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Privilegio credito tributario: sì al concessionario

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34741/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di riscossione. Il credito di un Comune verso il concessionario della riscossione fallito, per tributi incassati e non riversati, gode del privilegio credito tributario previsto dall’art. 2752 c.c. e deve essere ammesso al passivo in via privilegiata, non chirografaria. La Corte ha chiarito che la natura pubblicistica del credito non si perde nel passaggio dal contribuente al concessionario, poiché il rapporto tra ente impositore e concessionario è una concessione di servizio pubblico, non un mero mandato privatistico. Pertanto, il privilegio assiste il credito fino al suo effettivo incasso da parte dell’ente pubblico.

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Privilegio Credito Tributario: La Cassazione Tutela gli Enti Pubblici

L’ordinanza n. 34741/2024 della Corte di Cassazione affronta una questione cruciale per le finanze degli enti locali: la tutela dei crediti tributari in caso di fallimento del concessionario della riscossione. La Corte ha affermato che il privilegio credito tributario si estende anche al rapporto tra l’ente impositore e il concessionario, garantendo una maggiore protezione alle casse pubbliche. Questa decisione ribalta l’orientamento precedente di un Tribunale che aveva declassato il credito a chirografario, con gravi rischi per l’ente comunale.

I Fatti del Caso

Un Comune si era insinuato nel passivo del fallimento della società concessionaria del servizio di riscossione, chiedendo l’ammissione in via privilegiata di un credito superiore a 1,5 milioni di euro. Tale somma corrispondeva ai tributi (ICI, TARSU, etc.) che la società aveva incassato dai cittadini per conto del Comune, ma che non aveva mai riversato nelle casse comunali.
Il Tribunale, in prima istanza, aveva ammesso il credito ma solo in collocazione chirografaria. Secondo il giudice di merito, il privilegio speciale sui crediti per tributi si applicherebbe solo al rapporto diretto tra ente impositore e contribuente, non al successivo rapporto, di natura contrattuale, tra l’ente e il suo concessionario. Contro questa decisione, il Comune ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione sul Privilegio Credito Tributario

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, cassando il decreto del Tribunale e rinviando la causa per un nuovo esame. La Suprema Corte ha stabilito che il credito vantato dall’ente impositore nei confronti del concessionario della riscossione per le somme incassate e non riversate mantiene la sua natura pubblicistica e, di conseguenza, deve essere assistito dal privilegio credito tributario previsto dall’articolo 2752 del codice civile.

Le Motivazioni

La Corte fonda la sua decisione su una serie di argomentazioni giuridiche chiare e coerenti. In primo luogo, viene chiarito che il rapporto tra l’ente pubblico e il concessionario non è un semplice mandato privatistico, ma una concessione amministrativa per l’espletamento di un servizio pubblico. Questa natura pubblicistica del rapporto influenza la natura del credito.

Il denaro incassato dal concessionario, pur entrando nel suo patrimonio, non perde la sua connotazione di entrata fiscale. Esso rimane ‘ancorato alla finalità pubblicistica’ per cui è stato versato dal contribuente. Il fatto che il concessionario non lo riversi costituisce un inadempimento contrattuale, ma non altera la causa del credito, che resta un’entrata tributaria.

La ratio del privilegio, spiega la Corte, è quella di assicurare allo Stato e agli altri enti pubblici le risorse necessarie per svolgere le loro funzioni istituzionali. Questa esigenza non viene meno quando la riscossione è affidata a un soggetto terzo. Anzi, negare il privilegio in questo caso significherebbe indebolire la tutela dell’erario proprio nella fase finale e cruciale dell’incasso.

Infine, la Corte sottolinea che l’obbligazione del concessionario si estingue solo con il versamento delle somme in tesoreria, non con la semplice riscossione dal contribuente. Fino a quel momento, il credito dell’ente pubblico conserva la sua natura originaria e, con essa, il privilegio che la legge gli accorda.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo a tutela degli enti pubblici. Affermando la persistenza del privilegio credito tributario anche nei confronti del concessionario fallito, la Cassazione garantisce che le somme versate dai cittadini per le imposte abbiano maggiori probabilità di raggiungere la loro destinazione finale, anche in caso di insolvenza dell’intermediario. Questa decisione rafforza la posizione degli enti locali nelle procedure fallimentari e ribadisce la preminenza dell’interesse pubblico alla riscossione sicura e tempestiva delle entrate fiscali, un principio cardine per il funzionamento della macchina statale.

Il credito di un Comune verso il concessionario della riscossione fallito è privilegiato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il credito per tributi incassati dal concessionario e non riversati all’ente impositore mantiene la sua natura tributaria e deve essere ammesso al passivo del fallimento con il privilegio previsto dall’art. 2752 c.c.

Perché il credito mantiene il suo privilegio anche dopo essere stato incassato dal concessionario?
Perché le somme, pur entrando nel patrimonio del concessionario, non perdono la loro finalità pubblicistica. Il privilegio è legato alla causa del credito (tributaria), non al soggetto che materialmente lo detiene. La natura del credito non muta solo perché è stato incamerato dal concessionario anziché essere direttamente versato nelle casse dell’ente.

Che tipo di rapporto intercorre tra l’ente pubblico e il concessionario della riscossione?
Non si tratta di un mero mandato di diritto privato, bensì di una concessione amministrativa per lo svolgimento di un servizio pubblico. Questa natura pubblicistica del rapporto è fondamentale per sostenere che gli obblighi del concessionario e la natura dei crediti gestiti ricadano nell’ambito del diritto pubblico, giustificando così il mantenimento del privilegio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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