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Protezione speciale: obbligo di permesso provvisorio

Un richiedente si è visto negare dalla Questura la possibilità di chiedere la protezione speciale a seguito delle modifiche del ‘Decreto Cutro’. Dopo aver fatto ricorso, il Tribunale ha sospeso il diniego e, con una successiva ordinanza, ha ordinato alla Questura di rilasciare un permesso di soggiorno provvisorio. La decisione si basa sul diritto del richiedente a soggiornare legalmente in attesa del giudizio di merito, tutelando la sua vita privata e familiare come previsto dall’art. 8 CEDU.

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Pubblicato il 7 gennaio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Protezione Speciale: il Diritto al Permesso Provvisorio

Una recente ordinanza del Tribunale di Ancona ha riaffermato un principio fondamentale per i richiedenti protezione speciale: anche a seguito delle riforme introdotte dal ‘Decreto Cutro’, sussiste il diritto a ottenere un permesso di soggiorno provvisorio in pendenza del giudizio. Questa decisione chiarisce che il percorso giudiziario non può lasciare il richiedente in un limbo giuridico, ma deve garantirgli la possibilità di soggiornare legalmente e tutelare la propria vita privata.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla domanda di un cittadino straniero per il rilascio di un permesso di soggiorno per protezione speciale, presentata alla Questura competente. L’amministrazione, tuttavia, dichiarava immediatamente l’istanza inammissibile. La motivazione risiedeva nelle modifiche normative apportate dal D.L. 20/2023, che hanno soppresso la possibilità di richiedere questa forma di protezione direttamente in Questura.

Di fronte a questo diniego, il richiedente ha adito il Tribunale, chiedendo il riconoscimento del suo diritto alla protezione e, contestualmente, una misura cautelare per sospendere l’efficacia del provvedimento. Il Tribunale accoglieva l’istanza cautelare, riscontrando la presenza del fumus boni iuris e del periculum in mora. Successivamente, la difesa del richiedente ha presentato un’ulteriore istanza per ottenere un ordine specifico alla Questura di rilasciare un titolo di soggiorno provvisorio.

La Decisione del Tribunale e la Tutela della Vita Privata

Il Tribunale ha accolto anche questa seconda richiesta, ordinando alla Questura di rilasciare un permesso di soggiorno provvisorio valido fino alla conclusione del giudizio di merito. La decisione si fonda su argomentazioni solide che bilanciano le nuove normative con i principi costituzionali e internazionali.

Il giudice ha sottolineato che il provvedimento di sospensione già emesso legittima la permanenza del richiedente sul territorio nazionale. Pertanto, negare un titolo di soggiorno concreto svuoterebbe di significato la tutela cautelare concessa.

Le Motivazioni

Le motivazioni del provvedimento sono cruciali. Il Tribunale ha stabilito che, nonostante le modifiche del ‘Decreto Cutro’, lo Stato italiano rimane vincolato al rispetto degli obblighi costituzionali e internazionali. In particolare, viene richiamato l’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che sancisce il ‘diritto al rispetto della sua vita privata e familiare, del suo domicilio e della sua corrispondenza’.

Il giudice ha chiarito che dal momento in cui viene formalizzata l’istanza di protezione e per tutta la durata del procedimento giurisdizionale, sorge in capo al richiedente un vero e proprio ‘diritto soggettivo’ al rilascio di un titolo di soggiorno provvisorio. Questo titolo non è una mera concessione, ma uno strumento necessario per consentire alla persona di vivere legalmente, lavorare e mantenere i propri legami sociali e familiari, in attesa che la sua posizione venga definita nel merito. L’assenza di un tale permesso creerebbe una situazione di irregolarità che pregiudicherebbe gravemente i diritti fondamentali della persona.

Le Conclusioni

L’ordinanza del Tribunale di Ancona assume un’importanza pratica notevole. Essa conferma che la pendenza di un ricorso giurisdizionale per la protezione speciale non può tradursi in una condizione di ‘invisibilità’ legale per il richiedente. Al contrario, il sistema giudiziario deve garantire una tutela effettiva, che include il diritto a un permesso di soggiorno provvisorio. Questa decisione fornisce un chiaro orientamento alle Questure, obbligandole a rilasciare il titolo necessario a chi ha ottenuto una sospensione del provvedimento di diniego, assicurando così il pieno rispetto dei diritti umani e della dignità della persona durante l’intero iter legale.

Dopo il ‘Decreto Cutro’, si può ancora ottenere un permesso di soggiorno mentre si attende la decisione del giudice sulla protezione speciale?
Sì, secondo questa ordinanza, dal momento della presentazione della domanda di protezione e per tutta la durata del processo, il richiedente ha un vero e proprio diritto soggettivo al rilascio di un titolo di soggiorno provvisorio.

Quali diritti fondamentali sono stati considerati per giustificare il rilascio del permesso provvisorio?
Il Tribunale ha fatto riferimento agli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato, in particolare all’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che protegge il diritto al rispetto della vita privata e familiare di ogni persona.

Cosa è obbligata a fare la Questura a seguito di questa ordinanza?
La Questura è obbligata a dare esecuzione al provvedimento cautelare del Tribunale e, di conseguenza, a rilasciare un titolo di soggiorno che permetta al richiedente di soggiornare legalmente sul territorio nazionale fino alla conclusione del procedimento giudiziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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