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Protezione speciale: stop all’espulsione coattiva

La Corte di Cassazione ha annullato un provvedimento di accompagnamento alla frontiera nei confronti di un cittadino straniero. La decisione si fonda sul principio che la pendenza di una domanda di protezione speciale conferisce al richiedente il diritto di soggiornare legalmente in Italia fino alla decisione finale. Il giudice della convalida aveva l’obbligo di verificare l’esistenza di tale domanda, che costituisce un ostacolo all’esecuzione dell’espulsione. Avendo omesso tale verifica, il suo provvedimento è stato cassato.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Protezione speciale: la Cassazione blocca l’espulsione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di immigrazione: la pendenza di una domanda di protezione speciale garantisce al cittadino straniero il diritto di soggiornare sul territorio italiano e, di conseguenza, impedisce l’esecuzione di un provvedimento di espulsione. Questa decisione chiarisce il ruolo cruciale del giudice nel verificare l’esistenza di ostacoli all’allontanamento coattivo.

I fatti del caso

Un cittadino straniero, dopo aver presentato nel febbraio 2023 una domanda per ottenere un permesso di soggiorno per protezione speciale, si vedeva notificare un decreto di espulsione e un conseguente provvedimento di accompagnamento coattivo alla frontiera nel settembre dello stesso anno. Il Giudice di Pace, chiamato a convalidare l’accompagnamento, confermava la legittimità del provvedimento, autorizzando la Questura a trattenere lo straniero fino al rimpatrio.

Lo straniero, assistito dal suo legale, presentava ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua domanda di protezione, ancora pendente, gli conferiva il pieno diritto di rimanere in Italia. Durante l’udienza di convalida, aveva provato la sua situazione, evidenziando la sua integrazione sociale, un contratto di lavoro e la conoscenza della lingua italiana, ma il Giudice di Pace aveva omesso di considerare questi elementi e, soprattutto, l’effetto sospensivo legato alla sua richiesta.

Il divieto di espulsione con la richiesta di protezione speciale

Il cuore della questione legale risiede nell’interpretazione dell’articolo 19 del Testo Unico sull’Immigrazione (D.Lgs. 286/1998) e dell’articolo 7 del D.Lgs. 25/2008. Queste norme stabiliscono che un richiedente protezione ha il diritto di soggiornare nel territorio nazionale fino alla decisione sulla sua domanda.

Il provvedimento di accompagnamento alla frontiera non è un atto autonomo, ma meramente esecutivo del decreto di espulsione. Di conseguenza, se esistono impedimenti all’espulsione, anche la sua esecuzione coattiva diventa illegittima. La Cassazione sottolinea che il giudice della convalida non deve limitarsi a un controllo formale, ma ha il dovere di verificare l’esistenza di “evenienze potenzialmente ostative” all’esecuzione, come il diritto al ricongiungimento familiare o, come in questo caso, la pendenza di una domanda di protezione speciale.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Il Giudice di Pace, nel suo provvedimento, non ha speso una parola sulla questione sollevata dal ricorrente riguardo alla domanda di protezione pendente. La motivazione della convalida si è limitata a un generico riferimento alla sussistenza dei presupposti per l’espulsione, ignorando completamente la specifica deduzione che, se esaminata, avrebbe dovuto portare al rigetto della richiesta di convalida.

I giudici supremi hanno ribadito che il divieto di espulsione previsto dall’art. 19 ha valenza di norma protettiva generale. Il giudice deve tenere conto del rischio che l’allontanamento comporti una violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare dello straniero. Nel giudizio di convalida, lo straniero può far valere il suo diritto soggettivo a trattenersi in Italia, e il giudice ha il dovere di compiere questo accertamento, anche in via incidentale.

Accogliendo il ricorso, la Corte ha cassato il provvedimento impugnato senza rinvio, poiché il termine perentorio di 48 ore per la convalida del trattenimento era ormai decorso, rendendo inutile un nuovo giudizio.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza la tutela dei diritti dei richiedenti protezione. Si stabilisce con chiarezza che una domanda di protezione speciale pendente costituisce un valido e insuperabile ostacolo all’esecuzione di un decreto di espulsione. I Giudici di Pace, nei procedimenti di convalida, sono tenuti a un esame non superficiale, ma approfondito, che includa la verifica di tutte le circostanze che possono impedire il rimpatrio forzato. Questa decisione rappresenta un importante monito per le autorità amministrative e giudiziarie a garantire il pieno rispetto dei diritti fondamentali dello straniero durante l’intero iter procedurale.

Avere una domanda di protezione speciale pendente blocca un’espulsione?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la presentazione di una domanda per il rilascio di un permesso di soggiorno per protezione speciale conferisce al richiedente il diritto di soggiornare sul territorio nazionale fino alla decisione sull’istanza. Questo diritto impedisce l’esecuzione di un provvedimento di espulsione.

Cosa deve verificare il giudice prima di convalidare un ordine di accompagnamento alla frontiera?
Il giudice non deve limitarsi a un controllo formale, ma è tenuto a verificare l’esistenza di eventuali ostacoli all’esecuzione dell’espulsione. Tra questi rientrano il diritto al ricongiungimento familiare e, come in questo caso, la pendenza di una domanda di protezione speciale, che deve essere specificamente esaminata se dedotta dall’interessato.

Perché la Corte ha annullato la decisione senza rinviarla a un altro giudice?
La Corte ha cassato il provvedimento senza rinvio perché era già decorso il termine perentorio previsto dalla legge per la convalida del trattenimento. Poiché la convalida doveva avvenire entro un tempo molto breve (48 ore), un nuovo giudizio sarebbe stato inutile e privo di scopo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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