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Protesto assegno conto chiuso: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un correntista contro una banca per il protesto di un assegno. L’assegno era stato presentato per il pagamento 20 mesi dopo la chiusura del conto corrente. La Corte ha stabilito che il comportamento della banca è stato legittimo, in quanto, in caso di conto estinto, il protesto assegno conto chiuso è un atto dovuto. Inoltre, il correntista non ha fornito alcuna prova di un suo diritto alla compensazione con altri conti attivi.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Protesto Assegno Conto Chiuso: Quando la Banca Agisce Legittimamente?

La gestione dei conti correnti e degli assegni bancari può nascondere insidie, soprattutto quando un conto viene chiuso. Cosa succede se un assegno emesso da quel conto viene presentato all’incasso mesi, o addirittura anni, dopo? La banca è tenuta a pagarlo? O il suo rifiuto è legittimo? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito chiarimenti cruciali sulla legittimità del protesto assegno conto chiuso, delineando con precisione le responsabilità del correntista e dell’istituto di credito.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di risarcimento danni avanzata da un imprenditore nei confronti del suo istituto di credito. L’imprenditore lamentava di aver subito un danno all’immagine e all’onore a causa di quello che riteneva un illegittimo protesto di un assegno da lui emesso.

In particolare, l’assegno in questione era stato tratto su un conto corrente che, al momento della presentazione per il pagamento, risultava chiuso da ben 20 mesi. L’istituto di credito, di conseguenza, aveva rifiutato il pagamento e levato il protesto con la dicitura “conto chiuso”. L’imprenditore sosteneva che la banca avesse agito scorrettamente, omettendo di informarlo e di compensare l’importo con i saldi attivi di altri conti a lui intestati. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano però respinto le sue richieste, ritenendo legittimo l’operato della banca.

La Decisione della Corte sul Protesto Assegno Conto Chiuso

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso dell’imprenditore inammissibile. I giudici hanno sottolineato che il ricorso non contestava una violazione di legge, ma tentava di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità. La Corte ha quindi confermato la correttezza delle decisioni dei giudici di merito, ribadendo la legittimità del comportamento tenuto dalla banca.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha fondato la sua decisione su alcuni punti cardine:

1. Atto Dovuto della Banca: È stato chiarito che, di fronte alla presentazione di un assegno tratto su un conto corrente estinto da tempo, la banca trattaria ha il dovere di levare il protesto. Indicare la causale “conto chiuso” non è solo una facoltà, ma una corretta procedura per attestare l’impossibilità di procedere al pagamento.

2. Onere della Prova sulla Compensazione: Riguardo alla pretesa del correntista di compensare l’importo dell’assegno con altri suoi conti attivi, la Corte ha specificato che l’onere di provare l’esistenza di un credito certo, liquido ed esigibile per la compensazione spettava interamente a lui. Nel caso di specie, il ricorrente non aveva fornito alcuna prova a sostegno della sua tesi, rendendola di fatto una mera affermazione non dimostrata.

3. Irrilevanza della Denuncia di Furto non Comunicata: L’imprenditore aveva anche menzionato una denuncia per il furto del carnet di assegni, avvenuta ben quindici mesi prima del protesto. Tuttavia, la Corte ha ritenuto tale circostanza irrilevante, poiché non era mai stato provato che tale denuncia fosse stata comunicata alla banca. Senza una comunicazione formale, la banca non poteva essere a conoscenza del furto e, pertanto, non poteva tenerne conto.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che il protesto assegno conto chiuso è una procedura legittima e doverosa per la banca quando un titolo viene presentato molto tempo dopo l’estinzione del rapporto. In secondo luogo, ribadisce un principio fondamentale del processo civile: chi avanza una pretesa, come quella di compensazione, ha l’obbligo di provarla. Non è sufficiente affermare un diritto, ma è necessario dimostrarne i presupposti. Infine, emerge la cruciale importanza della comunicazione tra cliente e banca: eventi come il furto di un libretto di assegni devono essere tempestivamente notificati all’istituto di credito per poter avere rilevanza giuridica e prevenire conseguenze negative.

È legittimo il protesto di un assegno presentato per il pagamento molto tempo dopo la chiusura del conto corrente?
Sì. Secondo l’ordinanza, la banca trattaria è tenuta a levare il protesto con la dicitura “conto chiuso” quando un assegno viene presentato per il pagamento su un conto non più esistente, in questo caso ben 20 mesi dopo la sua chiusura.

La banca ha un obbligo di compensare l’importo dell’assegno con il saldo attivo di altri conti intestati allo stesso correntista?
No, non automaticamente. L’ordinanza chiarisce che la pretesa di compensazione deve essere provata dal correntista. In questo caso, il ricorrente non ha fornito alcuna prova dell’esistenza di un credito compensabile, rendendo la sua richiesta infondata.

Una denuncia di furto del carnet di assegni rende illegittimo il protesto successivo di un assegno tratto da quel carnet?
No, se la denuncia di furto non è stata comunicata alla banca. La Corte ha ritenuto irrilevante la denuncia, avvenuta 15 mesi prima del protesto, proprio perché non risultava che la banca ne fosse stata informata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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