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Produzione parziale estratti conto: onere della prova

Una associazione sportiva ha citato in giudizio un istituto di credito per addebiti illegittimi sul proprio conto corrente. La domanda è stata respinta perché la documentazione prodotta, consistente in una produzione parziale degli estratti conto, è stata ritenuta insufficiente a provare le proprie ragioni. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che l’onere di fornire una prova completa e idonea a ricostruire l’intero rapporto grava sul correntista che agisce in giudizio.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Produzione parziale estratti conto: onere della prova

Nelle controversie bancarie, la documentazione è tutto. Ma cosa succede se un correntista agisce in giudizio contro la propria banca fornendo solo una parte degli estratti conto? La recente ordinanza della Corte di Cassazione, n. 5013/2024, offre una risposta chiara e sottolinea un principio fondamentale: l’onere della prova grava su chi agisce. Una produzione parziale degli estratti conto può rivelarsi una strategia fallimentare, come dimostra il caso in esame.

I Fatti di Causa

Una associazione sportiva, titolare di un conto corrente, decideva di citare in giudizio il proprio istituto di credito. L’associazione lamentava una serie di addebiti illegittimi, la nullità di alcune clausole contrattuali (come quelle sulla capitalizzazione trimestrale e sui giorni di valuta) e chiedeva la rideterminazione del saldo e la restituzione di una somma considerevole.

Il Tribunale di primo grado dichiarava la domanda inammissibile, principalmente perché il rapporto di conto corrente era ancora attivo. La Corte d’Appello, pur riformando la prima decisione e ammettendo la possibilità di un’azione di accertamento anche a rapporto pendente, rigettava comunque la domanda nel merito. Il motivo? La carenza di prove. L’associazione, infatti, aveva prodotto solo gli estratti conto trimestrali dal 2004 al 2013 (per un conto aperto nel 1999) e, per di più, solo gli scalari relativi all’ultimo mese di ogni trimestre. Il consulente tecnico nominato dal giudice (CTU) aveva concluso che, con una documentazione così frammentaria, era impossibile ricostruire l’intero andamento del rapporto e verificare le presunte illegittimità.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’associazione ricorreva quindi in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel non considerare sufficienti i riassunti scalari prodotti. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile.

I giudici hanno chiarito un punto cruciale: la Corte d’Appello non ha stabilito una regola generale secondo cui gli estratti conto scalari sono sempre inidonei come prova. Ha invece condiviso le conclusioni tecniche del CTU, secondo cui, in quel caso specifico, la produzione parziale degli estratti conto, unita all’assenza dei contratti e della documentazione relativa ai primi cinque anni del rapporto, non permetteva di svolgere l’accertamento richiesto. La Cassazione ha ribadito di non poter entrare nel merito della valutazione delle prove, compito che spetta esclusivamente ai giudici dei gradi inferiori. Il tentativo del ricorrente di ottenere una diversa valutazione delle prove in sede di legittimità è stato quindi respinto.

Le Motivazioni: la produzione parziale degli estratti conto e l’onere della prova

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dell’articolo 2697 del Codice Civile, che disciplina l’onere della prova. Chiunque voglia far valere un diritto in giudizio ha il dovere di provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Nel contesto del diritto bancario, questo significa che il correntista che contesta la legittimità del saldo e chiede la restituzione di somme deve fornire al giudice tutti gli elementi necessari per ricostruire l’intero rapporto, sin dalla sua origine.

La Corte ha implicitamente confermato che una produzione parziale degli estratti conto non assolve a tale onere. Affidarsi a documenti incompleti o a semplici riassunti, specialmente per rapporti di lunga durata, espone al rischio concreto che il giudice, impossibilitato a verificare la fondatezza delle pretese, rigetti la domanda per insufficienza di prove. La valutazione del giudice di merito, se logicamente motivata sulla base delle risultanze istruttorie (come la relazione del CTU), non è sindacabile in sede di Cassazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per il Correntista

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per chiunque intenda intraprendere un’azione legale contro un istituto di credito. Non è sufficiente affermare di aver subito un torto; è indispensabile dimostrarlo con prove documentali complete ed esaustive. Prima di avviare una causa, è fondamentale raccogliere tutti i contratti, le comunicazioni e, soprattutto, la sequenza completa degli estratti conto per l’intero periodo contestato. In caso di documentazione mancante, è opportuno attivarsi per richiederla formalmente alla banca prima di procedere in via giudiziaria. Agire con leggerezza probatoria, come dimostra questo caso, può portare non solo al rigetto della domanda, ma anche alla condanna al pagamento delle spese legali.

È possibile agire contro la banca per l’accertamento del saldo se il conto corrente è ancora aperto?
Sì, la Corte di Appello ha ritenuto ammissibile la domanda di accertamento della nullità di clausole e di rideterminazione del saldo anche per un rapporto di conto corrente non ancora chiuso, riformando la decisione di primo grado.

La produzione dei soli estratti conto scalari è sufficiente per provare il proprio diritto in una causa contro la banca?
Non necessariamente. Come stabilito nel caso di specie, la produzione di soli estratti conto scalari, peraltro relativi a un periodo di tempo limitato e parziale, è stata ritenuta insufficiente per consentire una completa ricostruzione del rapporto e, di conseguenza, per assolvere all’onere della prova che grava sul correntista.

Su chi ricade l’onere di produrre tutti i documenti necessari in una causa per la rideterminazione del saldo del conto corrente?
L’onere della prova, secondo l’art. 2697 c.c., ricade sul correntista che agisce in giudizio. È quindi sua responsabilità fornire al giudice tutti i documenti (contratti, estratti conto completi, etc.) necessari a dimostrare la fondatezza delle proprie pretese fin dall’origine del rapporto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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