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Proprietà superficiaria su suolo demaniale: Cassazione

Una società che gestisce un chiosco su area demaniale, dopo aver ottenuto una sanatoria edilizia, si è vista negare la proprietà superficiaria dell’immobile. La Corte di Cassazione, con la sentenza 4914/2024, ha annullato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che la speciale procedura di sanatoria prevista dalla L. 47/1985 può derogare al principio generale dell’accessione. Il completamento di tale iter, inclusa la stipula di un’apposita convenzione, può costituire una proprietà superficiaria in capo al privato, separata dalla proprietà pubblica del suolo. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per verificare l’esistenza di tale convenzione.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Proprietà superficiaria: è possibile possedere un immobile su suolo pubblico?

La questione della proprietà di un edificio costruito su un terreno appartenente a un ente pubblico è un tema complesso, che contrappone il diritto del privato a quello dello Stato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 4914/2024) ha fatto luce su un aspetto cruciale: la possibilità di acquisire la proprietà superficiaria di un immobile abusivo, successivamente sanato, eretto su area demaniale. Questa pronuncia chiarisce come una legge speciale possa prevalere sul principio generale dell’accessione, aprendo scenari importanti per i concessionari di beni pubblici.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di una società, gestore di un chiosco-bar su un’area demaniale marittima, di vedere riconosciuto il proprio diritto di proprietà superficiaria sul manufatto. La società aveva ottenuto dal Comune una concessione edilizia in sanatoria ai sensi della Legge n. 47/1985. Nonostante la regolarizzazione, l’Agenzia del Demanio sosteneva che il chiosco fosse di proprietà dello Stato in virtù del principio di accessione, secondo cui tutto ciò che viene costruito sul suolo appartiene al proprietario del suolo stesso.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione all’Agenzia del Demanio, rigettando le richieste della società. I giudici di merito avevano applicato la regola generale del Codice Civile, senza considerare le specificità della normativa sulla sanatoria edilizia.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Proprietà Superficiaria

La Corte di Cassazione ha ribaltato le precedenti decisioni, accogliendo il ricorso della società. Il punto centrale della sentenza è l’interpretazione dell’articolo 32 della Legge n. 47/1985, che disciplina la sanatoria di opere abusive su aree di proprietà pubblica.

La Prevalenza della Legge Speciale sulla Sanatoria

I giudici supremi hanno chiarito che la Legge n. 47/1985 introduce una disciplina speciale che deroga al principio generale dell’accessione (art. 934 c.c.). Questa normativa prevede che il rilascio della sanatoria per opere su suolo pubblico sia subordinato a due condizioni:

1. La disponibilità dell’ente proprietario a concedere l’uso del suolo.
2. La stipula di una convenzione per la cessione del diritto di superficie per un periodo massimo di sessanta anni.

La Corte d’Appello aveva commesso un errore gerarchico, dando più peso a una circolare ministeriale (fonte normativa secondaria) rispetto alla legge (fonte primaria), e applicando in modo automatico il principio di accessione.

Il Ruolo della Convenzione per il Diritto di Superficie

La Cassazione ha sottolineato che il completamento positivo dell’iter di sanatoria previsto dalla legge speciale rende la posizione di chi ha sanato del tutto analoga a quella di chi ha costruito fin dall’inizio con un titolo idoneo. Di conseguenza, il rilascio della sanatoria per un manufatto su area demaniale può portare alla costituzione di un vero e proprio diritto reale, qualificabile come proprietà superficiaria.
Tuttavia, l’elemento discriminante è la stipula della convenzione prevista dalla legge. Senza questo atto formale, che regola la cessione del diritto di superficie, non si può configurare la proprietà separata del manufatto. La Corte d’Appello non aveva indagato sull’esistenza di tale convenzione, un punto invece contestato dall’Agenzia del Demanio.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sulla corretta gerarchia delle fonti del diritto. Una legge speciale, come quella sulla sanatoria edilizia, prevale sulla norma generale del Codice Civile. L’errore della Corte distrettuale è stato quello di ignorare la procedura specifica delineata dall’art. 32 della L. 47/1985, che non solo permette di regolarizzare un abuso, ma può anche creare un diritto reale di proprietà superficiaria a favore del privato. Il giudice di merito avrebbe dovuto interpretare il contenuto della concessione demaniale, ove esistente, o in sua assenza, verificare il perfezionamento dell’intera procedura di sanatoria, inclusa la convenzione di cessione del diritto di superficie. Solo questa indagine avrebbe potuto stabilire la natura del diritto (reale o personale di godimento) vantato dalla società sul chiosco.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio fondamentale: la sanatoria di un immobile su suolo pubblico non è un mero atto di regolarizzazione amministrativa, ma può essere il fondamento per la costituzione di un diritto di proprietà superficiaria. Per i concessionari e per chiunque abbia regolarizzato opere su aree demaniali, questa decisione offre una maggiore tutela, a condizione che l’iter previsto dalla legge sia stato integralmente rispettato. La Corte di Cassazione ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte d’Appello, che dovrà ora accertare se, nel caso specifico, sia stata stipulata la convenzione per la cessione del diritto di superficie, atto decisivo per determinare la titolarità del chiosco.

Costruire su un terreno dello Stato rende automaticamente lo Stato proprietario dell’edificio?
Generalmente sì, per il principio di accessione. Tuttavia, questa sentenza chiarisce che la procedura di sanatoria della Legge n. 47/1985 è un’eccezione che può creare una proprietà superficiaria in capo a chi ha costruito, separata da quella del suolo.

Cosa è necessario per ottenere la proprietà superficiaria di un immobile sanato su suolo pubblico?
È indispensabile che la procedura di sanatoria (ex art. 32, L. n. 47/1985) sia stata completata, inclusa la stipula di una specifica convenzione con l’ente pubblico proprietario, che cede formalmente e a titolo oneroso il diritto di superficie per un tempo determinato.

La sola regolarizzazione edilizia (sanatoria) è sufficiente a garantire la proprietà dell’immobile?
No. Per gli immobili su suolo pubblico, la sanatoria è un presupposto fondamentale ma non sufficiente. Deve essere accompagnata dalla disponibilità dell’ente proprietario e dalla successiva convenzione che regola la cessione del diritto di superficie. Senza questa convenzione, la proprietà superficiaria non sorge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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