Ordinanza di Cassazione Civile Sez. L Num. 10980 Anno 2025
Civile Ord. Sez. L Num. 10980 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 26/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso 15804-2024 proposto da:
RAGIONE_SOCIALE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI, in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa dall’avvocato NOME COGNOME;
– ricorrente –
contro
COGNOME NOME, rappresentato e difeso dall’avvocato NOME COGNOME;
– controricorrente – avverso la sentenza n. 655/2023 della CORTE D’APPELLO di
VENEZIA, depositata il 11/12/2023 R.G.N. 527/2022; udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del
25/03/2025 dal AVV_NOTAIO. NOME COGNOME.
RILEVATO CHE
Con sentenza n.655/23, la Corte d’appello di Venezia ha confermato parzialmente la pronuncia di primo grado che
Oggetto
RAGIONE_SOCIALE
commercialisti
R.G.N.NUMERO_DOCUMENTO
COGNOME.
Rep.
Ud.25/03/2025
CC
aveva accolto la domanda di COGNOME NOME volta a far accertare che la quota A del proprio trattamento pensionistico, calcolata secondo il metodo retributivo e maturata prima del 2007, non potesse essere incisa dal Regolamento della RAGIONE_SOCIALE 14.7.2004 in violazione del principio del pro rata .
Secondo la Corte, per i trattamenti pensionistici maturati prima del 2007, vigeva l’art.3, co.12 l. n.335/ 1995 nella formulazione originaria, antecedente alla novella dell’art.1, co.763 l. n.296/ 2006. Aggiungeva che la prescrizione del diritto era decennale.
Avverso la sentenza, la RAGIONE_SOCIALE ricorre per due motivi, illustrati da memoria.
COGNOME NOME resiste con controricorso.
A seguito di richiesta di decisione presentata dalla RAGIONE_SOCIALE nei confronti della proposta di definizione anticipata del presente giudizio, veniva fissata l’odierna adunanza camerale, nella quale il collegio riservava il termine di 60 giorni per il deposito del presente provvedimento.
CONSIDERATO CHE
Con il primo motivo di ricorso, la RAGIONE_SOCIALE deduce violazione o falsa applicazione degli artt.2 d. lgs. n. 509/1994, 1 e 3, co.12 l. n. 335/1995, 1, co.763 l. n.296/2006, 1, co.488, l. n. 147/2013 anche in relazione e combinato disposto all’art.10, co. 8 del Regolamento di disciplina del regime previdenziale della RAGIONE_SOCIALE approvato con decreto ministeriale del 14.07.2004, nonché degli artt.2, 3 e 38 Cost., per avere la Corte
ritenuto che vi fosse violazione del principio del pro rata in caso di applicazione del Regolamento della RAGIONE_SOCIALE.
Con il secondo motivo di ricorso, si deduce violazione o falsa applicazione degli artt.19, co.3 l. n. 21/1986, 2948, n. 4, c.c., 47-bis d.P.R. n.639/1947 nonché degli artt.3 e 38 Cost., per avere la Corte negato la prescrizione quinquennale disposta da tale norma.
Il primo motivo è inammissibile ex art.360-bis, n.1 c.p.c. alla luce del costante orientamento giurisprudenziale espresso da questa Corte sulla materia e non contenendo né il ricorso, né la memoria depositata in seguito alla richiesta di decisione, argomenti tali da determinare un mutamento di indirizzo.
In particolare, va qui ribadito quanto già espresso da questa Corte in varie pronunce in materia di prestazioni pensionistiche erogate dagli enti previdenziali privatizzati ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, ovvero che per i trattamenti maturati prima del 1° gennaio 2007 il parametro di riferimento è costituito dal regime originario dell’art. 3, comma 12, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e non trovano applicazione le modifiche in peius per gli assicurati, introdotte da atti e provvedimenti adottati dagli enti prima dell’attenuazione del principio del pro rata per effetto della riformulazione disposta dall’art. 1, comma 763, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, come interpretata dall’art. 1, comma 488, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 (Cass., Sez.Un., n.17742/2015, Cass.31454/2021, Cass.23577/2024, Cass. 2687/2025).
Il secondo motivo è parimenti inammissibile ex art.360bis, n.1 c.p.c.
Nel caso di specie è in contestazione l’ammontare del trattamento pensionistico, liquidato in misura inferiore a quella dovuta. Secondo costante orientamento di legittimità (v. ad es. Cass.31527/2022, Cass.4362/2023, Cass.24667/2024) la prescrizione quinquennale prevista dall’art.2948, n. 4, c.c. – così come dall’art.129 del r. d. l. n. 1827 del 1935 – richiede la liquidità ed esigibilità del credito, che deve essere posto a disposizione dell’assicurato, sicché, ove sia in contestazione l’ammontare del trattamento pensionistico (cioè con o senza applicazione del contributo di solidarietà), il diritto alla riliquidazione degli importi è soggetto alla ordinaria prescrizione decennale di cui all’art. 2946 c.c.
Stesso discorso deve ribadirsi per l’art.19, co.3 l. n.21/86, poiché la norma suppone sempre la liquidità ed esigibilità del credito.
Né vale in contrario richiamare l’art.47 -bis d.P.R. n.639/70. T ale norma riguarda l’ipotesi di riliquidazione della pensione, mentre il caso di specie concerne l’indebita trattenuta derivante dall’applicazione di una misura patrimoniale illegittima, che non condivide con il rateo pensionistico la disciplina del sistema di calcolo della pensione in sé considerata (Cass.4604/2023).
All’inammissibilità del ricorso segue la condanna alle spese, secondo soccombenza.
Essendo il giudizio definito in conformità alla proposta non accettata, ai sensi dell’art.380 bis, ult. co., c.p.c. deve applicarsi l’art.96, co.3 e 4 c.p.c. contenendo l’art.380 bis, ult. co. c.p.c. una valutazione legale tipica
della sussistenza dei presupposti per la condanna al pagamento di una somma equitativamente determinata in favore della controparte e di una ulteriore somma di denaro in favore della RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE, secondo quanto statuito da questa Corte a Sezioni Unite (Cass. Sez.Un. 27195 e 27433 del 2023, Cass.27947/2023).
Parte ricorrente va dunque condannata a pagare una somma equitativamente determinata in euro 2500 in favore di parte controricorrente, e di una ulteriore somma di euro 2500 in favore della RAGIONE_SOCIALE.
P.Q.M.
La Corte dichiara inammissibile il ricorso; condanna parte ricorrente a rifondere le spese di lite del presente giudizio di cassazione, liquidate in euro 5.000 per compensi, euro 200 per esborsi, oltre 15% per rimborso spese generali e accessori di legge, da distrarsi al procuratore dichiaratosi antistatario; condanna parte ricorrente a pagare a parte controricorrente l’ulteriore somma di euro 2500; condanna parte ricorrente a pagare euro 2500 in favore della RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE; ai sensi del d.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1 quater, attes a l’inammissibilità , dà atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte di parte ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello, ove dovuto, previsto per il ricorso a norma dello stesso art. 13, comma 1 bis. Così deciso in Roma, all’adunanza camerale del