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Protezione internazionale: richiesta valida al giudice

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza un caso cruciale riguardante la richiesta di protezione internazionale. Il caso solleva la questione se la manifestazione della volontà di chiedere asilo, espressa da un cittadino straniero davanti al Giudice di Pace durante l’udienza di convalida del decreto di accompagnamento alla frontiera, debba sospendere l’espulsione. La Corte ha ritenuto la questione complessa e priva di precedenti specifici, necessitando un’approfondita discussione per definire gli obblighi del giudice e gli effetti di tale richiesta sulla procedura di allontanamento, alla luce del diritto dell’Unione Europea.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Protezione internazionale: la richiesta al giudice blocca l’espulsione?

Un cittadino straniero può validamente manifestare la volontà di chiedere protezione internazionale direttamente al giudice durante l’udienza per la convalida del suo allontanamento forzato? E quali conseguenze ha tale dichiarazione sull’immediata esecutività dell’espulsione? A queste domande cruciali, la Corte di Cassazione ha scelto di non dare una risposta immediata, riconoscendo la delicatezza e la novità della questione. Con una recente ordinanza interlocutoria, la Suprema Corte ha infatti rinviato il caso a una pubblica udienza per un’analisi più approfondita, segnalando un possibile vuoto normativo nel diritto italiano in contrasto con i principi dell’Unione Europea.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un cittadino straniero, destinatario di un decreto di espulsione e di un successivo provvedimento di accompagnamento coattivo alla frontiera emesso dalla Questura. Come previsto dalla legge, il provvedimento restrittivo della libertà personale è stato trasmesso al Giudice di Pace per la convalida entro 48 ore.

Durante l’udienza, svoltasi in videoconferenza, il difensore dello straniero ha formalmente dichiarato che il suo assistito intendeva presentare domanda di protezione internazionale, eccependo l’inespellibilità sulla base della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Nonostante questa dichiarazione, il Giudice di Pace ha convalidato il decreto di accompagnamento alla frontiera. Tra le motivazioni, il giudice ha rilevato che la domanda di protezione non era stata ancora formalmente documentata o avviata, e che lo straniero non aveva una rete familiare o una stabile residenza in Italia, concludendo per l’assenza di cause di inespellibilità.

Contro questa decisione, il cittadino straniero ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il Giudice di Pace avesse violato il diritto dell’Unione Europea, il quale riconosce la possibilità di manifestare la volontà di chiedere asilo anche davanti a un’autorità giudiziaria.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione non ha emesso una sentenza definitiva sul merito, ma un’ordinanza interlocutoria. Ha cioè sospeso il giudizio, ritenendo la questione giuridica sollevata dal ricorso di particolare importanza e complessità. Invece di decidere in camera di consiglio, ha disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza.

Questa scelta procedurale indica che la Corte considera il tema meritevole di un dibattito più ampio e approfondito, che coinvolgerà anche le conclusioni del Pubblico Ministero e la discussione orale delle parti. La Corte ha riconosciuto che mancano precedenti specifici sulla questione e che vi sono significative “difficoltà interpretative” da risolvere.

Le Motivazioni della Scelta: un Vuoto Normativo da Colmare sulla protezione internazionale

Il cuore del problema, come delineato dalla Corte, risiede in una potenziale lacuna del sistema normativo italiano. La legge italiana disciplina dettagliatamente cosa accade quando una domanda di protezione internazionale viene presentata da uno straniero già trattenuto in un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR). In quel caso, la legge prevede la sospensione dei termini del trattenimento e l’avvio di una nuova procedura di convalida davanti al Tribunale specializzato.

Tuttavia, non esiste una norma analoga per il caso, come quello in esame, in cui lo straniero non è in un CPR ma è sottoposto alla misura più breve dell’accompagnamento alla frontiera. Una volta che il Giudice di Pace convalida tale misura, essa diventa immediatamente esecutiva. Ciò significa che lo straniero potrebbe essere rimpatriato forzatamente prima ancora di poter formalizzare la sua domanda di asilo presso gli uffici della Questura.

La Corte ha evidenziato il forte richiamo alla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (in particolare la sentenza nella causa C-36/20), secondo cui anche un giudice rientra nel novero delle “altre autorità” che, pur non essendo competenti a registrare la domanda di asilo, sono tenute a riceverne la manifestazione di volontà e a trasmetterla agli organi competenti. Vietare a un giudice di ricevere tale istanza ostacolerebbe l’accesso effettivo alla procedura di protezione internazionale.

La Cassazione si interroga quindi sugli effetti concreti di questa manifestazione di volontà: è di per sé una causa che impedisce la convalida dell’espulsione? O il giudice deve limitarsi a trasmettere gli atti, convalidando comunque l’accompagnamento che diventerebbe subito esecutivo? Questa seconda ipotesi, nota la Corte, potrebbe comprimere il diritto dello straniero a rimanere sul territorio per il tempo necessario all’esame della sua domanda, un diritto previsto dalla normativa europea e nazionale, seppur con delle eccezioni.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione, pur non essendo una decisione di merito, è di fondamentale importanza. Essa accende un faro su una zona d’ombra della legislazione sull’immigrazione, dove l’esigenza di celerità delle procedure di allontanamento rischia di entrare in conflitto con il diritto fondamentale a chiedere asilo. La futura sentenza, che seguirà la discussione in pubblica udienza, è destinata a fare chiarezza su un punto nevralgico del sistema, stabilendo quali tutele debbano essere garantite al cittadino straniero che, nel momento più critico del suo percorso, di fronte a un giudice, manifesta la sua necessità di protezione.

È possibile manifestare la volontà di chiedere protezione internazionale davanti a un giudice durante l’udienza di convalida dell’espulsione?
Sì, secondo i principi del diritto dell’Unione Europea richiamati nell’ordinanza, un’autorità giudiziaria è considerata una delle “altre autorità” preposte a ricevere la manifestazione di volontà di chiedere asilo. Il punto che la Corte deve chiarire è quali siano le conseguenze giuridiche di tale manifestazione.

Cosa succede attualmente se un migrante chiede asilo durante l’udienza di convalida del suo accompagnamento alla frontiera?
L’ordinanza evidenzia che la normativa italiana non prevede una procedura specifica per questa situazione. A differenza dei casi di trattenimento in CPR, non è esplicitamente regolamentata la sospensione della procedura di allontanamento. Questa incertezza legislativa è il motivo per cui la Corte ha ritenuto necessario un approfondimento in pubblica udienza.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il caso?
La Corte ha ritenuto la questione giuridica sollevata di notevole complessità, priva di precedenti specifici e caratterizzata da “difficoltà interpretative”. Per garantire una decisione ponderata su un tema di principio con un vasto ambito applicativo, ha optato per il rinvio a una pubblica udienza, al fine di permettere una discussione approfondita con il contributo di tutte le parti e del Pubblico Ministero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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