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Procedimento arbitrale: i termini non perentori

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello che aveva dichiarato un Ente Sanitario decaduto dal diritto di sollevare eccezioni in un procedimento arbitrale. La Corte ha stabilito che, per tutelare il diritto di difesa, una decadenza può essere dichiarata solo se gli arbitri hanno preventivamente e chiaramente definito un termine come perentorio, cosa che non era avvenuta nel caso di specie.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Procedimento arbitrale: la decadenza non può essere una sorpresa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di procedimento arbitrale: la libertà di forme degli arbitri non può mai compromettere il diritto di difesa delle parti. Nello specifico, la Corte ha chiarito che una parte non può essere dichiarata decaduta dal proprio diritto di sollevare eccezioni se i termini procedurali non sono stati preventivamente e inequivocabilmente definiti come perentori. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia sorta tra un’Impresa di costruzioni e un Ente Sanitario locale in relazione a un contratto d’appalto per lavori di adeguamento di un presidio ospedaliero. A seguito di disaccordi, le parti ricorrevano a un collegio arbitrale per risolvere la lite.

Il lodo arbitrale, emesso nel 2012, decideva su varie questioni, tra cui domande di risoluzione contrattuale, eccezioni di tardività delle riserve dell’impresa e richieste di pagamento di penali per ritardi. Successivamente, l’Impresa impugnava il lodo davanti alla Corte d’Appello.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello, riformando in parte la decisione arbitrale, accoglieva un’eccezione dell’Impresa costruttrice, dichiarando l’Ente Sanitario decaduto dal diritto di sollevare due specifiche censure: la mancata attivazione di una procedura prevista dal capitolato d’appalto e la tardiva iscrizione delle riserve da parte dell’Impresa. La ragione di tale decadenza risiedeva nel fatto che l’Ente aveva formulato queste eccezioni oltre i termini fissati dagli arbitri per il deposito delle memorie difensive e delle controdeduzioni.

Contro questa decisione, l’Ente Sanitario proponeva ricorso per cassazione, lamentando che la Corte d’Appello avesse erroneamente dichiarato la decadenza nonostante i termini fissati dagli arbitri non avessero natura perentoria.

Il Procedimento Arbitrale e la Questione dei Termini

Il cuore della questione giuridica ruota attorno all’interpretazione dell’art. 816-bis del Codice di Procedura Civile. Questa norma conferisce agli arbitri la facoltà di regolare lo svolgimento del giudizio nel modo che ritengono più opportuno, in assenza di specifiche indicazioni delle parti. Tuttavia, questa discrezionalità non è illimitata. Essa trova un confine invalicabile nel principio del contraddittorio, che impone di concedere alle parti “ragionevoli ed equivalenti possibilità di difesa”.

L’Ente ricorrente sosteneva che dichiarare una decadenza “a sorpresa”, basandosi su termini non espressamente qualificati come perentori, costituisse una violazione di tale principio.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Ente Sanitario, affermando un principio di diritto di fondamentale importanza. Sebbene gli arbitri possano fissare termini a pena di decadenza per ordinare il procedimento, non possono dichiarare inammissibile un atto o un’istanza per il mancato rispetto di un termine se non hanno preventivamente stabilito e comunicato alle parti la natura perentoria di quel termine.

La libertà di forme che caratterizza il procedimento arbitrale non può tradursi in un pregiudizio per il diritto di difesa. Le parti devono essere messe nella condizione di conoscere in anticipo le conseguenze processuali della loro condotta. Nel caso specifico, gli arbitri avevano ritenuto di poter regolare il giudizio nel modo più opportuno, ma non avevano mai specificato che il mancato rispetto dei termini per le memorie avrebbe comportato la decadenza dalle eccezioni. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha errato nel pronunciare d’ufficio una decadenza che nemmeno gli arbitri avevano previsto.

Conclusioni

La decisione della Suprema Corte rafforza le garanzie difensive all’interno del procedimento arbitrale. Stabilisce che la flessibilità procedurale non può mai diventare arbitrarietà. Qualsiasi regola che possa portare alla perdita di un diritto, come la decadenza, deve essere chiara, espressa e conosciuta dalle parti sin dall’inizio del procedimento. Questa pronuncia serve da monito: la giustizia, anche quella arbitrale, richiede prevedibilità e rispetto assoluto del diritto di difesa, impedendo che le parti incorrano in “decadenze a sorpresa”. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio.

In un procedimento arbitrale, si può essere dichiarati decaduti da un diritto se il termine per esercitarlo non era stato definito ‘perentorio’?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che è precluso agli arbitri dichiarare inammissibile un atto per l’inosservanza di un termine, se non hanno precedentemente stabilito e reso nota alle parti la regola sulla perentorietà di quel termine.

Qual è il principio fondamentale che regola lo svolgimento del procedimento arbitrale?
Il principio fondamentale è quello del contraddittorio. Secondo l’art. 816-bis c.p.c., anche se gli arbitri hanno facoltà di regolare il giudizio come ritengono opportuno, devono in ogni caso “concedere alle parti ragionevoli ed equivalenti possibilità di difesa”.

Perché la Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Cassazione l’ha annullata perché la Corte d’Appello aveva dichiarato una decadenza non prospettata dagli arbitri e basata su termini la cui natura perentoria non era stata preventivamente comunicata alle parti. Ciò costituisce una violazione del diritto di difesa e del principio di affidamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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