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Prova lavoro straordinario: la Corte d’Appello decide

Una lavoratrice ottiene in primo grado il riconoscimento di differenze retributive per lavoro straordinario e superiore inquadramento. La Corte d’Appello, tuttavia, riforma la sentenza, sottolineando la mancanza di una rigorosa prova del lavoro straordinario. La decisione evidenzia che i prospetti dei turni e le testimonianze generiche non sono sufficienti a soddisfare l’onere probatorio a carico del dipendente, specialmente se un testimone chiave è ritenuto inattendibile per un potenziale conflitto di interessi.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prova Lavoro Straordinario: Quando le Testimonianze non Bastano

Nel complesso mondo del diritto del lavoro, la richiesta di pagamento per ore di lavoro straordinario è una delle questioni più comuni. Una recente sentenza della Corte di Appello di Ancona offre spunti cruciali su un aspetto fondamentale di queste controversie: la prova del lavoro straordinario. Questo caso dimostra come la semplice presentazione di tabelle di turni o testimonianze generiche possa non essere sufficiente per vincere una causa, ribaltando una decisione di primo grado e chiarendo i rigorosi requisiti probatori a carico del lavoratore.

I Fatti di Causa: Dalla Richiesta di Differenze Retributive all’Appello

Una lavoratrice si era rivolta al Tribunale del Lavoro chiedendo la condanna del suo datore di lavoro al pagamento di oltre 16.000 euro. La somma era richiesta a titolo di differenze retributive maturate per aver svolto un orario di lavoro superiore alle 24 ore settimanali previste dal contratto e per mansioni di fatto corrispondenti a un livello di inquadramento superiore a quello formale.

Il Tribunale, in prima istanza, aveva accolto la domanda della lavoratrice. Tuttavia, la società datrice di lavoro ha impugnato la decisione, presentando appello. I motivi del ricorso si concentravano su due punti principali: l’errata valutazione delle prove testimoniali relative allo svolgimento delle ore extra e la contraddittorietà della decisione sul superiore livello di inquadramento, basata sulla dichiarazione di un testimone considerato inattendibile.

L’Analisi della Corte: la Prova del Lavoro Straordinario

La Corte di Appello ha accolto il ricorso dell’azienda, riformando completamente la sentenza di primo grado. L’analisi dei giudici si è focalizzata sulla debolezza del materiale probatorio presentato dalla lavoratrice.

La Questione del Lavoro Straordinario

I giudici hanno osservato che dalle buste paga prodotte risultava che la lavoratrice aveva già ricevuto somme a titolo di ‘lavoro supplementare’ o maggiorazioni, a dimostrazione che una parte del lavoro extra era stata riconosciuta e retribuita. Per le ulteriori ore pretese, la prova era carente.

Il punto centrale della decisione riguarda i prospetti dei turni di lavoro. La Corte ha stabilito che questi documenti rappresentano un mero ‘programma di turnazione’ e non una prova certa delle ore effettivamente lavorate, tanto più che alcuni di essi riportavano la dicitura ‘orari soggetti a variazioni’.

Inoltre, le testimonianze raccolte sono state giudicate insufficienti. In particolare, un teste chiave ha risposto alle domande in modo ‘apodittico’, ovvero affermativo ma generico, senza fornire riferimenti concreti a circostanze di tempo e luogo. Mancava, quindi, la prova rigorosa e specifica che la lavoratrice avesse effettivamente e costantemente seguito quegli orari per tutto il periodo in questione.

La Valutazione del Superiore Inquadramento

Anche sulla domanda di riconoscimento di un livello di inquadramento superiore, le prove sono state ritenute inadeguate. Ad eccezione della stessa testimonianza generica, nessun altro teste ha saputo descrivere in modo concreto gli aspetti qualitativi della prestazione della lavoratrice, come l’autonomia operativa o il coordinamento di altri colleghi, elementi necessari per giustificare un livello superiore.

La Corte ha inoltre dato peso alla documentazione prodotta dall’appellante che dimostrava come il testimone principale avesse un contenzioso aperto con la stessa azienda per motivi analoghi. Questa circostanza, secondo i giudici, minava l’attendibilità del teste, suggerendo un ‘interesse di fatto’ all’esito della lite.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando i rigorosi criteri probatori stabiliti dalla giurisprudenza di legittimità (richiamando la sentenza Cass. n. 16150/2018) in materia di lavoro straordinario. L’onere della prova grava interamente sul lavoratore, che deve dimostrare in modo puntuale e dettagliato non solo di aver lavorato oltre l’orario contrattuale, ma anche quante ore specifiche ha prestato. Affermazioni generiche e documenti programmatici non sono sufficienti a soddisfare tale onere.

La valutazione sull’inattendibilità del testimone, a causa di un suo potenziale interesse personale derivante da una causa simile, ha ulteriormente indebolito l’impianto accusatorio. La decisione sottolinea l’importanza per il giudice di valutare non solo cosa dice un testimone, ma anche la sua credibilità oggettiva nel contesto specifico.

Conclusioni

La sentenza si conclude con l’accoglimento dell’appello. La domanda della lavoratrice è stata rigettata e la stessa è stata condannata a restituire le somme eventualmente già percepite in esecuzione della prima sentenza, oltre al pagamento delle spese legali di entrambi i gradi di giudizio. Questo caso serve da monito: nelle cause per il riconoscimento del lavoro straordinario, è indispensabile che il lavoratore prepari un quadro probatorio solido, dettagliato e supportato da testimonianze specifiche e credibili. Per i datori di lavoro, evidenzia l’importanza di contestare le prove generiche e di documentare eventuali conflitti di interesse dei testimoni della controparte.

Un programma di turni di lavoro è sufficiente a dimostrare lo svolgimento di lavoro straordinario?
No, secondo la sentenza un mero programma di turnazione non costituisce una prova sufficiente delle ore effettivamente lavorate, specialmente se indicato come ‘soggetto a variazioni’, in quanto non dimostra che l’orario pianificato sia stato poi concretamente osservato.

Quando la testimonianza di un teste può essere considerata inattendibile in una causa di lavoro?
Una testimonianza può essere valutata come non pienamente attendibile quando il teste ha un interesse di fatto in un certo esito della lite, ad esempio perché ha a sua volta intentato una causa simile contro lo stesso datore di lavoro per rivendicare differenze retributive.

Su chi ricade l’onere di fornire la prova del lavoro straordinario?
L’onere della prova ricade interamente sul lavoratore. Egli deve fornire prove rigorose, precise e dettagliate per dimostrare di aver effettivamente svolto prestazioni lavorative oltre l’orario contrattuale pattuito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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