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Privilegio artigiano per consorzi: la decisione

Un consorzio di imprese artigiane si è visto negare il privilegio artigiano su un credito vantato verso una società fallita. Il tribunale di merito aveva escluso il privilegio a causa della natura giuridica del consorzio, ritenuta incompatibile con la nozione di impresa artigiana. La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione complessa e non di pronta soluzione. Pertanto, ha deciso di non definire il caso in camera di consiglio, ma di rimetterlo alla discussione in pubblica udienza presso la sezione semplice, per un esame più approfondito.

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Privilegio Artigiano ai Consorzi: la Cassazione Prende Tempo

Il riconoscimento del privilegio artigiano rappresenta una tutela fondamentale per i crediti derivanti dal lavoro. Ma cosa succede quando a vantare il credito non è una singola impresa, bensì un consorzio di imprese artigiane? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria in esame, affronta questa complessa questione, scegliendo di non dare una risposta immediata ma di approfondire il tema in una pubblica udienza.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce dal reclamo presentato da un consorzio di trasporti, regolarmente iscritto all’albo delle imprese artigiane. Nell’ambito della procedura fallimentare di una società sua debitrice, il consorzio aveva chiesto che il proprio credito fosse ammesso al passivo con il riconoscimento del privilegio artigiano, previsto dall’art. 2751-bis, n. 5 del codice civile. Tale privilegio avrebbe garantito al consorzio una posizione di preferenza rispetto agli altri creditori non privilegiati.

Il tribunale di merito, tuttavia, aveva respinto la richiesta. La decisione si basava sulla considerazione che la forma giuridica del consorzio, specialmente se di secondo grado, fosse strutturalmente incompatibile con la nozione di impresa artigiana delineata dalla legge quadro (L. 443/1985). Secondo i giudici, la natura consortile escludeva la possibilità di beneficiare di una tutela pensata per remunerare direttamente il lavoro dei soci.

La Questione Giuridica sul Privilegio Artigiano

Il ricorso in Cassazione si concentra su due punti principali. In primo luogo, il consorzio contesta la violazione dell’art. 2751-bis n. 5 c.c., sostenendo che l’iscrizione all’albo artigiano dovrebbe essere di per sé sufficiente per ottenere il riconoscimento del privilegio artigiano, a prescindere dalla forma giuridica. In secondo luogo, lamenta un vizio di motivazione, poiché il decreto impugnato avrebbe ignorato gli elementi documentali che dimostravano la sussistenza dei requisiti sostanziali e dimensionali tipici dell’impresa artigiana.

La questione centrale, quindi, è se la causa prelatizia codicistica possa essere esclusa a priori per un consorzio, anche se composto da imprese artigiane e regolarmente iscritto all’apposito albo. Si tratta di stabilire se la forma consortile sia di per sé un ostacolo insormontabile per l’applicazione di questa importante forma di tutela del credito.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, nell’analizzare il caso, ha ritenuto che la questione non fosse di facile e immediata soluzione. La ratio decidendi del provvedimento impugnato si fonda sulla netta separazione tra lo statuto dell’impresa artigiana (definita dalla legge quadro e iscritta all’albo) e quello dei consorzi. Questi ultimi, anche se composti da imprese artigiane, sono considerati soggetti giuridici distinti.

Questa impostazione solleva un problema giuridico di notevole spessore: può un consorzio, che per legge non è un’impresa artigiana in senso stretto, beneficiare del privilegio artigiano solo perché i suoi membri lo sono? E quale valore ha, in questo contesto, l’iscrizione del consorzio stesso all’albo? La Corte ha riconosciuto che rispondere a queste domande implica una disamina approfondita della possibile esclusione ex se (cioè per sua stessa natura) del consorzio dal beneficio, e condiziona anche il controllo sulla legittimità dell’atto di iscrizione all’albo.

Valutando la complessità e la rilevanza della questione, il Collegio ha concluso che non ricorrevano le ipotesi per una trattazione semplificata in camera di consiglio, come previsto dall’art. 375, co. 1, nn. 1 e 5 c.p.c.

Conclusioni: Rimessione alla Pubblica Udienza

In conclusione, la Corte di Cassazione non ha deciso nel merito la controversia. Con la presente ordinanza interlocutoria, ha disposto che la causa sia rimessa alla pubblica udienza della sezione semplice. Questa scelta procedurale testimonia l’importanza e la delicatezza della questione giuridica. La decisione finale, che scaturirà dalla pubblica udienza, avrà un impatto significativo, poiché definirà con maggiore chiarezza i confini di applicabilità del privilegio artigiano e stabilirà se questa tutela possa essere estesa anche a forme aggregative come i consorzi, chiarendo il rapporto tra la natura sostanziale dell’attività e la forma giuridica del creditore.

Qual era la richiesta del consorzio nel caso in esame?
Il consorzio ricorrente aveva richiesto il riconoscimento del privilegio artigiano per un proprio credito nei confronti di una società dichiarata fallita, al fine di essere pagato con preferenza rispetto ad altri creditori.

Perché il tribunale di merito aveva negato il privilegio artigiano al consorzio?
Il tribunale aveva negato il privilegio ritenendo che la forma giuridica del consorzio fosse incompatibile con la nozione legale di impresa artigiana, la quale è strettamente legata alla remunerazione diretta del lavoro dei soci, un elemento che non si riscontra in un organismo di secondo grado come un consorzio.

Qual è stata la decisione della Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte di Cassazione ha ritenuto la questione giuridica troppo complessa per una decisione in forma semplificata. Pertanto, con un’ordinanza interlocutoria, ha rimesso la causa alla pubblica udienza della sezione semplice per un esame più approfondito, senza decidere nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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