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Protezione internazionale: l’obbligo di informativa

La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata e completa informativa a uno straniero sulla possibilità di richiedere la protezione internazionale rende illegittimi i successivi provvedimenti di respingimento e trattenimento in un Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR). La Corte ha accolto il ricorso di un cittadino straniero, annullando le decisioni dei giudici di merito che avevano convalidato il suo trattenimento, sottolineando che l’obbligo di informare è un dovere preliminare e incondizionato dell’autorità, a prescindere dalla volontà manifestata dallo straniero prima di ricevere tale informativa.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Protezione Internazionale: L’Informativa è un Obbligo Assoluto

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di immigrazione: l’obbligo per le autorità di fornire una completa ed effettiva informativa sulla possibilità di richiedere la protezione internazionale è un dovere preliminare e incondizionato. La violazione di tale obbligo vizia irrimediabilmente la legittimità dei successivi provvedimenti di respingimento e trattenimento, garantendo così la tutela dei diritti fondamentali dello straniero.

I Fatti del Caso: Un Trattenimento Contestato

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un cittadino straniero trattenuto presso un Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR) su disposizione del Questore. Il Giudice di Pace prima, e il Tribunale poi, avevano convalidato il trattenimento. Lo straniero, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un vizio procedurale cruciale: al suo arrivo in Italia non aveva ricevuto alcuna informazione circa la possibilità di presentare domanda di protezione internazionale. Secondo la sua difesa, questa omissione rendeva illegittimo il presupposto stesso del suo trattenimento.

I giudici di merito avevano respinto la sua doglianza, ritenendo sufficiente il fatto che egli non avesse manifestato esplicitamente la volontà di chiedere asilo, o che avesse dichiarato di essere arrivato in Italia per motivi di lavoro e per fuggire dalla povertà.

L’Obbligo di Informativa sulla Protezione Internazionale è Incondizionato

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la prospettiva dei giudici di merito, accogliendo i ricorsi dello straniero. Il punto centrale della decisione è che l’obbligo informativo previsto dall’art. 10-ter del D.Lgs. 286/1998 (Testo Unico Immigrazione) non è subordinato a una preventiva manifestazione di volontà da parte dello straniero. Al contrario, è un onere essenziale e preliminare che grava sulla pubblica amministrazione.

L’informativa deve essere completa, effettiva e fornita in una lingua comprensibile, se necessario con l’ausilio di un interprete o mediatore culturale. Solo dopo aver ricevuto queste informazioni lo straniero può compiere una scelta consapevole. Qualsiasi dichiarazione resa “al buio”, cioè prima di essere stato adeguatamente informato, è irrilevante.

le motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte chiarisce che il silenzio dello straniero o una dichiarazione incompatibile con la volontà di chiedere asilo (come quella di essere venuto per lavoro) non possono sanare l’omissione informativa. Anzi, è proprio per consentire una scelta consapevole tra le varie opzioni legali che l’informativa è stata resa obbligatoria.

La Corte ha inoltre specificato che non è sufficiente una generica attestazione nel decreto di respingimento circa l’avvenuta informativa. Se l’interessato contesta di averla ricevuta, l’amministrazione ha l’onere di provare le concrete modalità con cui l’obbligo è stato assolto (tempi, lingua, presenza di un interprete). L’assenza di tale prova rende palesemente illegittimo il respingimento e, di conseguenza, anche il trattenimento che ne deriva.

Il Giudice di Pace e il Tribunale, quindi, hanno errato nel non indagare sulla manifesta illegittimità del provvedimento presupposto, derivante proprio dalla mancata informativa.

le conclusioni

In accoglimento dei ricorsi, la Suprema Corte ha cassato senza rinvio i provvedimenti impugnati. La cassazione è avvenuta “senza rinvio” perché, essendo il processo non più proseguibile (i termini per il trattenimento erano scaduti), non era necessario un nuovo giudizio. La decisione stabilisce un importante principio a tutela dei diritti degli stranieri: l’accesso effettivo alla procedura di asilo deve essere garantito attraverso un’informazione preliminare, chiara e incondizionata. Senza questo passaggio fondamentale, le misure che limitano la libertà personale, come il trattenimento in un CPR, sono da considerarsi illegittime.

È obbligatorio informare uno straniero sulla possibilità di chiedere protezione internazionale anche se non lo chiede espressamente?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di fornire questa informativa è preliminare, essenziale e incondizionato, e sussiste anche se lo straniero non ha manifestato l’intenzione di chiedere protezione.

Cosa succede se l’informativa sulla protezione internazionale non viene fornita correttamente?
La mancata o incompleta informativa rende illegittimi i conseguenti decreti di respingimento e di trattenimento. Tali provvedimenti possono essere annullati in quanto viziati alla base.

Una dichiarazione dello straniero di essere venuto in Italia per lavoro esclude il suo diritto a ricevere l’informativa sulla protezione internazionale?
No. Secondo la Corte, una simile dichiarazione resa prima di essere stati adeguatamente informati (“al buio”) è irrilevante. L’obbligo di informare è prioritario e serve proprio a mettere la persona in condizione di fare una scelta consapevole, che potrebbe anche essere diversa da quella inizialmente dichiarata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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