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Proroga trattenimento CPR: l’appello è inammissibile

Un cittadino straniero impugna la proroga del suo trattenimento in un CPR. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, poiché la proroga trattenimento CPR era legittimamente fondata sulla pendenza di un ricorso contro il diniego di protezione internazionale, una motivazione non contestata dal ricorrente, rendendo i suoi motivi di appello irrilevanti rispetto alla decisione del giudice di merito.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Proroga Trattenimento CPR: Quando il Ricorso è Inammissibile

L’ordinanza in commento della Corte di Cassazione affronta un caso significativo in materia di immigrazione, chiarendo i presupposti per la legittimità della proroga trattenimento CPR e i requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione avverso tali provvedimenti. La decisione sottolinea l’importanza di centrare i motivi di impugnazione sulla reale motivazione del provvedimento contestato, pena la declaratoria di inammissibilità.

I fatti del caso

Un cittadino straniero, già destinatario di un provvedimento di espulsione e trattenuto presso un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), si vedeva prorogare la misura restrittiva da parte del Tribunale competente. In precedenza, lo straniero aveva presentato una domanda di protezione internazionale, che era stata dichiarata inammissibile dalla Commissione Territoriale. Contro tale decisione, l’interessato aveva proposto ricorso giurisdizionale.

La decisione del Tribunale e i motivi del ricorso

Il Tribunale disponeva un’ulteriore proroga del trattenimento per 30 giorni, motivando la decisione sulla base della pendenza del ricorso avverso il diniego di protezione internazionale. Lo straniero proponeva ricorso per cassazione avverso tale provvedimento, articolando due motivi principali:
1. Sosteneva che per la concessione di proroghe successive alla prima non bastasse la mera difficoltà nell’identificazione, ma fosse necessario dimostrare “elementi concreti” per un’identificazione probabile e la necessità del trattenimento per organizzare il rimpatrio.
2. Argomentava che, trattandosi di una domanda di protezione reiterata e inammissibile, il suo ricorso non avrebbe sospeso l’esecutività dell’espulsione, e il lungo tempo trascorso senza rimpatrio dimostrava l’assenza di concrete possibilità in tal senso.

L’analisi della Cassazione sulla proroga trattenimento CPR

La Corte di Cassazione ha rigettato le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. L’analisi dei giudici di legittimità si è concentrata su due aspetti fondamentali: la corretta instaurazione del contraddittorio e la pertinenza dei motivi di ricorso rispetto alla decisione impugnata.

La questione preliminare sulla legittimazione passiva

In via preliminare, la Corte ha confermato la correttezza della notifica del ricorso alla Questura presso l’Avvocatura Generale dello Stato. Richiamando un proprio precedente, ha ribadito che la Questura possiede la legittimazione passiva nei giudizi di convalida e proroga del trattenimento, potendo stare in giudizio personalmente o tramite funzionari delegati.

L’inammissibilità dei motivi di ricorso

Il cuore della decisione risiede nella valutazione dei motivi di appello. La Cassazione ha evidenziato come il provvedimento del Tribunale che disponeva la proroga trattenimento CPR fosse fondato su una specifica base giuridica: l’art. 6, commi 7 e 8, del D.Lgs. n. 142/2015. Questa norma prevede espressamente che il richiedente protezione, il cui ricorso contro il diniego è pendente, possa rimanere trattenuto nel CPR fino all’esito del giudizio, purché non si superi la durata massima complessiva di dodici mesi.

le motivazioni

La Corte ha ritenuto i motivi del ricorrente inammissibili perché non coglievano né censuravano la reale ratio decidendi del provvedimento impugnato. Le doglianze relative alla necessità di “elementi concreti” per il rimpatrio o alla natura non sospensiva del suo ricorso erano del tutto estranee e irrilevanti rispetto alla motivazione del Tribunale, che si basava unicamente sulla pendenza del procedimento giurisdizionale. Il ricorrente, infatti, non aveva contestato né in sede di merito né in Cassazione la circostanza fattuale della pendenza del ricorso, che costituiva il fondamento legale della proroga. Pertanto, i suoi argomenti, pur astrattamente validi in altri contesti, erano inapplicabili al caso di specie.

le conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha stabilito che un ricorso per cassazione è inammissibile se i motivi addotti non si confrontano criticamente con la specifica motivazione della decisione impugnata. Nel contesto della proroga trattenimento CPR, se questa è disposta a causa della pendenza di un ricorso in materia di protezione internazionale, è su tale presupposto che l’eventuale impugnazione deve concentrarsi. Qualsiasi altro argomento che non attacchi il fondamento giuridico e fattuale della decisione è destinato a essere dichiarato inammissibile.

Quando può essere disposta la proroga del trattenimento in un CPR per un richiedente protezione internazionale?
Secondo la sentenza, la proroga del trattenimento è legittima quando è pendente un ricorso giurisdizionale proposto dal cittadino straniero contro la decisione della Commissione Territoriale di rigetto della sua domanda di protezione. In base all’art. 6, commi 7 e 8, del d.lgs. 142/2015, il trattenuto può rimanere nel CPR per tutta la durata del procedimento, a condizione che non venga superata la durata massima complessiva del trattenimento.

Perché il ricorso del cittadino straniero è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non criticavano la reale ragione giuridica su cui si basava la decisione del Tribunale. Il Tribunale aveva prorogato il trattenimento a causa della pendenza di un altro ricorso, ma l’appellante ha basato le sue argomentazioni su questioni diverse e irrilevanti per quel fondamento (come la mancanza di progressi nel rimpatrio), senza contestare la circostanza che giustificava la proroga.

Chi è il soggetto legittimato a resistere in giudizio nei ricorsi contro i provvedimenti di trattenimento del Questore?
La Corte ha confermato che la Questura, su richiesta della quale viene emessa l’ordinanza di convalida o proroga, ha la legittimazione processuale passiva. Può stare in giudizio personalmente o tramite funzionari delegati, e il ricorso deve essere notificato presso l’Avvocatura Generale dello Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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