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Progressione economica: anno finito e data assunzione

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale per la progressione economica dei dipendenti pubblici. Analizzando il caso di un ricercatore, ha chiarito che l’anzianità necessaria per il passaggio alle fasce stipendiali superiori (il cosiddetto ‘anno finito’) si matura alla data anniversaria dell’assunzione e non al 31 dicembre di ogni anno. Questa interpretazione previene disparità di trattamento e garantisce che l’avanzamento di carriera sia legato all’effettiva anzianità di servizio individuale, annullando la decisione della Corte d’Appello che aveva avallato un’interpretazione penalizzante per il lavoratore.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Progressione economica: l’anzianità si calcola dall’assunzione, non a fine anno

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha posto fine a un’annosa questione riguardante la progressione economica nel pubblico impiego, in particolare per i dipendenti degli enti di ricerca. La Suprema Corte ha chiarito che l’anzianità richiesta per passare alla fascia stipendiale successiva deve essere calcolata a partire dalla data di assunzione di ogni singolo lavoratore, e non facendo riferimento alla fine dell’anno solare. Questa decisione garantisce un trattamento più equo e previene ingiustificate disparità.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dal ricorso di un ricercatore di un importante ente di ricerca nazionale, assunto nel 1983. Il lavoratore lamentava un ritardo nell’attribuzione delle fasce stipendiali superiori (dalla quarta alla sesta) a causa di un’errata interpretazione del contratto collettivo nazionale di lavoro (c.c.n.l.) da parte dell’ente datore di lavoro.

Secondo l’ente, il passaggio di fascia doveva avvenire al termine dell’anno solare in cui maturava l’anzianità richiesta. Ad esempio, il passaggio alla quarta fascia, previsto dopo 12 anni di servizio, gli era stato riconosciuto dal 1° luglio 2002 anziché dal 1° luglio 2001. Questo slittamento temporale, applicato anche per le fasce successive, aveva causato un danno economico al ricercatore, facendolo persino incorrere nel blocco degli stipendi introdotto nel 2010.

Mentre il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto le ragioni del lavoratore, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, sposando la tesi dell’ente e ritenendo che l’espressione “anni finiti” contenuta nel c.c.n.l. dovesse intendersi come anni interamente completati, con una permanenza che si estendeva fino alla fine dell’anno solare di riferimento.

La Questione sulla Progressione Economica e il Calcolo dell’Anzianità

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione della normativa contrattuale collettiva e, in particolare, della locuzione “anni finiti” come requisito per la progressione economica. La domanda era: l’anno di anzianità utile al passaggio di fascia si completa all’anniversario della data di assunzione o al 31 dicembre di quell’anno?

L’interpretazione della Corte d’Appello, favorevole al datore di lavoro, creava un’evidente e ingiustificata disparità di trattamento: un lavoratore assunto il 1° gennaio avrebbe visto la sua progressione di carriera allineata all’anno solare, mentre un lavoratore assunto a dicembre avrebbe maturato quasi 11 mesi di servizio in più prima di vedere riconosciuto il proprio avanzamento. Era proprio questa irragionevolezza a essere contestata dal ricorrente dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto i motivi del lavoratore, cassando con rinvio la sentenza della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno affermato che l’interpretazione corretta della contrattazione collettiva è quella che lega la maturazione dell’anzianità alla data di assunzione del singolo dipendente.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che l’interpretazione fornita dalla Corte d’Appello fosse errata e “irragionevole”. Il principio stabilito è che, quando la contrattazione collettiva dispone il passaggio di fascia al compimento di un determinato anno di anzianità, questo deve intendersi come anno di servizio effettivamente e integralmente compiuto a partire dalla data di assunzione.

L’espressione “gli anni […] devono considerarsi finiti” non può essere distorta per giustificare un prolungamento del periodo di permanenza in una fascia fino alla fine dell’anno solare. Una simile lettura, oltre a non trovare fondamento letterale, genererebbe una palese ed ingiustificata disparità di trattamento tra i lavoratori, premiando di fatto chi è stato assunto all’inizio dell’anno e penalizzando gli altri, senza alcuna valida giustificazione. La Corte ha ribadito il proprio potere di interpretare direttamente i contratti e accordi collettivi nazionali, stabilendo un principio di diritto chiaro e vincolante.

Le Conclusioni

La decisione rappresenta un punto fermo per la tutela dei diritti dei lavoratori del pubblico impiego in materia di progressione economica. Viene sancito che l’anzianità di servizio è un dato individuale, legato intrinsecamente al rapporto di lavoro di ciascun dipendente, e non può essere omologato a una scadenza convenzionale come il 31 dicembre. La sentenza impugnata è stata annullata e il caso rinviato alla Corte d’Appello di Napoli, in diversa composizione, che dovrà ora ricalcolare la carriera del lavoratore attenendosi a questo principio, quantificando le differenze retributive a lui spettanti.

Come si calcola l’anzianità per la progressione economica nel pubblico impiego secondo questa ordinanza?
L’anzianità utile per il passaggio alla fascia stipendiale superiore si calcola a partire dalla data di assunzione di ciascun lavoratore. Il passaggio avviene una volta che l’anno di servizio richiesto è integralmente compiuto, indipendentemente dalla fine dell’anno solare.

Cosa significa l’espressione “anno finito” utilizzata nel contratto collettivo?
Significa che l’anno di anzianità richiesto per l’avanzamento deve essere interamente completato. La Corte di Cassazione ha chiarito che questo completamento si verifica all’anniversario della data di assunzione, non al 31 dicembre.

Perché l’interpretazione che lega la progressione di carriera al 31 dicembre è stata considerata illegittima?
È stata considerata illegittima perché irragionevole e ingiustificata. Creava una grave disparità di trattamento tra i lavoratori assunti all’inizio dell’anno e quelli assunti nei mesi successivi, poiché questi ultimi avrebbero dovuto attendere molto più tempo per vedere riconosciuto il loro avanzamento di carriera, pur avendo maturato la stessa anzianità di servizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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