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Progressione verticale: stop senza autorizzazione

La Corte di Cassazione ha negato il diritto alla progressione verticale a due dipendenti pubblici. Nonostante fossero risultati idonei in una selezione per 920 posti, l’Amministrazione aveva ricevuto autorizzazione solo per 460. La Corte ha stabilito che la mancanza dell’autorizzazione per i posti successivi e l’entrata in vigore di una nuova normativa (d.lgs. 150/2009) hanno impedito il sorgere di un diritto soggettivo all’inquadramento superiore, trattandosi di una mera aspettativa.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Progressione Verticale: Il Diritto all’Inquadramento Svanisce Senza Autorizzazione Preventiva

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema delicato della progressione verticale nel pubblico impiego, chiarendo un punto fondamentale: la semplice idoneità in una graduatoria non genera un diritto soggettivo all’assunzione se manca l’autorizzazione amministrativa a coprire i posti. Anche l’intervento di una nuova legge può legittimamente bloccare le aspettative dei candidati. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Una Selezione a Metà

La vicenda nasce da una procedura di selezione interna indetta da un Ministero per il passaggio di personale da un’area funzionale inferiore a una superiore. L’Amministrazione aveva richiesto l’autorizzazione per coprire ben 920 posti, ma un DPCM del 2007 ne aveva autorizzati, in una prima fase, soltanto 460.

Nonostante ciò, il Ministero aveva bandito le procedure di selezione per tutti i 920 posti, specificando però che l’inquadramento per le posizioni oltre la 460esima sarebbe avvenuto solo a seguito della concessione della necessaria autorizzazione integrativa.

Due dipendenti, collocatisi in graduatoria oltre i primi 460 posti, hanno agito in giudizio per vedersi riconosciuto il diritto all’inquadramento superiore. La loro situazione si è complicata ulteriormente con l’entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2009 (la cosiddetta “Riforma Brunetta”), che ha modificato le regole per le progressioni di carriera, privilegiando il concorso pubblico.

Progressione Verticale e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, confermando la decisione della Corte d’Appello, ha rigettato il ricorso dei dipendenti. Il fulcro della decisione risiede nella natura della posizione giuridica dei ricorrenti al momento dell’entrata in vigore della nuova legge. Secondo i giudici, i dipendenti non avevano ancora maturato un “diritto quesito” all’assunzione, ma soltanto una mera aspettativa.

La progressione verticale, infatti, non è un semplice avanzamento di carriera, ma una vera e propria novazione del rapporto di lavoro, equiparabile a una nuova assunzione. Come tale, è soggetta a un procedimento complesso che richiede, come condizione imprescindibile, l’autorizzazione preventiva alla copertura dei posti da parte degli organi competenti.

Le Motivazioni della Corte: L’Impatto dello Ius Superveniens

La Corte ha spiegato che il diritto soggettivo all’assunzione per il candidato sorge solo quando la procedura si è conclusa con l’approvazione della graduatoria e, soprattutto, quando il candidato si trova in posizione utile rispetto ai posti messi a concorso e già autorizzati. Nel caso di specie, al momento dell’entrata in vigore del d.lgs. 150/2009, mancavano due elementi fondamentali:

1. L’autorizzazione: L’autorizzazione per i posti dal 461 al 920 non era mai stata concessa.
2. L’approvazione della graduatoria: La graduatoria relativa ai profili dei ricorrenti è stata approvata solo successivamente alla riforma.

Di conseguenza, lo ius superveniens (la nuova legge) ha legittimamente modificato l’assetto normativo, impedendo all’Amministrazione di procedere con assunzioni basate su una procedura (la selezione interamente riservata) non più consentita dalla nuova disciplina. La Corte ha sottolineato che il bando stesso subordinava l’inquadramento per i posti ulteriori al rilascio dell’autorizzazione, rendendo palese la natura condizionata della procedura.

Inoltre, è stato respinto l’argomento basato sul cosiddetto turn over. L’accordo sindacale citato dai ricorrenti prevedeva lo scorrimento solo per i posti dei vincitori che si fossero resi vacanti (per rinunce, pensionamenti, etc.), non per ampliare il numero degli assunti oltre i posti originariamente autorizzati.

Le Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza sulla Progressione Verticale

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per il pubblico impiego: le aspettative dei dipendenti, per quanto legittime, devono cedere il passo al rispetto delle norme imperative sulla programmazione del fabbisogno di personale e sulle coperture finanziarie. Per poter vantare un diritto quesito alla progressione verticale, non basta superare una selezione; è necessario che l’intera fattispecie si sia perfezionata in ogni suo elemento, inclusa l’autorizzazione amministrativa, prima di eventuali modifiche normative. In assenza di tale completamento, la posizione del candidato resta una semplice aspettativa, soggetta a essere travolta da un ius superveniens che modifichi le regole del gioco.

Un dipendente pubblico idoneo in una graduatoria per progressione verticale ha un diritto automatico all’assunzione?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il diritto soggettivo all’assunzione sorge solo quando la graduatoria è approvata e il candidato si trova in posizione utile rispetto ai posti messi a concorso e preventivamente autorizzati. La mera idoneità costituisce solo una legittima aspettativa.

Una nuova legge può bloccare lo scorrimento di una graduatoria approvata dopo la sua entrata in vigore?
Sì. Se al momento dell’entrata in vigore della nuova legge (ius superveniens) la fattispecie per l’assunzione non si è ancora perfezionata (ad esempio, manca l’autorizzazione per i posti o l’approvazione della graduatoria), la nuova normativa si applica e può legittimamente impedire l’assunzione se questa non è più conforme alle nuove regole.

L’Amministrazione è obbligata ad assumere tramite scorrimento per coprire i posti vacanti per turn-over?
Non necessariamente per ampliare il numero degli assunti. Nel caso specifico, la Corte ha interpretato l’accordo sindacale nel senso che lo scorrimento per turn-over era previsto solo per coprire i posti, già autorizzati, resisi vacanti a seguito di rinunce o cessazioni dal servizio dei vincitori, non per assumere idonei collocati oltre il numero di posizioni autorizzate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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