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Prove documentali in appello: il retro degli assegni

Una società, condannata a pagare una fornitura, ha cercato di dimostrare il pagamento producendo in appello il retro di alcuni assegni. La Cassazione ha dichiarato inammissibile tale produzione, classificandola come nuove prove documentali in appello, vietate dalla legge. La Corte ha sottolineato che fronte e retro di un assegno rappresentano fatti giuridici distinti, la cui produzione deve avvenire tempestivamente in primo grado.

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Prove Documentali in Appello: Il Retro dell’Assegno è una Prova Nuova?

L’ammissibilità delle prove documentali in appello è una questione cruciale e spesso dibattuta nel processo civile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale su un caso specifico ma dalle implicazioni generali: la produzione del retro di un assegno bancario, quando solo il fronte era stato depositato in primo grado, costituisce una prova nuova e, come tale, inammissibile. Analizziamo la vicenda e le ragioni di questa importante decisione.

I Fatti di Causa: una Fornitura Contesa

La controversia nasce dalla richiesta di pagamento di una cospicua somma, circa 882.000 euro, da parte di una società fornitrice di medicinali nei confronti di una farmacia. La fornitrice sosteneva di non aver ricevuto il corrispettivo per le merci consegnate. La farmacia, dal canto suo, si difendeva affermando di aver estinto il debito tramite la consegna di assegni bancari.

Sia il Tribunale che la Corte di Appello davano ragione alla società fornitrice, condannando la farmacia al pagamento. Il punto nodale della questione emergeva proprio nel giudizio di secondo grado: la farmacia tentava di provare l’avvenuto incasso dei titoli producendo, per la prima volta, le copie del retro degli assegni. I giudici di merito, però, ritenevano tale produzione tardiva e quindi inammissibile.

Il Divieto di Nuove Prove Documentali in Appello

Il Codice di procedura civile, all’articolo 345, pone una regola molto severa: in appello non sono ammessi nuovi mezzi di prova, inclusi i documenti. Questa norma, resa ancora più stringente dalla riforma del 2012, mira a garantire che il processo di secondo grado sia una revisione del giudizio precedente (un revisio prioris instantiae) e non un’occasione per introdurre elementi che avrebbero dovuto essere presentati fin dall’inizio. L’obiettivo è la ragionevole durata del processo e la cristallizzazione del materiale probatorio nel primo grado.

La farmacia ricorrente sosteneva che la produzione del retro degli assegni non costituisse una ‘nuova prova’, ma un semplice completamento di un documento, il fronte, già presente agli atti. La Cassazione, tuttavia, ha respinto categoricamente questa tesi.

La Decisione della Cassazione: Recto e Verso sono Prove Diverse

La Suprema Corte ha stabilito che il ricorso della farmacia fosse inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Il ragionamento dei giudici di legittimità è stato lineare e si fonda su una distinzione concettuale di grande importanza per le prove documentali in appello.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il recto (fronte) e il verso (retro) di un assegno bancario non rappresentano il medesimo fatto giuridico. Essi sono elementi documentali distinti che forniscono informazioni su fatti diversi:

* Il Recto (fronte): Prova l’esistenza di un ordine di pagamento impartito dal traente alla banca.
* Il Verso (retro): Prova fatti successivi, come le girate o, soprattutto, l’avvenuto incasso del titolo da parte del beneficiario.

Poiché rappresentano fatti differenti, sono considerati documenti processualmente distinti. La produzione del fronte in primo grado non può giustificare la produzione tardiva del retro in appello. Quest’ultima, pertanto, costituisce l’introduzione di un documento nuovo, vietata dall’art. 345 c.p.c.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che la parte ricorrente non aveva fornito alcuna prova di non aver potuto produrre il documento completo in primo grado per causa a essa non imputabile, unico presupposto che, in determinate circostanze, avrebbe potuto consentire l’acquisizione della prova.

Di conseguenza, anche gli altri motivi di ricorso sono stati dichiarati inammissibili. La contestazione sulla genericità del disconoscimento delle copie e quella sulla ripartizione dell’onere della prova sono state giudicate irrilevanti (prive di decisività), poiché si basavano su una prova documentale che, a monte, era stata correttamente esclusa dal processo.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame ribadisce un principio fondamentale per chi affronta un contenzioso: la fase istruttoria del primo grado di giudizio è il momento cruciale per la raccolta e la produzione di tutte le prove a sostegno delle proprie ragioni. Tentare di ‘integrare’ o ‘completare’ il materiale probatorio in appello è una strategia estremamente rischiosa e, come dimostra questo caso, destinata all’insuccesso. La distinzione operata dalla Cassazione tra fronte e retro dell’assegno serve da monito: ogni elemento documentale che prova un fatto specifico deve essere prodotto tempestivamente, pena la sua definitiva inutilizzabilità nel processo.

È possibile produrre in appello il retro di un assegno se il fronte era già stato depositato in primo grado?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di una nuova prova documentale, la cui produzione in appello è inammissibile ai sensi dell’art. 345 c.p.c., in quanto prova un fatto diverso e distinto rispetto al fronte.

Il fronte e il retro di un assegno sono considerati lo stesso documento ai fini processuali?
No. Secondo la Corte, il recto (fronte) e il verso (retro) di un assegno rappresentano fatti giuridici diversi (rispettivamente, l’ordine di pagamento e l’incasso/girata) e sono quindi considerati documenti distinti, la cui sorte processuale è autonoma.

Su chi ricade l’onere di provare l’avvenuto pagamento se la prova documentale del debitore viene dichiarata inammissibile?
Se la prova del pagamento offerta dal debitore (in questo caso, il retro degli assegni) è dichiarata inammissibile per produzione tardiva, il debitore non ha assolto al proprio onere probatorio. Di conseguenza, il credito del creditore rimane provato e il debitore è tenuto al pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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