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Protezione internazionale: sì alla richiesta al Giudice

Una cittadina straniera, durante l’udienza di convalida dell’espulsione, ha chiesto protezione internazionale. La Cassazione ha annullato il provvedimento, affermando che il Giudice non può valutare la strumentalità della richiesta e che gli atti devono essere tradotti in una lingua nota alla persona.

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Pubblicato il 31 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Protezione Internazionale: La Richiesta al Giudice Sospende l’Espulsione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato due principi fondamentali a tutela dei diritti degli stranieri: il diritto di manifestare la volontà di chiedere protezione internazionale in qualsiasi fase del procedimento, anche davanti al Giudice di Pace durante l’udienza di convalida dell’espulsione, e il diritto di ricevere le comunicazioni in una lingua comprensibile. La decisione annulla la convalida di un’espulsione, sottolineando i limiti del potere del giudice e i doveri dell’amministrazione.

I Fatti del Caso: un’Espulsione Contestata

Una cittadina brasiliana veniva raggiunta da un provvedimento di espulsione per soggiorno irregolare. Durante l’udienza per la convalida dell’accompagnamento coatto alla frontiera, svoltasi dinanzi al Giudice di Pace, la donna manifestava la sua volontà di chiedere la protezione internazionale. Inoltre, contestava la validità della notifica degli atti, avvenuta in lingua inglese, lingua che dichiarava di non comprendere.

Il Giudice di Pace, tuttavia, convalidava il provvedimento. Riteneva la richiesta di protezione tardiva e strumentale, finalizzata unicamente a eludere il rimpatrio. Considerava inoltre legittima la notifica in inglese, basandosi sulla circostanza che la donna fosse in grado di rispondere a domande in italiano, pur in presenza di un interprete. La cittadina straniera ha quindi presentato ricorso per cassazione contro questa decisione.

La Richiesta di Protezione Internazionale davanti al Giudice

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi relativi alla richiesta di protezione internazionale. Ha ribadito un orientamento consolidato: quando uno straniero manifesta l’intenzione di chiedere protezione, anche oralmente, durante l’udienza di convalida, il Giudice di Pace non ha il potere di valutarne il merito, la fondatezza o la presunta strumentalità.

Il suo unico compito è prendere atto della volontà espressa. Tale richiesta deve essere immediatamente trasmessa al Questore per la formalizzazione e l’avvio della procedura competente. La presentazione della domanda sospende l’efficacia del provvedimento di espulsione fino alla decisione della Commissione Territoriale. Il Giudice, quindi, non poteva convalidare l’accompagnamento alla frontiera, ma avrebbe dovuto prenderne atto e agire di conseguenza.

Il Diritto all’Informazione: la Lingua degli Atti

Anche il motivo relativo alla violazione del diritto di difesa per la mancata traduzione degli atti è stato ritenuto fondato. La normativa nazionale ed europea (in particolare il D.Lgs. 286/1998) impone che i provvedimenti di espulsione e gli atti connessi siano comunicati all’interessato in una lingua a lui conosciuta. Se ciò non è possibile, si può ricorrere a lingue veicolari come l’inglese, il francese o lo spagnolo, ma spetta all’amministrazione dimostrare l’impossibilità di una traduzione specifica o la conoscenza della lingua veicolare da parte dello straniero.

La Cassazione ha chiarito che la capacità di una persona di rispondere a semplici domande in italiano non dimostra affatto la sua capacità di comprendere un testo giuridico-amministrativo complesso e le sue conseguenze. Valorizzare tale circostanza, ignorando la dichiarazione della donna di non comprendere l’inglese, ha costituito un errore, ledendo il suo diritto a essere pienamente informata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri. In primo luogo, ha censurato l’operato del Giudice di Pace che, valutando nel merito la richiesta di protezione, ha invaso una competenza che spetta esclusivamente alla Commissione Territoriale, violando le norme procedurali nazionali e le direttive europee. La manifestazione di volontà di chiedere asilo è un atto che deve essere sempre registrato, innescando un procedimento specifico che prevale e sospende quello di espulsione.

In secondo luogo, ha riaffermato l’importanza del diritto all’informazione e alla difesa. La comprensibilità degli atti è un presupposto essenziale per poter esercitare i propri diritti. L’amministrazione non può presumere la conoscenza di una lingua, ma deve assicurarsi che la comunicazione sia efficace, fornendo una traduzione adeguata. L’aver utilizzato l’inglese senza un’adeguata verifica e aver ignorato le proteste della ricorrente ha reso nulla la notifica e, di conseguenza, illegittima la convalida.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio il decreto di convalida. La decisione riafferma con forza che il diritto a chiedere protezione internazionale è inviolabile e può essere esercitato in ogni momento, bloccando l’esecuzione di un’espulsione. Inoltre, sancisce che la tutela del diritto di difesa passa necessariamente attraverso una comunicazione chiara e comprensibile degli atti che incidono sulla libertà personale, ponendo un onere preciso sull’amministrazione di garantire che lo straniero sia messo nelle condizioni di capire pienamente la sua situazione giuridica.

È possibile chiedere protezione internazionale durante l’udienza di convalida dell’espulsione?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che la domanda di protezione internazionale può essere presentata anche davanti al Giudice di Pace nel corso dell’udienza di convalida. In tal caso, la domanda deve essere immediatamente trasmessa al Questore per la registrazione.

Il Giudice di Pace può ritenere una richiesta di protezione ‘strumentale’ e ignorarla?
No, la Corte stabilisce che il Giudice di Pace non ha il potere di sindacare la richiesta di protezione per valutarne la fondatezza o la presunta strumentalità. Deve solo prenderne atto, poiché tale valutazione spetta esclusivamente ad altri organi competenti.

Un provvedimento di espulsione notificato in una lingua che lo straniero non capisce è valido?
No, non è valido. La Corte chiarisce che il provvedimento deve essere tradotto in una lingua conosciuta dallo straniero. La semplice capacità di rispondere a domande in italiano non è sufficiente a dimostrare la comprensione di un complesso testo giuridico scritto in un’altra lingua, come l’inglese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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