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Protezione internazionale: basta la volontà, non la forma

Un cittadino straniero, destinatario di un decreto di espulsione, aveva manifestato via email la volontà di chiedere la protezione internazionale. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale manifestazione di volontà è sufficiente per sospendere l’espulsione, annullando la decisione del giudice di merito che richiedeva una domanda formale. La Corte ha inoltre annullato un secondo procedimento identico avviato per errore, applicando il principio di litispendenza.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Protezione internazionale: la volontà conta più della forma

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio cruciale in materia di immigrazione: per avviare la procedura di protezione internazionale e sospendere un provvedimento di espulsione, è sufficiente la chiara manifestazione di volontà dello straniero, anche se espressa in modo informale come una semplice email. Questa decisione chiarisce che la burocrazia non può prevalere sul diritto sostanziale alla protezione.

I Fatti: Un Decreto di Espulsione e Due Processi Paralleli

Un cittadino di origine egiziana, dopo essere entrato in Italia, riceveva un decreto di espulsione emesso dalla Prefettura. Prima che l’espulsione diventasse esecutiva, il suo avvocato inviava una richiesta via mail alla Questura competente, manifestando l’intenzione del suo assistito di presentare domanda di protezione internazionale e allegando il modulo per fissare un appuntamento.

Non ricevendo risposta, l’avvocato presentava opposizione al decreto di espulsione davanti al Giudice di Pace. A causa di un’anomalia procedurale, venivano iscritti a ruolo due procedimenti identici, che portavano a due decisioni opposte: la prima respingeva l’opposizione, ritenendo la richiesta informale insufficiente; la seconda, invece, la accoglieva. Entrambe le decisioni venivano impugnate davanti alla Corte di Cassazione.

La Questione Procedurale: La Litispendenza

Prima di entrare nel merito, la Cassazione ha risolto la questione dei due procedimenti paralleli. La Corte ha applicato il principio della litispendenza, secondo cui, se due cause identiche sono pendenti, solo quella iniziata per prima può proseguire. Di conseguenza, il secondo procedimento e la relativa sentenza favorevole allo straniero sono stati dichiarati nulli e cassati senza rinvio. Questa decisione ha permesso di concentrare l’attenzione sull’unica causa valida: la prima, che aveva dato torto al cittadino straniero.

La richiesta di protezione internazionale

Il cuore della questione riguardava il valore da attribuire alla mail inviata alla Questura. Il Giudice di Pace aveva sostenuto che una semplice ‘richiesta di prenotazione di appuntamento’ non potesse essere equiparata a una formale presentazione della domanda di protezione internazionale, unico atto, a suo dire, capace di sospendere l’espulsione.

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato questa interpretazione, giudicandola errata. Ha chiarito che la legge definisce ‘richiedente protezione internazionale’ non solo chi ha già presentato formalmente la domanda, ma anche chi ‘ha manifestato la volontà di chiedere tale protezione’.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

I giudici della Suprema Corte hanno sottolineato che il diritto di presentare istanza di protezione internazionale e di rimanere nel territorio nazionale fino alla fine della procedura è fondamentale. L’Amministrazione ha il dovere di ricevere qualsiasi manifestazione di questa volontà, anche se inoltrata con mezzi informali come una PEC o una mail, e di avviare le procedure di sua competenza.

Respingere o ignorare tale richiesta, in attesa di una ‘formale domanda’, costituisce una violazione dei principi normativi. Il Giudice di Pace avrebbe dovuto valutare la sostanza della richiesta — ovvero l’intenzione manifestata dallo straniero — invece di fermarsi all’aspetto formale. L’errore è stato non riconoscere che quella mail, pur non essendo una domanda completa, era sufficiente a far sorgere il diritto alla sospensione dell’espulsione e l’obbligo per la Questura di procedere con la convocazione.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche:

1. Prevalenza della Sostanza sulla Forma: Rafforza il principio che i diritti fondamentali, come quello alla protezione internazionale, non possono essere ostacolati da cavilli burocratici. La manifestazione di volontà è l’elemento chiave.
2. Obblighi della Pubblica Amministrazione: Le Questure e le altre autorità competenti sono obbligate a prendere in carico e dare seguito a qualsiasi comunicazione che esprima l’intenzione di chiedere asilo, indipendentemente dal mezzo utilizzato.
3. Tutela dello Straniero: Offre una maggiore tutela ai cittadini stranieri che, spesso in condizioni di vulnerabilità, potrebbero non essere in grado di seguire immediatamente le procedure formali. Una semplice mail inviata da un difensore è sufficiente per attivare la protezione prevista dalla legge.

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la decisione del Giudice di Pace e ha rinviato il caso a un altro magistrato dello stesso ufficio, che dovrà riesaminare la questione attenendosi a questo fondamentale principio di diritto.

Cosa succede se la stessa causa viene iscritta a ruolo due volte?
Secondo il principio di litispendenza, solo il procedimento iscritto per primo è valido e può proseguire. Il secondo procedimento e gli atti compiuti al suo interno, inclusa la sentenza, sono nulli e devono essere annullati.

È sufficiente una semplice email per manifestare la volontà di chiedere protezione internazionale?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la manifestazione della volontà di chiedere protezione internazionale, anche se espressa tramite un mezzo informale come una mail o una PEC, è sufficiente per attivare le tutele previste dalla legge, compresa la sospensione di un decreto di espulsione.

Quale obbligo ha la Pubblica Amministrazione di fronte a una richiesta informale di protezione?
L’Amministrazione ha il dovere di ricevere la richiesta, indipendentemente dalla sua forma, e di avviare l’iter necessario per formalizzare la domanda, ad esempio convocando l’interessato. Non può ignorare o respingere la richiesta solo perché non è stata presentata secondo i canali formali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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