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Progressione economica: diritto anche per i pensionati

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4673/2024, ha stabilito che i dipendenti pubblici hanno diritto alla progressione economica anche se sono andati in pensione prima dell’approvazione della graduatoria. Il caso riguardava tre lavoratrici escluse da una graduatoria perché avevano cessato il servizio. La Corte ha accolto il loro ricorso, affermando che la progressione economica non serve solo a incentivare il lavoro futuro, ma anche a premiare le competenze e l’esperienza già maturate. L’esclusione è stata quindi ritenuta illegittima.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Progressione economica: la Cassazione riconosce il diritto anche ai dipendenti pensionati

Un dipendente pubblico che matura i requisiti per una progressione economica ha diritto a ottenerla anche se va in pensione prima che la graduatoria finale venga approvata? A questa domanda ha dato una risposta chiara e definitiva la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 4673 del 21 febbraio 2024. La Suprema Corte ha stabilito un principio fondamentale: lo sviluppo di carriera ha una funzione premiale per l’attività già svolta e non può essere negato a causa di ritardi procedurali dell’amministrazione.

I Fatti del Caso: Una Graduatoria Modificata Post-Pensionamento

La vicenda nasce dal ricorso di tre lavoratrici di un’agenzia fiscale. Nel 2010, avevano partecipato a una selezione interna per ottenere una progressione economica, ovvero un passaggio a una fascia retributiva superiore (da F3 a F4) all’interno della stessa area di inquadramento. Nel corso del 2012, le tre dipendenti sono andate in pensione.

Successivamente, nel novembre 2012, l’amministrazione ha approvato la graduatoria della selezione, in cui le lavoratrici risultavano collocate in posizione utile. Tuttavia, con una nota dell’aprile 2013, l’ente ha riformato la graduatoria, escludendo tutti coloro che, come le ricorrenti, erano cessati dal servizio prima di una certa data. La motivazione addotta era che la progressione avesse uno scopo incentivante per le prestazioni future, scopo che non poteva essere raggiunto con personale già in pensione.

Il Percorso Giudiziario e la progressione economica

Le lavoratrici hanno impugnato la decisione. Mentre il Tribunale di primo grado ha dato loro ragione, la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza, accogliendo la tesi dell’amministrazione. Secondo i giudici d’appello, l’attribuzione di un beneficio economico a soggetti non più in servizio sarebbe stata priva di causa, rendendo legittima la loro esclusione.

Le dipendenti hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la progressione economica non è solo un incentivo per il futuro, ma anche e soprattutto un riconoscimento per le competenze e l’esperienza già maturate. Hanno inoltre criticato l’amministrazione per aver modificato unilateralmente le regole della procedura dopo la sua conclusione, ledendo il loro legittimo affidamento.

La Decisione della Cassazione: Un Diritto Acquisito

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi principali del ricorso, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un’altra sezione della stessa Corte per una nuova decisione.

Le Motivazioni: la progressione economica come premio per il passato

La Suprema Corte ha chiarito che la progressione economica nel pubblico impiego svolge una triplice funzione:
1. Corrispettiva: Compensa la maggiore flessibilità richiesta al dipendente.
2. Premiale: Riconosce e premia il grado di abilità professionale acquisito nel tempo.
3. Incentivante: Promuove miglioramenti nell’efficienza dei servizi.

La Corte d’Appello ha commesso un errore concentrandosi esclusivamente sulla funzione incentivante, trascurando le altre due. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la procedura selettiva si basa sulla valutazione delle competenze e dei titoli posseduti dal dipendente negli anni precedenti. La decorrenza retroattiva del beneficio economico, prevista dai contratti collettivi, serve proprio a neutralizzare i ritardi procedurali, legando l’avanzamento ai miglioramenti già realizzati e non a quelli futuri.

Introdurre il requisito della permanenza in servizio al momento dell’approvazione della graduatoria, hanno concluso i giudici, equivarrebbe ad aggiungere un elemento aleatorio non previsto dalla contrattazione collettiva, che finirebbe per vanificare un diritto già maturato sulla base dell’attività lavorativa prestata.

Le Conclusioni: Un Principio di Giustizia per i Lavoratori

Questa ordinanza stabilisce un principio di equità e giustizia di grande importanza. Afferma che i diritti maturati dai lavoratori durante il loro percorso professionale non possono essere annullati da ritardi burocratici o da interpretazioni restrittive delle norme. La progressione economica è un riconoscimento del valore creato dal dipendente nel corso degli anni e, come tale, gli spetta anche se il percorso lavorativo si conclude prima della formalizzazione del beneficio. La decisione protegge il legittimo affidamento dei dipendenti nei confronti dell’amministrazione e garantisce che il merito e l’esperienza vengano sempre premiati.

Un dipendente pubblico ha diritto alla progressione economica se va in pensione prima dell’approvazione della graduatoria finale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il diritto alla progressione matura sulla base delle competenze e dell’esperienza acquisite durante il servizio. La permanenza in servizio al momento dell’approvazione della graduatoria non è un requisito necessario, poiché il beneficio ha anche una funzione premiale per il lavoro già svolto.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto illegittima l’esclusione dei lavoratori in pensione dalla graduatoria?
Perché l’esclusione si basava su un’interpretazione errata della natura della progressione economica, considerandola solo come un incentivo per prestazioni future. La Corte ha invece chiarito che essa serve anche a compensare e premiare le abilità già dimostrate, rendendo illegittimo negare il beneficio a chi ha maturato i requisiti ma è nel frattempo andato in pensione.

Che cos’è la funzione premiale della progressione economica menzionata nella sentenza?
La funzione premiale consiste nel riconoscere e ricompensare il diverso e maggiore grado di abilità professionale che un dipendente ha acquisito progressivamente nell’esercizio delle sue funzioni. È un premio per il passato e per le competenze maturate, non solo uno stimolo per il futuro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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