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Progressione automatica: onere della prova del lavoratore

La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata redazione della nota di qualifica da parte del datore di lavoro non comporta il diritto automatico alla progressione automatica per il dipendente. L’inadempimento del datore può generare un diritto al risarcimento, ma non inverte l’onere della prova: spetta sempre al lavoratore dimostrare di possedere i requisiti di rendimento necessari per la promozione. Il ricorso del dipendente è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Progressione Automatica e Note di Qualifica: Cosa Succede se il Datore è Inadempiente?

La progressione automatica è un istituto fondamentale nel diritto del lavoro, che lega l’avanzamento di carriera al raggiungimento di determinati standard di rendimento. Ma cosa accade se il datore di lavoro omette di redigere le necessarie note di qualifica? Questo silenzio equivale a una valutazione positiva? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’inadempimento datoriale non garantisce alcun automatismo, lasciando in capo al lavoratore l’onere di dimostrare il proprio merito.

I Fatti del Caso

Un dipendente di un istituto di credito aspirava al riconoscimento del suo diritto alla promozione al grado superiore, con decorrenza dal 1° gennaio 1994. Tale promozione era subordinata all’ottenimento di una nota di qualifica almeno “sufficiente” per l’anno 1993. Tuttavia, in quell’anno, il lavoratore era stato sospeso dal servizio per un procedimento disciplinare, poi conclusosi con un licenziamento dichiarato illegittimo e la sua reintegra.

A causa di queste vicende, la Banca non aveva redatto la nota di qualifica per il 1993. Il lavoratore, forte delle valutazioni sufficienti ottenute nel biennio precedente (1991-1992), sosteneva che la mancata valutazione dovesse essere interpretata a suo favore, garantendogli la promozione.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello, giudicando in sede di rinvio dopo una prima cassazione, aveva respinto la domanda del lavoratore. I giudici avevano sottolineato che il regolamento aziendale prevedeva la conferma automatica della valutazione dell’anno precedente solo in un caso specifico: quando il dipendente avesse lavorato per meno di quattro mesi. Nel caso in esame, il lavoratore aveva prestato servizio per ben undici mesi nel 1993. Pertanto, secondo la Corte territoriale, non era possibile applicare tale norma né in via analogica né estensiva. L’inadempimento della Banca nel redigere la nota di qualifica non poteva fondare il diritto alla promozione, ma al massimo un diritto a conseguenze risarcitorie.

Le Motivazioni della Cassazione: Onere della Prova e Progressione Automatica

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d’appello, rigettando il ricorso del dipendente e chiarendo alcuni principi fondamentali in materia.

L’Interpretazione del Regolamento Aziendale

I giudici di legittimità hanno ribadito che i regolamenti aziendali, in quanto atti di autonomia negoziale, devono essere interpretati secondo i criteri stabiliti dal codice civile (artt. 1362 e ss.), cercando la comune volontà delle parti. L’applicazione estensiva di una norma è possibile solo a casi ragionevolmente assimilabili. Nel caso di specie, la situazione del lavoratore (in servizio per undici mesi) era del tutto diversa da quella prevista dal regolamento (servizio inferiore a quattro mesi), la cui ratio era l’impossibilità oggettiva di esprimere una valutazione per un periodo di lavoro troppo breve. Qui, invece, vi era un ingiustificato inadempimento dell’obbligo di valutazione da parte della Banca.

L’Inadempimento Datoriale e l’Onere della Prova

Il punto cruciale della decisione riguarda l’onere della prova. La Cassazione ha affermato che la mancata redazione delle note di qualifica è un inadempimento contrattuale della Banca. Tuttavia, questo inadempimento non fa scattare automaticamente la promozione. Per ottenere il risarcimento del danno (consistente nella mancata promozione), il lavoratore deve provare i fatti costitutivi del suo diritto, ovvero:

1. La mancata redazione della nota di qualifica.
2. Il positivo raggiungimento del livello di rendimento idoneo a legittimare la promozione.

In altre parole, il silenzio del datore di lavoro non equivale a una valutazione positiva. Spetta al dipendente dimostrare, con ogni mezzo di prova, che la sua prestazione lavorativa nel 1993 era stata sufficiente a meritare la promozione. Il principio di non contestazione, invocato dal lavoratore, non poteva trovare applicazione a causa della genericità delle sue allegazioni sul punto.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento: l’inadempienza del datore di lavoro all’obbligo di valutazione periodica del personale non solleva il lavoratore dall’onere di dimostrare il proprio merito. La progressione automatica non è una conseguenza diretta del silenzio datoriale. Quest’ultimo costituisce un illecito contrattuale che può dare diritto a un risarcimento, ma solo se il lavoratore riesce a provare in giudizio di aver effettivamente raggiunto gli standard di rendimento richiesti. La sentenza riafferma la centralità del principio dell’onere della prova (art. 2697 c.c.), secondo cui chi vuol far valere un diritto deve provarne i fatti che ne costituiscono il fondamento.

Se il mio datore di lavoro non compila la mia scheda di valutazione annuale, ho diritto automaticamente alla promozione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mancata redazione della nota di qualifica è un inadempimento del datore di lavoro che può dar luogo a un risarcimento del danno, ma non fa scattare in automatico il diritto alla promozione.

In caso di mancata valutazione da parte dell’azienda, chi deve provare che il rendimento era sufficiente per la promozione?
L’onere della prova spetta al lavoratore. È il dipendente che, per ottenere la promozione o il relativo risarcimento, deve dimostrare in giudizio di aver raggiunto il livello di rendimento richiesto per l’avanzamento di carriera.

L’inadempimento del datore di lavoro nel redigere le note di qualifica è irrilevante?
No, non è irrilevante. Costituisce un inadempimento contrattuale che può fondare una richiesta di risarcimento danni da parte del lavoratore. Tuttavia, non è una circostanza di per sé sufficiente a fondare il diritto alla progressione di carriera, per la quale è sempre necessaria la prova del merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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