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Protezione speciale: espulsione illegittima se negata

Un cittadino straniero, recatosi in Questura per presentare domanda di protezione speciale, è stato invece raggiunto da un decreto di espulsione. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5885/2024, ha annullato la decisione del Giudice di Pace che aveva convalidato l’espulsione. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice non può limitarsi a un controllo formale del provvedimento, ma deve valutare nel merito se la Pubblica Amministrazione abbia illegittimamente impedito al richiedente di esercitare il suo diritto, rendendo così l’espulsione illegittima.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Protezione speciale: l’espulsione è illegittima se lo Stato ostacola la domanda

Recentemente, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema cruciale del diritto dell’immigrazione, affermando un principio fondamentale: l’amministrazione non può emettere un decreto di espulsione ignorando la manifesta volontà di un cittadino straniero di richiedere la protezione speciale. Con l’ordinanza n. 5885 del 5 marzo 2024, la Suprema Corte ha cassato la decisione di un Giudice di Pace, sottolineando che il controllo giurisdizionale non può essere meramente formale, ma deve entrare nel merito della legittimità dell’azione amministrativa.

I Fatti del Caso: Dalla Richiesta di Protezione all’Ordine di Espulsione

La vicenda riguarda un cittadino di origine pakistana che si era recato presso la Questura competente per presentare personalmente, come richiesto dalla legge, un’istanza di protezione speciale per integrazione sociale. Invece di avviare l’iter per la valutazione della sua domanda, le autorità di polizia hanno allertato la Prefettura, la quale ha emesso un immediato decreto di espulsione nei suoi confronti.

Nonostante l’ordine di espulsione, il cittadino straniero, tramite il suo legale, ha tentato nuovamente di formalizzare la richiesta inviandola via PEC, corredata da documentazione attestante la sua integrazione lavorativa. Tuttavia, la Questura ha rigettato anche questa istanza, ribadendo la necessità della presentazione personale, resa di fatto impossibile dal provvedimento di allontanamento.

La Decisione del Giudice di Pace e il Ricorso in Cassazione

L’uomo ha impugnato il decreto di espulsione dinanzi al Giudice di Pace, il quale ha però respinto l’opposizione. Secondo il primo giudice, il suo sindacato doveva limitarsi a una verifica formale della legittimità del provvedimento, concludendo che la semplice intenzione di chiedere protezione non costituisce un ostacolo all’espulsione.

Contro questa decisione, lo straniero ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e una motivazione meramente apparente e stereotipata da parte del Giudice di Pace. Il ricorrente sosteneva che il giudice avrebbe dovuto garantire che l’amministrazione non avesse agito con un abuso di potere, impedendogli di fatto di esercitare un suo diritto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: il diritto alla protezione speciale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondato il motivo relativo al vizio di motivazione. I giudici supremi hanno chiarito che il ruolo del Giudice di Pace, nell’esaminare un’opposizione a un decreto di espulsione, non è quello di un mero controllore formale. Al contrario, il giudice deve verificare la sostanza dei fatti e garantire che l’azione amministrativa non sia viziata da un eccesso di potere.

Nel caso specifico, il Giudice di Pace aveva utilizzato una motivazione standardizzata, senza rispondere alle specifiche questioni sollevate dal ricorrente. In particolare, non aveva considerato il fatto cruciale che lo straniero era stato raggiunto dal decreto di espulsione proprio mentre tentava di esercitare il suo diritto a presentare domanda di protezione speciale.

La Suprema Corte ha affermato che la Pubblica Amministrazione aveva negato una possibilità prevista dalla legge, ovvero quella di presentare la domanda. L’accoglimento del ricorso implica che il Giudice di Pace, in sede di rinvio, dovrà riesaminare il caso tenendo conto di questo principio: la legittimità dell’espulsione è intrinsecamente legata al corretto comportamento dell’amministrazione nel gestire le richieste di protezione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio di garanzia fondamentale per i cittadini stranieri. Stabilisce che l’intenzione seria e manifesta di chiedere una forma di protezione, come la protezione speciale, non può essere ignorata o bypassata dall’amministrazione con l’emissione di un provvedimento di espulsione. Il sindacato del giudice deve essere effettivo e sostanziale, volto a prevenire abusi e a tutelare i diritti fondamentali della persona. La decisione sottolinea che l’efficienza amministrativa non può mai prevalere sul rispetto delle garanzie legali e del diritto alla difesa.

Un cittadino straniero può essere espulso mentre sta cercando di presentare domanda di protezione speciale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se un cittadino straniero manifesta la volontà di chiedere la protezione speciale, l’amministrazione non può ignorarla ed emettere un decreto di espulsione. Un tale comportamento rende l’espulsione stessa illegittima.

Qual è il ruolo del Giudice di Pace nel valutare un’opposizione a un decreto di espulsione?
Il Giudice di Pace non deve limitarsi a un controllo formale del provvedimento. Deve, invece, esaminare nel merito la legittimità dell’azione amministrativa, verificando se siano state rispettate le garanzie di legge e se non vi sia stato un eccesso di potere, come nel caso in cui sia stato impedito allo straniero di presentare una domanda di protezione.

Una motivazione generica e stereotipata da parte di un giudice è valida?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una motivazione ‘stereotipata’ o ‘meramente apparente’, che non risponde alle specifiche questioni sollevate nel ricorso, equivale a una violazione di legge e determina l’annullamento del provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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