’urgenza per tutelare i propri interessi. Ma quali sono i requisiti per ottenere questa tutela immediata? Una recente ordinanza del Tribunale delle Imprese fa luce sulla questione, chiarendo che un semplice rischio di danno economico non è sufficiente.

I Fatti di Causa: una Cessione di Quote Contestata

Il caso esaminato ha origine da un contratto preliminare per la cessione di quote di una società a responsabilità limitata. La società promittente venditrice si è rivolta al tribunale chiedendo un provvedimento d’urgenza contro il promissario acquirente. Quest’ultimo, infatti, aveva comunicato di voler esercitare il diritto di recesso previsto nel contratto preliminare.

La società sosteneva che tale recesso fosse illegittimo e che il comportamento dell’acquirente potesse causare gravi danni, come la destabilizzazione dell’assetto societario e la perdita di fiducia da parte di dipendenti, fornitori e partner commerciali. Pertanto, ha richiesto al giudice di ordinare all’acquirente di astenersi da qualsiasi condotta dannosa e di inibire azioni che potessero pregiudicare l’esecuzione del contratto.

La Valutazione del Periculum in Mora nel provvedimento d’urgenza

La decisione del giudice si è concentrata su uno dei due pilastri fondamentali per la concessione di un provvedimento d’urgenza ai sensi dell’art. 700 c.p.c.: il periculum in mora. Questo requisito implica la sussistenza di un pericolo imminente e, soprattutto, irreparabile per il diritto che si intende proteggere. L’altro pilastro è il fumus boni iuris, ossia la verosimile esistenza del diritto vantato.

Il Tribunale ha ritenuto che la società ricorrente non avesse fornito prove concrete di un pregiudizio imminente e irreparabile. Le preoccupazioni espresse sono state giudicate generiche e astratte, non supportate da elementi specifici che dimostrassero un danno concreto e non meramente potenziale.

Il Danno Patrimoniale non è Danno Irreparabile

Il punto cruciale della decisione è la distinzione tra danno patrimoniale e danno irreparabile. Il giudice ha osservato che il pregiudizio lamentato dalla società era di natura prettamente economica. Un danno economico, per sua natura, è quantificabile e, quindi, risarcibile. Se un danno può essere compensato con una somma di denaro al termine di una causa ordinaria, non può essere considerato ‘irreparabile’.

La tutela d’urgenza è uno strumento eccezionale, pensato per situazioni in cui il tempo necessario per un giudizio ordinario vanificherebbe completamente la tutela del diritto. Non può, quindi, essere utilizzata per anticipare la tutela contro un danno che può essere ristorato economicamente in un secondo momento.

Le Motivazioni

Il Tribunale ha rigettato il ricorso basandosi sulla mancanza del presupposto del periculum in mora. Le motivazioni del giudice sono state chiare: la società ricorrente non ha adeguatamente dimostrato che il ritardo nell’ottenere una decisione nel merito le avrebbe causato un danno non ristorabile per via economica. Le allegazioni di un possibile danno all’immagine o di destabilizzazione aziendale sono state considerate troppo vaghe e ipotetiche per giustificare una misura cautelare così incisiva.

In sostanza, il giudice ha ribadito un principio fondamentale: il provvedimento d’urgenza non serve a tutelare da qualsiasi pregiudizio, ma solo da quello che, per la sua natura, non potrebbe essere sanato nemmeno da una sentenza di condanna al risarcimento del danno.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per le imprese. Prima di richiedere un provvedimento d’urgenza, è essenziale condurre un’analisi rigorosa non solo della fondatezza delle proprie pretese (fumus boni iuris), ma soprattutto della natura del danno temuto. Se il pregiudizio è puramente economico, la strada della tutela cautelare atipica sarà difficilmente percorribile. Sarà invece necessario affidarsi agli strumenti ordinari, come l’azione di merito per l’adempimento del contratto o per il risarcimento dei danni, dimostrando in quella sede l’entità delle perdite subite.

Quando è possibile ottenere un provvedimento d’urgenza in una controversia societaria?
Secondo questa decisione, è possibile solo quando si dimostrano entrambi i requisiti del ‘fumus boni iuris’ (la probabile fondatezza della pretesa) e del ‘periculum in mora’, ovvero il rischio di un danno imminente e, soprattutto, irreparabile, che non possa essere semplicemente risarcito economicamente.

Un potenziale danno economico è sufficiente per giustificare un provvedimento d’urgenza?
No. L’ordinanza chiarisce che un pregiudizio di natura puramente patrimoniale, essendo per definizione risarcibile con una somma di denaro, non integra il requisito del danno ‘irreparabile’ necessario per la concessione della tutela d’urgenza ai sensi dell’art. 700 c.p.c.

Cosa ha considerato il giudice per escludere il ‘periculum in mora’ in questo caso?
Il giudice ha ritenuto che le allegazioni della società fossero generiche e astratte. Ha stabilito che il danno lamentato era di natura meramente economica e quindi riparabile tramite un successivo risarcimento, e che non erano stati forniti elementi concreti per dimostrare un pregiudizio imminente e non ristorabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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