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Prova del furto auto: GPS smentisce l’assicurato

Una società assicurata si vede negare il risarcimento per il furto di un veicolo a causa di forti incongruenze tra la denuncia presentata e i dati registrati dal sistema GPS dell’auto. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, sottolineando che la sola denuncia non costituisce una sufficiente prova del furto e che l’onere di dimostrare l’evento ricade interamente sull’assicurato. Le discrepanze sulla posizione del veicolo e la registrazione di “crash” inspiegabili hanno reso la versione dei fatti dell’appellante non credibile.

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Pubblicato il 22 novembre 2024 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prova del Furto Auto: Quando il GPS Contraddice l’Assicurato

Quando si subisce il furto della propria auto, la prima azione è sporgere denuncia e avviare la pratica di risarcimento con l’assicurazione. Ma cosa succede se la tecnologia, come il GPS, fornisce una versione dei fatti diversa? Una recente sentenza della Corte di Appello ha chiarito che la prova del furto ricade interamente sull’assicurato e che la sola denuncia non è sufficiente, specialmente di fronte a dati oggettivi contrastanti. Analizziamo questo caso emblematico.

I Fatti: La Denuncia di Furto e i Dubbi dell’Assicurazione

Il rappresentante legale di una società denunciava il furto di un’autovettura aziendale, sostenendo di averla parcheggiata in una determinata via per far visita a un parente. Al suo ritorno, l’auto era sparita. La società, quindi, richiedeva alla propria compagnia assicurativa il pagamento dell’indennizzo previsto dalla polizza contro il furto.

La compagnia, tuttavia, respingeva la richiesta. Grazie agli accertamenti tecnici, emergeva che il veicolo era dotato di un dispositivo di localizzazione GPS. I dati satellitari indicavano due elementi cruciali:

1. Posizione diversa: L’auto non si trovava nella via indicata nella denuncia, ma in una traversa vicina.
2. Eventi anomali: Nello stesso arco temporale del presunto furto, il sistema aveva registrato ben tre eventi di “crash”, ovvero urti di una certa entità.

Queste discrepanze hanno portato l’assicurazione a contestare la veridicità dell’evento denunciato.

La Decisione del Tribunale e i Motivi dell’Appello

In primo grado, il Tribunale dava ragione alla compagnia assicurativa, rigettando la richiesta di risarcimento. La sentenza si basava sull’incapacità dell’assicurato di fornire una prova del furto convincente e coerente.

La società decideva di appellare la decisione, basando le proprie doglianze su due punti principali:

* Errata valutazione dei fatti: Secondo l’appellante, gli urti registrati dal GPS erano compatibili con le operazioni di scasso e sottrazione del veicolo. Inoltre, la differenza di localizzazione era minima e giustificabile con la normale tolleranza di errore dei dispositivi GPS.
* Interpretazione errata delle dichiarazioni: La via indicata dal GPS era una traversa della via dichiarata, una discrepanza che, a dire dell’appellante, non inficiava la sostanza dei fatti.

La Prova del Furto Secondo la Corte d’Appello: L’Onere dell’Assicurato

La Corte di Appello ha respinto il ricorso, confermando integralmente la sentenza di primo grado. La decisione si fonda su principi giuridici consolidati in materia di onere della prova.

Incongruenze tra Denuncia e Dati GPS

I giudici hanno definito “palesemente incongruente” la discordanza tra quanto dichiarato nella denuncia e i dati oggettivi forniti dal dispositivo satellitare. Le spiegazioni fornite dall’appellante circa la tolleranza del GPS e la natura degli urti sono state ritenute “meramente assertive”, ovvero affermazioni non supportate da prove tecniche concrete che potessero giustificare tali anomalie. In particolare, la Corte ha trovato “inspiegabile” che un furto potesse causare ben tre urti di rilevante entità.

La Sola Denuncia non Basta come Prova del Furto

Il punto centrale della sentenza è il principio, richiamato anche dalla Cassazione, secondo cui la denuncia di un reato alle autorità competenti non è, da sola, sufficiente a dimostrare che il fatto illecito sia effettivamente avvenuto. L’assicurato che agisce in giudizio per ottenere l’indennizzo ha l’onere di provare il fatto costitutivo del suo diritto, ovvero il sinistro (in questo caso, il furto).

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione rigettando l’appello sulla base della mancata assoluzione dell’onere probatorio da parte dell’assicurato, come previsto dall’art. 2697 del Codice Civile. I giudici hanno ritenuto che le prove documentali e le testimonianze non fossero sufficienti a superare le forti incongruenze emerse dai dati del GPS. La versione dei fatti dell’appellante è stata indebolita da dati oggettivi e incontrovertibili che la stessa parte non è riuscita a spiegare in modo convincente e tecnicamente supportato. La prevalenza è stata quindi data ai dati tecnologici, considerati più attendibili rispetto a una dichiarazione soggettiva contraddittoria. L’insieme degli elementi ha portato la Corte a concludere che l’appellante non avesse fornito una prova adeguata e credibile del furto subito.

Le conclusioni

Questa sentenza offre importanti implicazioni pratiche per gli assicurati. In primo luogo, rafforza l’idea che la tecnologia gioca un ruolo sempre più determinante nelle controversie legali. I dati provenienti da dispositivi come il GPS possono diventare una prova decisiva. In secondo luogo, ribadisce un principio fondamentale: chi chiede un risarcimento deve essere in grado di provare il proprio diritto con elementi concreti, coerenti e credibili. La semplice presentazione di una denuncia di furto, se contraddetta da altre prove, non è sufficiente per obbligare la compagnia assicurativa al pagamento dell’indennizzo.

La sola denuncia ai Carabinieri è sufficiente come prova del furto per ottenere l’indennizzo dall’assicurazione?
No, la sentenza chiarisce che la denuncia presentata alle competenti Autorità non è di per sé idonea e sufficiente a dimostrare che il fatto illecito (il furto) si sia effettivamente verificato.

Cosa succede se i dati del GPS dell’auto contraddicono la versione dei fatti dell’assicurato?
Se i dati del GPS presentano palesi incongruenze con la dichiarazione dell’assicurato e quest’ultimo non fornisce spiegazioni tecnicamente motivate e convincenti per tali discrepanze, i dati oggettivi del dispositivo prevalgono, minando la credibilità della richiesta di risarcimento.

Su chi ricade l’onere della prova del furto in una causa per il risarcimento assicurativo?
L’onere della prova ricade interamente sull’assicurato. È lui che, agendo in giudizio, deve dimostrare che l’evento coperto dalla garanzia assicurativa, ovvero il furto, è realmente accaduto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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