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Procedura Civile

Giurisdizione giudice amministrativo per dolo della P.A.
Una società ha citato in giudizio un Comune per i danni derivanti dalla demolizione di alcuni immobili, sostenendo che l'amministrazione avesse agito con dolo. La Corte di Cassazione, applicando il principio del petitum sostanziale, ha confermato la giurisdizione del giudice amministrativo. Ha stabilito che quando il danno è la conseguenza diretta di un provvedimento amministrativo, la controversia rientra nella competenza del giudice amministrativo, anche se si allega una condotta dolosa della Pubblica Amministrazione, poiché la questione attiene all'esercizio del potere pubblico.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio in un caso riguardante un contratto d'opera professionale. La decisione è scaturita dalla rinuncia reciproca al ricorso presentata sia dalla parte ricorrente, un ente ecclesiastico, sia dai professionisti controricorrenti. Di conseguenza, la Corte non ha provveduto alla liquidazione delle spese legali e ha escluso l'obbligo di versare un ulteriore contributo unificato, ponendo fine alla controversia prima di una decisione di merito.
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Motivazione apparente: la Cassazione annulla decreto
Un'ex sindaca di una società fallita ha richiesto il pagamento dei suoi compensi, ma il tribunale ha respinto la domanda opponendo una presunta responsabilità per danni. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, non per la tardività dell'eccezione, ma per la motivazione apparente del giudice di merito. La Corte ha ritenuto il ragionamento del tribunale talmente laconico e generico da essere incomprensibile, violando il requisito costituzionale di una motivazione effettiva e rinviando il caso per un nuovo esame.
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Motivazione apparente: Cassazione annulla decreto
La Corte di Cassazione ha annullato un decreto del Tribunale che respingeva la richiesta di ammissione al passivo fallimentare di un professionista. La ragione risiede nella motivazione apparente del provvedimento: il Tribunale aveva genericamente collegato il rigetto a una presunta negligenza del professionista, senza però specificare gli addebiti, il nesso di causa e i danni concreti. La Suprema Corte ha ribadito che una motivazione così laconica e incomprensibile equivale a un'assenza di motivazione, violando l'art. 111 della Costituzione e rendendo nullo il provvedimento.
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Specificità dell’appello: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d'Appello che aveva respinto il ricorso di un istituto di credito per presunta genericità. L'ordinanza sottolinea l'importanza di una corretta valutazione della specificità dell'appello, affermando che è sufficiente identificare chiaramente i punti contestati e le ragioni della critica, senza bisogno di formule sacramentali. La Corte ha ritenuto che i motivi di appello della banca, riguardanti la CTU, la prescrizione e la capitalizzazione degli interessi, fossero sufficientemente specifici e ha rinviato il caso per un nuovo esame nel merito.
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Provvigione mediatore: quando è dovuta? Analisi Cass.
Una società immobiliare ha richiesto il pagamento della provvigione mediatore dopo la firma di un contratto preliminare. La Corte di Cassazione ha chiarito che, salvo patto contrario esplicito, il diritto alla provvigione sorge con la conclusione del preliminare, che costituisce un "affare" vincolante. Una clausola che lega il pagamento al rogito definitivo va interpretata come un semplice termine per l'adempimento e non come una condizione sospensiva che fa venire meno il diritto se il rogito non avviene.
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Canone concessione gas: obbligo di pagamento in proroga
Una società di distribuzione del gas ha contestato l'obbligo di continuare a pagare un canone di concessione durante la proroga legale del contratto, in attesa di una nuova gara. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2352/2024, ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'obbligo di pagamento del canone concessione gas permane. La Corte ha chiarito che l'ordinamento giuridico offre al concessionario altri strumenti di tutela, come la rinegoziazione del contratto o l'azione di risarcimento danni contro l'ente pubblico inadempiente, per riequilibrare eventuali svantaggi economici derivanti dalla proroga.
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Copia conforme atto: inammissibile ricorso senza deposito
Un cittadino straniero impugnava un decreto di espulsione, lamentando vizi formali della copia conforme atto notificatagli. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché il ricorrente non ha depositato il documento contestato agli atti del giudizio, impedendo alla Corte di verificare le presunte irregolarità. La decisione sottolinea l'onere processuale fondamentale di produrre i documenti su cui si basa l'impugnazione.
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Restituzione cedole: la Cassazione fa il punto
A seguito della risoluzione di un contratto di investimento in bond argentini per violazione degli obblighi informativi da parte di una banca, la Corte di Cassazione affronta la questione della restituzione cedole. A causa di un contrasto giurisprudenziale sul momento dal quale far decorrere l'obbligo di restituzione, la Corte ha disposto un rinvio per la trattazione della causa in pubblica udienza, senza decidere nel merito.
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Interessi compensativi: quando iniziano a decorrere?
Un'istituzione finanziaria è stata condannata in appello a risarcire un'associazione per investimenti in obbligazioni rischiose. L'associazione, tramite ricorso incidentale in Cassazione, ha sollevato una questione sulla data di decorrenza degli interessi compensativi. La Suprema Corte, ritenendo la questione di particolare rilevanza, ha rinviato la causa a pubblica udienza senza decidere nel merito, per approfondire il calcolo del danno da lucro cessante.
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Motivazione apparente: Cassazione annulla decreto
Un professionista, ex presidente del collegio sindacale, si vede negare il compenso dalla curatela fallimentare che eccepisce la sua responsabilità per i danni societari. Il tribunale respinge l'opposizione, ma la Cassazione annulla il decreto per motivazione apparente, ritenendo incomprensibile la ratio decidendi del giudice di merito.
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Interessi usurari: quando il ricorso è inammissibile
Un fideiussore si oppone a un decreto ingiuntivo per un debito societario, contestando la capitalizzazione degli interessi e la loro natura usuraria. La Corte d'Appello riduce significativamente il debito. Tuttavia, la Corte di Cassazione respinge il successivo ricorso del fideiussore sugli interessi usurari, chiarendo i rigorosi requisiti procedurali per tali contestazioni e i principi di ripartizione delle spese legali quando un debito viene ridotto ma non azzerato.
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Donazione in conciliazione giudiziale: quando è nulla?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2360/2024, ha stabilito la nullità di una donazione immobiliare inserita in un verbale di conciliazione giudiziale. La Corte ha chiarito che, nonostante il verbale sia un atto pubblico, una donazione richiede requisiti di forma più stringenti, come la presenza di due testimoni, che non possono essere elusi. La decisione ha annullato l'accordo, invalidando la donazione fatta da una madre ai figli per mancanza della forma solenne prescritta dalla legge.
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Conflitto di interessi amministratore: no al compenso
Un amministratore, che ricopriva anche il ruolo di legale rappresentante del socio unico, si è visto negare il diritto al compenso nel fallimento della società. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ritenendo che la palese situazione di conflitto di interessi amministratore e la manifesta eccessività dell'emolumento, quasi pari al capitale sociale, costituissero una ragione autonoma e sufficiente per escludere il credito dal passivo fallimentare.
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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il giudizio
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione di un giudizio relativo a un'opposizione allo stato passivo fallimentare. La decisione è seguita alla formale rinuncia al ricorso da parte del creditore ricorrente, atto a cui la società fallita, controricorrente, ha prestato adesione. Di conseguenza, il processo si è concluso senza una pronuncia nel merito.
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Azione di riduzione: i motivi di inammissibilità
Una sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i motivi di inammissibilità di un ricorso in materia di successioni. Il caso riguardava un'azione di riduzione per lesione della quota di legittima promossa da un fratello contro i suoi germani. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per vizi formali, sottolineando che non è possibile contestare in Cassazione la valutazione dei fatti operata dai giudici di merito, né introdurre domande nuove. La decisione ribadisce il rigore necessario nella formulazione dei motivi di ricorso.
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Onere della prova bancario: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2356/2024, ha stabilito un principio fondamentale sull'onere della prova bancario. Nel caso di un debito derivante da un conto anticipi collegato a un conto corrente, la banca ha l'obbligo di produrre la documentazione completa di entrambi i conti per dimostrare il proprio credito. La sola produzione parziale degli estratti conto non è sufficiente. La Corte ha accolto il ricorso dei fideiussori, cassando la sentenza d'appello e sottolineando che la contestazione della mancanza di prova è una mera difesa, non soggetta a preclusioni temporali.
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Canone concessione gas: obbligo di pagamento in proroga
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di distribuzione del gas, confermando l'obbligo di versare l'intero canone concessione gas a un Comune anche durante la fase di proroga del contratto, in attesa di una nuova gara. La Corte ha stabilito che, sebbene il pagamento sia dovuto, il gestore non è privo di tutele, potendo attivare strumenti legali come la rinegoziazione del contratto per riequilibrare le condizioni economiche alterate dal ritardo della pubblica amministrazione.
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Prescrizione del credito: la firma è essenziale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2335/2024, ha rigettato il ricorso di una società creditrice, confermando l'estinzione del suo diritto per intervenuta prescrizione del credito. Il caso verteva sull'efficacia di lettere di messa in mora non sottoscritte dal mittente. La Corte ha stabilito che la firma è un elemento essenziale dell'atto, la cui assenza impedisce di attribuire la paternità della dichiarazione e, di conseguenza, di produrre l'effetto interruttivo della prescrizione. Di conseguenza, il credito è risultato irrimediabilmente prescritto.
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Nullità di protezione: prova del fido senza contratto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2338/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di contratti bancari. La nullità di un contratto di apertura di credito per mancanza di forma scritta è una "nullità di protezione", che può essere fatta valere solo dal cliente e non dalla banca. Di conseguenza, l'istituto di credito non può usare l'assenza del contratto per negare l'esistenza di un fido e far così scattare la prescrizione del diritto del cliente alla restituzione delle somme illegittimamente addebitate. Il cliente, al contrario, ha il diritto di provare l'esistenza del fido con altri mezzi, come gli estratti conto che dimostrano una costante tolleranza allo scoperto.
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