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Protezione internazionale: l’obbligo di informativa

La Corte di Cassazione ha annullato la convalida di un trattenimento di un cittadino straniero, stabilendo che le autorità hanno l’obbligo inderogabile di informare ogni migrante sulla possibilità di richiedere la protezione internazionale, anche se questi dichiara di essere arrivato per motivi di lavoro. La mancata informativa rende illegittimo il decreto di respingimento e, di conseguenza, il trattenimento.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Protezione Internazionale: L’Informativa è un Diritto Inviolabile

Con l’ordinanza n. 8738/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di immigrazione: il dovere delle autorità di informare ogni migrante che arriva sul territorio nazionale circa la possibilità di richiedere la protezione internazionale. Questo obbligo sussiste a prescindere dalle motivazioni dichiarate dallo straniero al momento dell’arrivo e la sua omissione vizia l’intero procedimento amministrativo, rendendo illegittimi sia il respingimento sia il successivo trattenimento. La sentenza analizza il caso di un cittadino straniero giunto a Lampedusa, il cui trattenimento era stato convalidato nonostante la mancata informativa.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero, sbarcato sull’isola di Lampedusa, veniva raggiunto da un decreto di respingimento emesso dal Questore e successivamente trasferito presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR) di Torino. Il Giudice di pace competente convalidava il provvedimento di trattenimento, basando la propria decisione sul fatto che, secondo il foglio notizie, l’uomo aveva dichiarato di essere venuto in Italia per cercare lavoro e non aveva manifestato l’intenzione di chiedere asilo. Contro questa decisione, lo straniero proponeva ricorso per cassazione, lamentando proprio la violazione del suo diritto a ricevere un’adeguata informativa sulla procedura per la richiesta di protezione.

L’obbligo di informativa sulla protezione internazionale

Il cuore della decisione della Suprema Corte risiede nell’affermazione del valore precettivo e inderogabile dell’obbligo di informazione. La normativa europea (Direttiva 2013/32/UE) e quella nazionale (D.Lgs. 286/98) impongono alle autorità competenti di fornire ai cittadini di paesi terzi, specialmente se presenti ai valichi di frontiera o in centri di trattenimento, tutte le informazioni necessarie sulla possibilità di presentare una domanda di protezione internazionale. Questo adempimento non è una mera formalità, ma un presupposto essenziale per garantire la regolarità della procedura e l’effettività dei diritti fondamentali. La scelta di non chiedere asilo, sottolinea la Corte, deve essere una scelta ‘informata’, supportata dalla piena conoscenza dei propri diritti e delle procedure per esercitarli.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Cassazione ha ritenuto fondato il motivo di ricorso, spiegando che la dichiarazione del migrante di essere in cerca di lavoro è del tutto irrilevante ai fini dell’obbligo informativo. La ricerca di un’occupazione non esclude che una persona possa trovarsi anche nelle condizioni per ottenere il riconoscimento del diritto di asilo. Anzi, proprio la mancata conoscenza della procedura può costituire un ostacolo insormontabile per chi, pur avendone diritto, non sa come avviare l’iter. La Corte ha stabilito che l’omissione di tale informativa costituisce un vizio che determina la ‘manifesta illegittimità’ del decreto di respingimento. Questa illegittimità si ripercuote direttamente sul successivo provvedimento di trattenimento, inficiandolo a sua volta. Di conseguenza, il giudice chiamato a convalidare il trattenimento ha il dovere di rilevare d’ufficio tale vizio e, per l’effetto, non può convalidare la misura restrittiva.

Le conclusioni

La pronuncia stabilisce con chiarezza che l’informativa sulla protezione internazionale è un passaggio procedurale non negoziabile. Qualsiasi provvedimento di respingimento o espulsione emesso senza il preventivo rispetto di questo dovere è illegittimo. Per gli operatori del diritto e per le autorità di frontiera, questa ordinanza rappresenta un monito a garantire sempre e comunque il rispetto delle garanzie procedurali previste a tutela dei migranti. Per il cittadino straniero, essa rafforza il diritto fondamentale di essere messo nelle condizioni di poter compiere scelte consapevoli riguardo al proprio futuro, a partire dal momento cruciale dell’arrivo nel nostro Paese.

Se un migrante dichiara di essere venuto in Italia per cercare lavoro, le autorità sono esentate dal dovere di informarlo sulla protezione internazionale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il dovere di fornire l’informativa sulla procedura di protezione internazionale è un obbligo inderogabile per le autorità, a prescindere dalle ragioni di espatrio dichiarate dal migrante al suo arrivo.

Qual è la conseguenza della mancata informativa sulla protezione internazionale?
La mancata informativa rende illegittimo il conseguente decreto di respingimento. Tale illegittimità, a sua volta, invalida il provvedimento di trattenimento del migrante, che non può essere convalidato dal giudice.

Il giudice che convalida il trattenimento può esaminare la legittimità del decreto di respingimento?
Sì. Secondo la sentenza, il giudice, in sede di convalida del trattenimento, deve verificare incidentalmente la ‘manifesta illegittimità’ del provvedimento di espulsione o respingimento su cui si fonda il trattenimento stesso, inclusa la violazione del dovere di informazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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