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Principio di proporzionalità: la salute vince sul commercio

Una società di importazione carni ha citato in giudizio il Ministero della Salute per danni, sostenendo che le misure di emergenza adottate durante un’epidemia animale fossero sproporzionate e contrarie al diritto dell’UE. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che le misure restrittive erano legittime e giustificate dal principio di precauzione e dal principio di proporzionalità, data la gravità del rischio per la salute pubblica e animale.

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Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Principio di Proporzionalità: Quando la Tutela della Salute Giustifica Restrizioni al Commercio

In un mondo globalizzato, il libero scambio di merci è un pilastro fondamentale dell’economia. Tuttavia, cosa accade quando questo principio si scontra con la necessità di proteggere la salute pubblica da un’emergenza sanitaria? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio questo delicato equilibrio, analizzando l’applicazione del principio di proporzionalità nel contesto di misure restrittive adottate durante una crisi epidemiologica animale. La decisione offre importanti chiarimenti su come le autorità nazionali possano agire per salvaguardare la sicurezza, anche a costo di limitare temporaneamente il commercio.

I Fatti di Causa: L’Epidemia e le Misure Restrittive

La vicenda ha origine nel 2007, a seguito della conferma di un focolaio di afta epizootica nel Regno Unito. In risposta all’emergenza, il Ministero della Salute italiano ha emanato una serie di provvedimenti urgenti per rintracciare e bloccare le partite di animali e carni provenienti dalle zone a rischio. Le misure, basate sull’esperienza di precedenti epidemie, andavano oltre quanto inizialmente disposto dalle decisioni della Commissione Europea, estendendo il periodo di controllo e sequestro.

Una società operante nel settore della commercializzazione di carni, ritenendosi danneggiata da tali provvedimenti, ha citato in giudizio il Ministero. Secondo l’azienda, le misure italiane erano eccessive, sproporzionate e in violazione delle norme europee sulla libera circolazione delle merci, causando un ingiusto danno economico per il quale chiedeva un risarcimento.

La Decisione della Corte e il Principio di Proporzionalità

Dopo che sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello avevano respinto le richieste dell’azienda, la questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione. I giudici supremi hanno confermato la legittimità dell’operato del Ministero della Salute, rigettando il ricorso della società.

Il cuore della decisione risiede nell’analisi del bilanciamento tra l’articolo 34 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che vieta le restrizioni quantitative all’importazione, e l’articolo 36, che consente deroghe per motivi di tutela della salute e della vita delle persone e degli animali. La Corte ha stabilito che le misure adottate dall’Italia, sebbene restrittive, erano giustificate e conformi al principio di proporzionalità.

Le Motivazioni della Cassazione: il Principio di Precauzione come Guida

I giudici hanno evidenziato che le decisioni della Commissione Europea contenevano una ‘clausola di salvezza’, che permetteva agli Stati membri di mantenere o adottare misure più efficaci e restrittive per fronteggiare la situazione epidemiologica. Questa clausola ha fornito la base giuridica per l’intervento più incisivo dell’Italia.

Inoltre, l’azione del Ministero è stata ritenuta coerente con il principio di precauzione. Di fronte a un’incertezza scientifica sulla reale portata del contagio e a un rischio elevato per la salute animale e, potenzialmente, per l’economia zootecnica nazionale, le autorità erano legittimate ad agire in modo tempestivo e rigoroso. La Corte ha sottolineato che, in situazioni di emergenza, la tutela della salute pubblica assume un’importanza preponderante rispetto alle considerazioni puramente economiche.

Le misure, consistenti nel rintraccio urgente e nel sequestro temporaneo, sono state considerate idonee e necessarie per conseguire l’obiettivo di contenere l’epidemia e non sono apparse come una discriminazione arbitraria o una restrizione dissimulata al commercio.

Inammissibilità del Secondo Motivo di Ricorso

La Corte ha anche dichiarato inammissibile il secondo motivo di ricorso, che lamentava un’omessa valutazione di fatti decisivi. I giudici hanno applicato il principio della ‘doppia conforme’, secondo cui, quando i tribunali di primo e secondo grado giungono a decisioni concordanti sui fatti, la possibilità di contestare la motivazione in Cassazione è fortemente limitata. Questo ha impedito alla società di ottenere un riesame del merito della controversia.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ribadisce un principio fondamentale del diritto europeo e nazionale: la libera circolazione delle merci non è un diritto assoluto e può essere limitata quando sono in gioco interessi superiori come la salute pubblica. La decisione chiarisce che, in presenza di una grave emergenza sanitaria e di incertezza scientifica, il principio di proporzionalità deve essere letto alla luce del principio di precauzione. Questo conferisce agli Stati un margine di discrezionalità nell’adottare misure protettive immediate e rigorose, purché siano idonee, necessarie e non discriminatorie. Per le imprese, ciò significa che, in contesti di crisi sanitaria, le restrizioni commerciali basate su solidi presupposti di tutela della salute pubblica sono difficilmente contestabili in sede giudiziaria, anche se comportano significative perdite economiche.

Quando uno Stato membro può imporre restrizioni commerciali più severe di quelle previste dall’UE?
Uno Stato membro può adottare misure più restrittive quando una normativa europea, come una decisione della Commissione, contiene una ‘clausola di salvezza’ che lo consente esplicitamente. Questo è possibile in situazioni di emergenza per tutelare interessi fondamentali come la salute pubblica, a condizione che le misure siano proporzionate e non discriminatorie.

In che modo il principio di proporzionalità e il principio di precauzione interagiscono in un’emergenza sanitaria?
In un’emergenza sanitaria, i due principi si integrano. Il principio di precauzione permette di agire anche in condizioni di incertezza scientifica per prevenire un danno potenziale. Il principio di proporzionalità assicura che le misure adottate in base alla precauzione siano necessarie e non vadano oltre quanto strettamente indispensabile per raggiungere l’obiettivo di tutela della salute.

Perché la richiesta di risarcimento danni dell’azienda è stata respinta?
La richiesta è stata respinta perché le Corti hanno ritenuto che l’azione del Ministero della Salute non fosse illegittima. Le misure restrittive adottate, sebbene abbiano causato un danno economico all’azienda, sono state giudicate necessarie, proporzionate e giustificate dalla grave minaccia epidemiologica, rientrando quindi nelle deroghe previste dal Trattato UE per la tutela della salute pubblica e animale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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