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Prova notifica raccomandata: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3593/2024, ha stabilito che la prova della notifica di una raccomandata informativa, necessaria quando un atto viene consegnato al portiere, può essere desunta anche da altri elementi documentali. Nel caso specifico, l’avviso di ricevimento firmato dal portiere, che riportava correttamente i dati del destinatario e il numero della raccomandata informativa, è stato ritenuto sufficiente a dimostrare il corretto invio, anche in assenza della ricevuta di spedizione della seconda raccomandata. La Corte ha rigettato il ricorso di un cittadino contro un Comune, confermando la validità della notifica delle multe stradali.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prova Notifica Raccomandata: Quando l’Avviso di Ricevimento Basta

La questione della prova notifica raccomandata è un tema cruciale nelle controversie legali, specialmente quando si tratta di multe e atti amministrativi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti su quali elementi siano sufficienti a dimostrare che la notifica sia avvenuta correttamente, anche quando manca la classica ricevuta di spedizione della raccomandata informativa. Analizziamo questa decisione per capirne la portata pratica.

I Fatti di Causa

Tutto ha inizio quando un cittadino si oppone a una cartella esattoriale relativa a quattro verbali per violazioni del codice della strada. Il Giudice di Pace dichiara l’opposizione inammissibile, ritenendo valida la notifica dei verbali, avvenuta tramite consegna al portiere dello stabile di residenza del cittadino.

L’interessato propone appello, sostenendo che la notifica era nulla. Il suo argomento principale era che il Comune non aveva fornito una prova idonea dell’effettivo invio della ‘raccomandata informativa’, ovvero la seconda comunicazione che per legge deve essere spedita per informare il destinatario che l’atto è stato consegnato al portiere. Secondo il ricorrente, la semplice annotazione del numero di spedizione sull’avviso di ricevimento del primo atto non era sufficiente.

Il Tribunale, tuttavia, rigetta l’appello. I giudici di secondo grado osservano che agli atti erano allegati gli avvisi di ricevimento firmati dal portiere, i quali indicavano chiaramente nome, cognome e indirizzo del destinatario, nonché il numero della raccomandata informativa che sarebbe stata spedita. Questa ‘prossimità temporale’ e la completezza delle informazioni sono state considerate prove sufficienti del perfezionamento della notifica.

Il Ricorso in Cassazione e la Prova Notifica Raccomandata

Non soddisfatto, il cittadino si rivolge alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione dell’art. 7 della legge 890/1982. Il punto centrale del ricorso è sempre lo stesso: per una valida prova notifica raccomandata, non basta indicare il numero della spedizione informativa, ma è necessario dimostrarne l’effettivo invio e il contenuto, tipicamente producendo la ricevuta di spedizione.

La Decisione della Corte sulla prova notifica raccomandata

La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo infondato e ha respinto il ricorso. Gli Ermellini hanno chiarito un principio fondamentale: sebbene la produzione della ricevuta di spedizione della raccomandata informativa sia il modo più sicuro per dimostrare l’avvenuto invio, la sua assenza non rende automaticamente nulla la notifica. La prova può essere raggiunta anche attraverso altri mezzi.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’attestazione di avvenuto invio di una raccomandata, con la sola indicazione del numero, copre con fede privilegiata solo il fatto che una raccomandata con quel numero è stata spedita, ma non a chi e a quale indirizzo. Spetta quindi a chi notifica l’atto fornire la prova che sia stata spedita al destinatario corretto.

Tuttavia, nel caso di specie, il Tribunale ha correttamente ravvisato la prova dell’invio da un altro elemento cruciale: il primo avviso di ricevimento, quello firmato dal portiere. Su tale documento, infatti, erano riportati in modo corretto e completo il nome, il cognome e l’indirizzo del destinatario, e subito sopra era presente l’annotazione relativa al numero e alla data della raccomandata informativa. Questa stretta connessione logica e documentale è stata considerata dal giudice di merito come prova sufficiente della corretta spedizione della comunicazione informativa.

L’accertamento del giudice di merito, basato su questi elementi fattuali, non è stato oggetto di una censura specifica in Cassazione nei modi consentiti dalla legge (cioè come vizio di motivazione), ma solo come violazione di legge, che invece non sussisteva. Pertanto, la valutazione del Tribunale è rimasta valida.

Le Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio di flessibilità probatoria in materia di notifiche. Se la produzione della ricevuta di spedizione della raccomandata informativa resta la via maestra, i giudici di merito possono ritenere raggiunta la prova del corretto invio anche sulla base di altri elementi presuntivi forti e concordanti. La presenza di dati completi del destinatario sull’avviso di ricevimento firmato dal portiere, in stretta correlazione con l’annotazione della spedizione informativa, può costituire un valido surrogato della ricevuta di spedizione, spostando l’onere sul destinatario di contestare in modo più specifico la ricostruzione dei fatti operata dal giudice.

È sempre necessario produrre la ricevuta di spedizione della raccomandata informativa per provare la notifica?
No. Secondo la Corte, sebbene la ricevuta di spedizione sia la prova principale, la sua assenza non rende automaticamente nulla la notifica se l’avvenuto invio può essere provato con altri mezzi idonei.

Cosa può sostituire la ricevuta di spedizione come prova della notifica?
Nel caso esaminato, la prova è stata desunta dall’avviso di ricevimento del plico originario consegnato al portiere. Se questo avviso riporta correttamente il nome, cognome e indirizzo del destinatario, insieme al numero e alla data della raccomandata informativa spedita, può essere considerato una prova sufficiente del corretto invio.

Perché la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso in questo caso specifico?
La Corte ha respinto il ricorso perché ha ritenuto che la valutazione del Tribunale fosse un accertamento di fatto, logico e ben motivato. Il Tribunale aveva correttamente dedotto la prova della spedizione dalla completezza delle informazioni presenti sull’avviso di ricevimento. Il ricorrente, invece, si è limitato a denunciare una violazione di legge, senza contestare adeguatamente l’accertamento fattuale del giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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