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Proposta concorrente: quando è inammissibile il ricorso

Una holding ha presentato una proposta concorrente in una procedura di concordato preventivo, respinta in primo e secondo grado. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, stabilendo che il provvedimento di rigetto di una proposta concorrente non è definitivo, ma un atto endoprocedimentale. Eventuali vizi possono essere fatti valere solo in sede di opposizione all’omologazione della proposta principale.

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Proposta Concorrente: la Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Impugnazione

Nel complesso scenario del diritto fallimentare, l’istituto della proposta concorrente rappresenta uno strumento cruciale per i creditori che intendono partecipare attivamente alla risoluzione della crisi d’impresa. Tuttavia, quali sono i rimedi esperibili se tale proposta viene respinta? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiarimento sulla natura del provvedimento di rigetto e sui limiti della sua impugnabilità, delineando un percorso processuale ben definito per la tutela dei creditori proponenti.

I Fatti di Causa

Una società per azioni, in stato di crisi, avviava una procedura di concordato preventivo. Nel corso di tale procedura, una società holding, creditrice dell’impresa, presentava una proposta concorrente, come consentito dalla legge fallimentare. Il Tribunale, tuttavia, dichiarava la proposta inammissibile per diverse ragioni, tra cui il mancato raggiungimento della soglia minima di crediti richiesta dalla legge (10%) per poter presentare tale proposta e il tardivo deposito della documentazione necessaria.

La società holding presentava reclamo presso la Corte d’Appello, la quale confermava la decisione del Tribunale. Non ritenendosi soddisfatta, la holding proponeva ricorso per cassazione avverso il decreto della Corte d’Appello, ritenendolo lesivo dei propri diritti.

La Decisione sulla Proposta Concorrente e il Ruolo della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del diritto processuale: l’impugnabilità in Cassazione, ai sensi dell’art. 111 della Costituzione, è riservata esclusivamente ai provvedimenti che abbiano carattere decisorio e definitivo.

Secondo gli Ermellini, il decreto che dichiara inammissibile una proposta concorrente, anche se confermato in sede di reclamo, non possiede tali caratteristiche. Non si tratta di una decisione che risolve in modo definitivo una controversia su diritti soggettivi, ma piuttosto di un atto endoprocedimentale, destinato ad essere assorbito dalla decisione finale sull’omologazione del piano di concordato principale.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha argomentato che il sistema normativo offre al proponente di una proposta concorrente un altro e più appropriato strumento di tutela. Il creditore la cui proposta è stata respinta non resta privo di difese, ma deve attendere la fase finale della procedura. In quella sede, ovvero nel giudizio di omologazione della proposta del debitore, egli potrà far valere ogni eventuale profilo di illegittimità, inclusa l’erronea reiezione della propria offerta.

Il giudizio di opposizione all’omologazione (ex art. 180 l. fall.) è, infatti, la sede deputata alla verifica definitiva della regolarità dell’intera procedura. Permettere un ricorso immediato in Cassazione contro il rigetto della proposta concorrente significherebbe frammentare il procedimento e ritardarne la conclusione, in contrasto con l’esigenza di celerità che caratterizza le procedure concorsuali. La Corte ha richiamato un recente orientamento delle Sezioni Unite (Cass., Sez. U., 22423/2023), consolidando l’idea che i provvedimenti non definitivi, revocabili o modificabili nel corso del giudizio, non sono soggetti a ricorso straordinario.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia ha importanti implicazioni pratiche per i creditori. Essa chiarisce che la strategia processuale corretta, in caso di rigetto di una proposta concorrente, non è l’immediato ricorso in Cassazione. Al contrario, il creditore deve attendere la fase di omologazione del piano principale e, in quella sede, presentare opposizione, sollevando tutte le censure relative all’illegittimità del rigetto della sua proposta. Questa impostazione garantisce l’unitarietà e la speditezza della procedura di concordato, concentrando il controllo di legalità nella sua fase conclusiva e decisiva.

È possibile impugnare immediatamente in Cassazione un decreto che dichiara inammissibile una proposta concorrente?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale decreto non è immediatamente ricorribile perché non ha carattere definitivo e decisorio. Si tratta di un provvedimento destinato ad essere assorbito nella decisione finale di omologazione.

Perché il decreto di rigetto di una proposta concorrente non è considerato definitivo?
Non è considerato definitivo perché non decide in modo irrevocabile sui diritti soggettivi delle parti. La sua legittimità può essere riesaminata e contestata in una fase successiva e conclusiva della procedura, ovvero durante il giudizio di opposizione all’omologazione del piano principale.

Qual è lo strumento di tutela per un creditore la cui proposta concorrente viene respinta?
Il creditore deve attendere la fase di omologazione della proposta del debitore. In tale sede, può presentare opposizione (ai sensi dell’art. 180 della legge fallimentare) e far valere ogni profilo di illegittimità relativo al rigetto della propria proposta, chiedendo al Tribunale di verificare la regolarità dell’intera procedura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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