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Protezione internazionale: quando si è richiedente asilo?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un cittadino straniero acquisisce lo status di richiedente asilo dal momento in cui manifesta la volontà di chiedere protezione internazionale, anche tramite un atto informale come una PEC. Di conseguenza, un successivo provvedimento di trattenimento basato sul soggiorno irregolare è illegittimo, e la competenza per la convalida spetta al Tribunale specializzato, non al Giudice di Pace. La Corte ha quindi annullato il decreto di convalida del trattenimento.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Protezione Internazionale: Vale la Manifestazione di Volontà, non la Burocrazia

Un cittadino straniero che invia una PEC manifestando l’intenzione di chiedere asilo può essere successivamente arrestato e trattenuto in un CPR in attesa di espulsione? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito una risposta netta, stabilendo un principio fondamentale in materia di protezione internazionale: lo status di richiedente asilo si acquisisce nel momento stesso in cui si esprime tale volontà, con importanti conseguenze sulla legittimità dei provvedimenti successivi.

I Fatti del Caso: una PEC prima del Decreto di Espulsione

La vicenda riguarda un cittadino georgiano che, in data 10 ottobre 2024, inviava tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) alla Questura competente la sua volontà di richiedere la protezione internazionale. Undici giorni dopo, il 21 ottobre, le autorità emettevano nei suoi confronti un decreto di espulsione e un conseguente provvedimento di trattenimento presso un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR).

Il Giudice di Pace, chiamato a convalidare il trattenimento, accoglieva la richiesta delle autorità, ritenendo che la domanda di asilo non fosse stata ancora formalizzata e che, pertanto, lo straniero si trovasse in una condizione di soggiorno irregolare. Contro questa decisione, lo straniero proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo l’incompetenza del Giudice di Pace e l’illegittimità del trattenimento, dato che la sua condizione di richiedente asilo era già sorta al momento dell’invio della PEC.

La Distinzione tra Richiedente “Sostanziale” e “Formale” per la protezione internazionale

Il nodo centrale della questione, sciolto dalla Corte, risiede nella distinzione, derivante dal diritto europeo e nazionale, tra due nozioni di “richiedente asilo”:

Richiedente in senso sostanziale

È colui che ha manifestato, in qualsiasi forma, la volontà di chiedere protezione. Questa manifestazione, anche se informale, è sufficiente a radicare in capo alla persona uno statuto protettivo che impedisce l’espulsione e garantisce l’accesso alle misure di accoglienza.

Richiedente in senso formale

È colui la cui domanda è stata ricevuta, verbalizzata e registrata dall’autorità competente (la Questura). Questo è un adempimento amministrativo successivo alla manifestazione di volontà.

La Cassazione ha ribadito che, ai fini della tutela dei diritti fondamentali, ciò che rileva è l’acquisizione della qualità “sostanziale” di richiedente. Il diritto a non essere espulso sorge immediatamente, per consentire allo Stato di esaminare nel merito la richiesta di protezione.

La Competenza del Tribunale e l’Illegittimità del Trattenimento

Sulla base di questo principio, la Corte ha tratto due conclusioni inevitabili.

In primo luogo, dal momento che il cittadino aveva manifestato la sua volontà il 10 ottobre, al momento dell’emissione del decreto di espulsione e trattenimento (21 ottobre) egli era già a tutti gli effetti un richiedente protezione internazionale. Pertanto, il presupposto del provvedimento — ovvero il mero soggiorno irregolare — era venuto meno. Lo straniero era un “richiedente primario”, ovvero una persona che presenta la domanda in stato di libertà, e non poteva essere trattenuto sulla base di un provvedimento di espulsione.

In secondo luogo, la normativa italiana prevede una competenza specifica per la convalida dei provvedimenti di trattenimento nei confronti dei richiedenti asilo. Tale competenza è attribuita in via esclusiva alla sezione specializzata in materia di immigrazione istituita presso il Tribunale, e non al Giudice di Pace. L’invio degli atti al giudice sbagliato ha quindi viziato insanabilmente la procedura di convalida.

Le Motivazioni della Corte

Nelle sue motivazioni, la Cassazione ha chiarito che il comportamento materiale dello straniero, consistente nell’invio della PEC per formalizzare la domanda, ha preceduto il provvedimento espulsivo. Questo atto ha determinato l’assunzione della qualità di richiedente protezione. Di conseguenza, il trattenimento disposto dal Questore era nullo perché basato su un presupposto errato (il soggiorno irregolare) e la sua convalida non poteva essere effettuata, in quanto lo straniero era trattenuto “solo” in ragione della sua richiesta di asilo. L’intera procedura era quindi illegittima, sia nella sostanza (il trattenimento non era ammissibile) sia nella forma (la competenza era del Tribunale). La Corte ha dunque annullato il decreto del Giudice di Pace, riconoscendo la nullità del trattenimento.

Conclusioni: l’Importanza della Manifestazione di Volontà

Questa ordinanza rafforza un principio di garanzia fondamentale: la manifestazione di volontà di chiedere protezione internazionale è l’atto che innesca la tutela prevista dall’ordinamento. Le autorità amministrative hanno l’obbligo di prenderne atto immediatamente, astenendosi dall’adottare misure incompatibili come l’espulsione o il trattenimento. La successiva registrazione della domanda è un passaggio burocratico necessario per l’esame nel merito, ma non può essere utilizzata per negare i diritti che sorgono fin dal primo momento in cui una persona chiede protezione. La decisione della Corte cassa senza rinvio il provvedimento, dichiarando la nullità del trattenimento e assorbendo ogni altra questione, a riprova della gravità del vizio riscontrato.

Da quale momento un cittadino straniero è considerato richiedente protezione internazionale?
Dal momento in cui manifesta chiaramente la sua volontà di chiedere protezione, anche attraverso un atto informale come l’invio di una Posta Elettronica Certificata (PEC), prima ancora che la sua domanda venga formalmente registrata dalle autorità competenti.

Chi è competente a convalidare il trattenimento di un richiedente asilo?
La competenza esclusiva spetta alla sezione specializzata in materia di immigrazione istituita presso il Tribunale, e non al Giudice di Pace.

È legittimo un provvedimento di trattenimento per rimpatrio nei confronti di chi ha già manifestato la volontà di chiedere asilo?
No. Secondo la Corte, se la manifestazione di volontà precede il provvedimento restrittivo, il trattenimento basato sul solo presupposto del soggiorno irregolare è nullo. La persona è considerata un richiedente asilo “primario” (che chiede protezione da una condizione di libertà) e non può essere trattenuta per quella ragione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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