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Progressione economica: diritto anche se in pensione

Un dipendente pubblico, collocato utilmente in una graduatoria per la progressione economica, veniva escluso perché cessato dal servizio per pensionamento prima dell’approvazione definitiva. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore, stabilendo che il diritto alla progressione economica matura in base all’attività svolta nel periodo di riferimento e non può essere negato a causa di ritardi amministrativi. La progressione ha natura premiale e corrispettiva, non solo incentivante per il futuro, pertanto il pensionamento successivo alla selezione non è un motivo legittimo di esclusione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Progressione Economica: Spetta Anche al Dipendente Andato in Pensione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4680 del 2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di pubblico impiego: il diritto alla progressione economica spetta anche al dipendente che, dopo aver superato la selezione, è andato in pensione prima dell’approvazione formale della graduatoria. Questa decisione sottolinea come tale avanzamento non sia solo un incentivo per il futuro, ma anche un riconoscimento per il lavoro e le competenze già maturate.

I Fatti del Caso

Un dipendente di un’agenzia fiscale partecipava a una procedura selettiva per lo sviluppo economico all’interno della propria area, bandita alla fine del 2010. A seguito della selezione, si collocava in posizione utile nella graduatoria approvata quasi due anni dopo, nel novembre 2012.

Tuttavia, pochi mesi dopo, l’Amministrazione decideva di riformare la graduatoria, escludendo tutti coloro che, alla data del 29 dicembre 2012, erano cessati dal servizio per qualsiasi motivo, incluso il pensionamento. Il lavoratore, rientrando in questa casistica, si vedeva privato del riconoscimento economico ottenuto.

Di fronte al rigetto delle sue domande da parte della Corte d’Appello, che aveva ritenuto legittima l’esclusione, il dipendente ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla progressione economica

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione di secondo grado, accogliendo le ragioni del lavoratore. Ha cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata sui principi di diritto enunciati.

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione della natura della progressione economica, comunemente nota come ‘progressione orizzontale’.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha chiarito che la progressione economica nel pubblico impiego assolve a una pluralità di funzioni, non limitandosi a quella puramente incentivante. Nello specifico, essa ha una triplice natura:

1. Funzione Corrispettiva: Compensa la maggiore flessibilità richiesta ai dipendenti.
2. Funzione Premiale: Riconosce il grado di abilità professionale e l’esperienza acquisita nel tempo.
3. Funzione Incentivante: Promuove il miglioramento dell’efficienza dei servizi istituzionali.

L’errore della Corte d’Appello e dell’Amministrazione è stato quello di concentrarsi esclusivamente sulla funzione incentivante, legando il beneficio alla permanenza in servizio per future prestazioni. Secondo la Cassazione, tale visione è riduttiva e non tiene conto di un elemento cruciale: la retroattività della progressione. L’avanzamento economico, infatti, decorre dal 1° gennaio dell’anno di riferimento, a prescindere da quando si concluda la procedura selettiva.

Questa retroattività, argomentano i giudici, serve proprio a neutralizzare i ritardi burocratici, ancorando il beneficio ai miglioramenti e alle competenze che il lavoratore ha già dimostrato nel periodo valutato. Se lo scopo fosse solo incentivare il lavoro futuro, la retroattività non avrebbe senso.

Di conseguenza, una volta avviata la procedura, non è possibile introdurre un ‘requisito aleatorio’ come la permanenza in servizio al momento dell’approvazione finale della graduatoria, se non previsto esplicitamente dalla contrattazione collettiva o dal bando. Il diritto del lavoratore si consolida con il superamento della selezione, basata sulle performance passate.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza per i dipendenti pubblici. Le conclusioni che se ne traggono sono chiare:

* Il diritto a un beneficio economico maturato attraverso una selezione non può essere vanificato da ritardi amministrativi nella conclusione del procedimento.
* La progressione economica è primariamente un riconoscimento del valore professionale e dell’esperienza pregressa del lavoratore. La cessazione dal servizio per pensionamento non può cancellare retroattivamente un diritto già maturato.
* Le Pubbliche Amministrazioni devono attenersi scrupolosamente a quanto previsto dalla contrattazione collettiva e dai bandi, senza introdurre ex post condizioni penalizzanti e non previste che ledono il legittimo affidamento dei lavoratori.

Un dipendente pubblico ha diritto alla progressione economica se va in pensione prima dell’approvazione della graduatoria finale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il diritto alla progressione economica matura sulla base del superamento della selezione e delle competenze dimostrate nel periodo di riferimento. L’esclusione a causa del pensionamento avvenuto prima dell’approvazione formale della graduatoria è illegittima, in quanto introduce un requisito non previsto e contrario alla natura premiale e corrispettiva del beneficio.

Qual è la natura giuridica della progressione economica (o orizzontale) nel pubblico impiego?
La progressione economica ha una triplice funzione: corrispettiva (compensa la flessibilità), premiale (riconosce l’abilità e l’esperienza acquisite) e incentivante (promuove l’efficienza futura). Non può essere ridotta al solo aspetto incentivante.

Perché la retroattività della progressione economica è un elemento importante per la decisione?
La retroattività al 1° gennaio dell’anno di riferimento dimostra che l’intento delle parti collettive è quello di legare il beneficio ai miglioramenti già realizzati dal dipendente in passato, neutralizzando i ritardi burocratici delle procedure selettive. Se lo scopo fosse solo incentivare il futuro, la retroattività sarebbe ingiustificata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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