LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Provocazione ingiuria: i requisiti e la prova decisiva

Una donna, condannata in appello a risarcire i danni per ingiuria verbale, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo l’esimente della provocazione ingiuria, a causa di presunte molestie subite. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che la provocazione deve derivare da un fatto ingiusto altrui e la reazione deve essere immediata. Nel caso specifico, le condotte provocatorie non erano state poste in essere dalla vittima dell’ingiuria, ma dai suoi familiari e in un momento precedente, facendo così venir meno i requisiti richiesti dalla legge per l’applicazione dell’esimente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Provocazione Ingiuria: Quando Scatta e Come Provarla in Tribunale?

L’esimente della provocazione ingiuria è una difesa comune nei casi di risarcimento del danno per offese verbali, ma la sua applicazione non è automatica. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i rigidi paletti che ne definiscono l’operatività, sottolineando l’importanza di due elementi chiave: l’immediatezza della reazione e la diretta provenienza del fatto ingiusto dalla persona offesa. Analizziamo insieme questa decisione per capire meglio come funziona questa causa di giustificazione.

Il Caso: Dall’Ingiuria Verbale al Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine da una richiesta di risarcimento danni per un’ingiuria verbale. In primo grado, il Giudice di Pace aveva respinto la domanda della persona offesa. Tuttavia, il Tribunale, in sede di appello, ha ribaltato la decisione, condannando l’autrice dell’ingiuria a un risarcimento di 1.500 euro, oltre al pagamento di una sanzione pecuniaria e delle spese legali.

Sentendosi ingiustamente condannata, la donna ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa principalmente sull’esimente della provocazione ingiuria. Sosteneva di aver reagito a una “costante attività di molestie e intimidazioni” da parte della controparte, dei suoi figli e del convivente.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa Incentrata sulla Provocazione Ingiuria

La ricorrente ha articolato la sua difesa su quattro motivi principali:
1. Omessa pronuncia: Lamentava che il Tribunale non si fosse espresso sull’eccezione di provocazione, violando il principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato.
2. Omesso esame di un fatto decisivo: Sosteneva che il giudice non avesse adeguatamente valutato le prove orali che, a suo dire, dimostravano la sussistenza della provocazione.
3. Illogicità della motivazione: Denunciava una presunta illogicità assoluta nel ragionamento della sentenza d’appello.
4. Violazione di legge sulla valutazione delle prove: Criticava il Tribunale per non aver fondato correttamente la propria decisione sulle prove proposte.

Tutti i motivi, seppur formulati diversamente, ruotavano attorno al mancato riconoscimento dell’esimente della provocazione da parte del giudice d’appello.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato e respinto tutti i motivi del ricorso, fornendo importanti chiarimenti sui requisiti della provocazione ingiuria.

La Provocazione e i Suoi Stretti Requisiti

Riguardo al primo motivo, la Cassazione ha stabilito che il Tribunale aveva, in realtà, implicitamente rigettato l’eccezione. La motivazione della sentenza d’appello si basava sulla testimonianza di un teste indifferente, dalla quale non emergevano condotte della persona offesa immediatamente precedenti all’ingiuria. Questo punto è cruciale. La legge (art. 4, co. 3, D.Lgs. n. 7/2016) richiede che l’azione illecita sia commessa “nello stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui, e subito dopo di esso”.

La Corte ha evidenziato due carenze fondamentali nella difesa della ricorrente:
* Mancanza di provenienza diretta: Le condotte provocatorie lamentate non erano attribuibili direttamente alla vittima dell’ingiuria, ma ai suoi familiari.
* Mancanza di immediatezza: Tali condotte non erano avvenute in concomitanza con l’ingiuria, ma in tempi antecedenti.

Questi due elementi hanno reso inapplicabile l’esimente.

La Valutazione delle Prove e i Limiti del Giudizio di Cassazione

Gli altri motivi di ricorso sono stati dichiarati inammissibili o manifestamente infondati. La Corte ha ribadito che il giudizio di Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di merito per riesaminare le prove. La censura di “omesso esame” è inammissibile se riguarda mere risultanze istruttorie, e la critica alla motivazione è infondata se il percorso logico-giuridico della sentenza è lineare e coerente, come nel caso di specie.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su un’interpretazione rigorosa della norma che disciplina la provocazione. L’esimente non è una generica giustificazione per reazioni a situazioni di ostilità o conflitto pregresso. Al contrario, richiede un nesso causale e temporale strettissimo tra l’azione illecita altrui e la propria reazione. Lo “stato d’ira” deve essere una conseguenza diretta e immediata di un “fatto ingiusto” commesso dalla stessa persona che poi subisce la reazione. Nel caso esaminato, la difesa della ricorrente si basava su un contesto di tensioni pregresse e su comportamenti di terze persone (i familiari della controparte), elementi che non soddisfano i requisiti di immediatezza e personalità dell’azione provocatoria richiesti dalla legge. Il Tribunale, pertanto, non ha errato nel non riconoscerla, basando la sua decisione sulla testimonianza diretta che non ha confermato alcun atto provocatorio immediato da parte della vittima.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza sulla Provocazione Ingiuria?

Questa pronuncia della Cassazione offre una lezione chiara: per invocare con successo l’esimente della provocazione ingiuria, non è sufficiente dimostrare un clima di tensione o di precedenti dissapori. È indispensabile provare, con elementi concreti, che la propria reazione ingiuriosa sia stata la conseguenza immediata e diretta di un fatto ingiusto specifico, commesso dalla stessa persona che ha ricevuto l’offesa. In assenza di questo stretto legame causale e temporale, la difesa basata sulla provocazione è destinata a fallire, e l’autore dell’offesa sarà tenuto a risarcire il danno causato.

Quando la provocazione può escludere la responsabilità per un’ingiuria?
La provocazione esclude la responsabilità quando l’ingiuria è commessa in uno “stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui, e subito dopo di esso”. È necessario, quindi, un nesso di causalità e di immediatezza tra il fatto ingiusto subito e la reazione ingiuriosa.

Un giudice può rigettare l’eccezione di provocazione in modo implicito?
Sì. Secondo la Cassazione, se dal complesso della motivazione emerge chiaramente che il giudice ha considerato e scartato la sussistenza dei requisiti della provocazione (ad esempio, basandosi su testimonianze che non confermano un fatto ingiusto immediato), l’eccezione si considera implicitamente rigettata, anche senza una pronuncia esplicita sul punto.

Le molestie precedenti da parte dei familiari di una persona possono costituire una provocazione valida per un’ingiuria rivolta a quella persona?
No. La sentenza chiarisce che il “fatto ingiusto” che causa la provocazione deve essere direttamente riferibile alla persona che subisce l’ingiuria e deve essere avvenuto in un momento immediatamente precedente alla reazione. Comportamenti molesti pregressi o posti in essere da terzi (come i familiari) non integrano i requisiti per l’applicazione dell’esimente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati