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Privilegio studio associato: la Cassazione fa chiarezza

In un caso riguardante la richiesta di ammissione privilegiata di un credito professionale da parte di uno studio associato, la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza interlocutoria. Pur ribadendo il principio secondo cui il privilegio è legato alla prestazione personale, la Corte ha ritenuto necessario un approfondimento in pubblica udienza sul significato del requisito della “pertinenza del credito” al singolo professionista, sospendendo la decisione finale per chiarire questo aspetto cruciale per il riconoscimento del privilegio studio associato.

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Privilegio Studio Associato: La Cassazione Approfondisce i Criteri

Il riconoscimento del privilegio studio associato sui crediti per prestazioni professionali rappresenta da tempo un tema dibattuto nelle aule di giustizia, specialmente nell’ambito delle procedure fallimentari. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione, la n. 7602/2024, riaccende i riflettori su questa tematica, evidenziando la necessità di fare chiarezza su un aspetto specifico della questione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dal ricorso di uno studio di dottori commercialisti associati avverso un decreto del Tribunale di Alessandria. Lo studio aveva richiesto l’ammissione al passivo di un fallimento per un credito di oltre 189.000 euro, chiedendo che fosse riconosciuto il privilegio previsto dall’art. 2751-bis, n. 2 del Codice Civile, che tutela le retribuzioni dei professionisti.
Il Tribunale, tuttavia, aveva ammesso il credito solo in via chirografaria, ovvero come credito non privilegiato, negando la richiesta di priorità nel pagamento. La motivazione di tale diniego risiedeva nella natura associata del creditore, ritenuta incompatibile con il carattere personale della prestazione professionale a cui il privilegio è legato.

La Questione del Privilegio Studio Associato e l’Orientamento Consolidato

La Corte di Cassazione, nel suo provvedimento, richiama il proprio orientamento consolidato. Secondo la giurisprudenza, la domanda di insinuazione al passivo presentata da uno studio associato fa presumere l’assenza del carattere personale della prestazione, elemento indispensabile per il riconoscimento del privilegio. Questo perché il rapporto si instaura con l’associazione nel suo complesso e non con il singolo professionista.

Tuttavia, la stessa Corte ammette un’importante eccezione. Il privilegio studio associato può essere concesso se l’istante riesce a dimostrare due condizioni fondamentali:
1. La prestazione alla base del credito è stata svolta personalmente, in via esclusiva o prevalente, da un determinato professionista.
2. Il credito, sebbene formalmente richiesto dall’associazione, è “di pertinenza” dello stesso professionista. Ciò può avvenire, ad esempio, in virtù di un accordo interno che preveda la cessione del credito dal singolo all’associazione.

La Decisione della Cassazione: Un Rinvio per Fare Chiarezza

Il punto focale dell’ordinanza n. 7602/2024 non è la decisione finale sul caso, ma la riflessione su uno dei requisiti dell’eccezione. La Corte ritiene che l’affermazione ricorrente secondo cui il credito debba essere “di pertinenza dello stesso professionista” sia una formula consolidata (tralatizia affermazione) che necessita di un’analisi più approfondita per definirne il senso esatto e la portata.

Di conseguenza, la Cassazione non si pronuncia sul merito del ricorso ma, con un’ordinanza interlocutoria, rimette la causa alla pubblica udienza della prima sezione civile. Questa scelta indica la volontà della Corte di affrontare la questione in modo più ampio e di fornire un’interpretazione chiara e definitiva, che possa fungere da guida per i casi futuri.

Le Motivazioni dell’Ordinanza

La motivazione principale del rinvio risiede nella consapevolezza del Collegio che la questione giuridica sottesa merita un dibattito più esteso. Definire con precisione cosa significhi “pertinenza del credito” è fondamentale per garantire l’uniformità e la certezza del diritto. La Corte vuole superare una formula ripetuta per dare contenuto concreto a un principio, stabilendo criteri oggettivi per valutare quando un credito, pur fatturato da un’entità collettiva, conservi quel legame personale con il professionista che giustifica la tutela privilegiata.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza interlocutoria n. 7602/2024 è un segnale importante per tutti i professionisti che operano in forma associata. La futura decisione della Corte di Cassazione a seguito della pubblica udienza avrà un impatto significativo, poiché definirà in modo più stringente le condizioni per ottenere il riconoscimento del privilegio studio associato. Potrebbe influenzare non solo le strategie processuali in ambito fallimentare, ma anche la struttura degli accordi interni agli studi professionali, che dovranno essere redatti in modo da poter dimostrare, in caso di necessità, il legame diretto tra la prestazione, il credito e il singolo professionista che l’ha eseguita.

Uno studio associato ha diritto al privilegio sui crediti professionali in un fallimento?
In linea di principio, no. La giurisprudenza consolidata presume che la richiesta proveniente da un’entità associata escluda la natura personale della prestazione, presupposto per il privilegio. La pretesa creditoria, infatti, è formalmente dell’associazione e non del singolo professionista.

Esistono delle eccezioni a questa regola generale?
Sì. Il privilegio può essere riconosciuto se lo studio associato dimostra che la prestazione è stata svolta personalmente e in modo prevalente da un singolo professionista e che il relativo credito è di “pertinenza” di quello stesso professionista, anche se richiesto formalmente dall’associazione.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo specifico caso?
La Corte non ha emesso una decisione finale. Con un’ordinanza interlocutoria, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per approfondire e definire con maggiore precisione il significato del requisito della “pertinenza del credito” al singolo professionista, ritenendo la questione meritevole di un’analisi più approfondita prima di decidere sul ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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