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Proroga termine lodo: la Cassazione decide

La Cassazione ha stabilito che la proroga termine lodo automatica, prevista dall’art. 820 c.p.c. in caso di CTU, si applica anche nell’arbitrato amministrato, a meno che il regolamento arbitrale non la escluda espressamente. Il silenzio del regolamento non equivale a una deroga alla norma di legge, confermando la validità di un lodo depositato oltre il termine originario ma entro quello prorogato.

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Proroga Termine Lodo: La Cassazione e la Volontà delle Parti

Nell’ambito dell’arbitrato, il rispetto dei termini è un elemento cruciale per garantire la validità della decisione finale. Ma cosa succede quando le regole scelte dalle parti non prevedono esplicitamente tutti i casi di estensione dei termini previsti dalla legge? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento fondamentale sulla proroga termine lodo, stabilendo un principio chiave: il silenzio del regolamento arbitrale non esclude l’applicazione delle norme di legge sulla proroga automatica.

I Fatti del Caso: Una Controversia sulla Scadenza del Lodo

La vicenda trae origine da una complessa operazione di cessione di partecipazioni societarie. A seguito di controversie sorte dall’accordo, le parti ricorrevano all’arbitrato, come previsto da una clausola compromissoria. Il procedimento era regolato dal Regolamento della Camera Arbitrale di Napoli, che fissava un termine di 180 giorni per il deposito del lodo.

Durante il procedimento, il Collegio Arbitrale disponeva una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), rinnovandola successivamente e ordinando anche l’esibizione di documenti. Queste attività istruttorie portavano a diverse proroghe del termine per il deposito della decisione finale.

Una delle parti impugnava il lodo arbitrale, sostenendo che fosse nullo perché depositato oltre la scadenza. Secondo la sua tesi, il Regolamento della Camera Arbitrale non contemplava la proroga automatica di 180 giorni prevista dall’art. 820, comma 4, del Codice di Procedura Civile in caso di ammissione di mezzi di prova o CTU. Pertanto, le proroghe concesse erano da considerarsi illegittime.

La Decisione della Corte sulla Proroga Termine Lodo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello e la validità del lodo arbitrale. Il ragionamento della Suprema Corte si è concentrato sull’interpretazione del rapporto tra la volontà delle parti (espressa tramite l’accettazione del regolamento arbitrale) e le norme dispositive del codice di procedura civile.

L’Applicabilità della Proroga Automatica ex art. 820 c.p.c.

Il punto centrale della controversia era se il Regolamento arbitrale, che prevedeva specifiche ipotesi di proroga (per giustificati motivi o per accordo delle parti), escludesse implicitamente l’applicazione della proroga automatica prevista dalla legge. La Cassazione ha risposto negativamente. Ha chiarito che la norma sulla proroga automatica (art. 820, c. 4, c.p.c.) è una norma dispositiva, ovvero derogabile dalla volontà delle parti. Tuttavia, tale deroga deve essere espressa e chiara. Il semplice silenzio del regolamento su questo punto non può essere interpretato come una volontà di escludere l’applicazione della legge.

La Coesistenza tra Proroga Automatica e Proroga Discrezionale

La Corte ha inoltre specificato che le due tipologie di proroga possono coesistere. La proroga automatica scatta ex lege al verificarsi di determinate condizioni (come l’ammissione di una CTU). Le proroghe discrezionali, previste dal Regolamento, operano invece su richiesta di parte o per decisione motivata degli arbitri in altre circostanze. L’una non esclude l’altra. Nel caso di specie, la prima proroga era scattata automaticamente con l’ammissione della CTU; le successive erano state legittimamente concesse dalla Corte Arbitrale sulla base dei “giustificati motivi” previsti dal regolamento, identificati nella necessità di rinnovare la consulenza tecnica.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione sul principio che una norma dispositiva di legge si applica a meno che non sia stata espressamente derogata. Le parti, scegliendo un arbitrato amministrato, accettano il suo regolamento, ma questo non crea una disciplina completamente avulsa dall’ordinamento generale. Se le parti o il regolamento avessero voluto escludere la proroga automatica, avrebbero dovuto dichiararlo esplicitamente. Il regolamento, invece, si era limitato a derogare un’altra norma (quella sulla durata standard del procedimento, riducendola da 240 a 180 giorni) e a richiamare un’altra ipotesi di proroga (quella del comma 3 dell’art. 820 c.p.c.), ma non aveva detto nulla riguardo alla proroga automatica del comma 4.

Questo silenzio, secondo la Corte, non può creare un vuoto normativo né essere interpretato come una volontà implicita di esclusione. Anzi, non applicare la proroga automatica in casi di istruttorie complesse (come una CTU) porterebbe a conclusioni “inaccettabili”, costringendo gli arbitrati a concludersi in termini troppo brevi e potenzialmente pregiudicando l’accertamento della verità. La volontà delle parti, inoltre, è stata valorizzata anche in senso contrario alla tesi dei ricorrenti: avendo entrambe richiesto un’istruttoria complessa, era evidente che non intendevano vincolarsi a un termine di soli 180 giorni.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per chi redige clausole compromissorie e partecipa a procedimenti arbitrali. La volontà di derogare a norme di legge, anche se dispositive, deve essere manifestata in modo inequivocabile. Il silenzio non basta. Le parti che desiderano una disciplina arbitrale completamente autosufficiente e non integrabile dalle norme del codice di procedura civile devono specificarlo chiaramente nei loro accordi o scegliere regolamenti che contengano tale previsione espressa. In assenza di ciò, le norme codicistiche, come quella sulla proroga automatica del termine per il deposito del lodo, restano pienamente applicabili, garantendo flessibilità al procedimento e tutelando la validità della decisione finale.

In un arbitrato amministrato, le norme di legge sulla proroga automatica del termine si applicano anche se non menzionate nel regolamento?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la proroga automatica prevista dall’art. 820, comma 4, c.p.c. si applica di default, a meno che le parti o il regolamento arbitrale scelto non la escludano espressamente. Il silenzio del regolamento non costituisce una deroga.

Il silenzio di un regolamento arbitrale su una norma di legge equivale a una volontà di non applicarla?
No. Per la Corte, il silenzio non può essere interpretato come una volontà implicita di escludere l’applicazione di una norma di legge dispositiva. La deroga deve essere chiara ed espressa.

Possono coesistere nello stesso arbitrato sia una proroga automatica prevista dalla legge sia una proroga discrezionale prevista da un regolamento?
Sì. La Corte ha chiarito che i due tipi di proroga operano su piani diversi e possono coesistere. La proroga automatica scatta al verificarsi di presupposti di legge (es. ammissione di CTU), mentre quella discrezionale può essere concessa dagli arbitri per altre ragioni giustificate previste dal regolamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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