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Principio di prevenzione e distanze tra costruzioni

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione di merito che negava l’applicazione del principio di prevenzione in un caso di costruzione sul confine. La controversia riguardava una veranda edificata in violazione della distanza minima di cinque metri prevista dal regolamento locale. La Corte ha stabilito che se il regolamento edilizio locale consente la costruzione sul confine, il principio di prevenzione è operativo e non può essere escluso solo perché altre norme dello stesso regolamento prevedono distanze minime. Sarà quindi decisivo accertare chi tra i due vicini ha costruito per primo.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Principio di Prevenzione: Quando si Può Costruire sul Confine?

Le controversie tra vicini sulle distanze tra costruzioni sono tra le più frequenti nel diritto immobiliare. Una regola fondamentale in questo ambito è il principio di prevenzione, che attribuisce un vantaggio a chi costruisce per primo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un importante chiarimento su come questo principio si applichi anche quando i regolamenti edilizi comunali sembrano escluderlo, imponendo distanze minime assolute dal confine.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce dalla decisione di una coppia di proprietari di citare in giudizio i vicini. Il motivo del contendere era la realizzazione di una tettoia, poi trasformata in veranda, che si estendeva fino al muro di confine, violando la distanza di cinque metri prescritta dal regolamento edilizio comunale. In aggiunta, una scala e un pluviale invadevano la loro proprietà.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la richiesta di demolizione della veranda, applicando proprio il principio di prevenzione. Aveva però ordinato l’arretramento di scala e pluviale. Di parere opposto la Corte d’Appello, che, in riforma della prima sentenza, aveva condannato i costruttori ad arretrare l’intera struttura per rispettare la distanza di cinque metri dal confine, oltre a un risarcimento del danno. Secondo la Corte territoriale, le norme locali non permettevano deroghe basate sulla prevenzione, imponendo una distanza invalicabile dal confine.

La Decisione della Cassazione e il Principio di Prevenzione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione d’appello, accogliendo le ragioni dei proprietari della veranda. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione del regolamento edilizio comunale.

La Corte d’Appello aveva erroneamente ritenuto che la norma locale, imponendo una distanza minima dal confine, escludesse automaticamente l’applicazione del principio di prevenzione codicistico. La Cassazione, al contrario, ha evidenziato come un altro articolo dello stesso regolamento (l’art. 29) consentisse espressamente la costruzione di un edificio sul confine di proprietà. Questa previsione, secondo la Suprema Corte, recepisce e rende operativo il meccanismo della prevenzione.

In altre parole, la semplice esistenza di una norma che fissa una distanza minima dal confine non basta a derogare al principio di prevenzione, se un’altra norma dello stesso strumento urbanistico permette di costruire sul confine stesso.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che le norme sui distacchi vanno lette in modo sistematico. L’errore del giudice d’appello è stato quello di interpretare in modo isolato e assoluto la norma sulla distanza minima. La Cassazione ha chiarito che il principio di prevenzione (chi costruisce prima detta le regole) e le norme su distacchi per gruppi di edifici pianificati (come le lottizzazioni) operano su piani diversi e non si escludono a vicenda. Il primo si applica a costruzioni realizzate in tempi diversi e non coordinate, mentre le seconde si applicano a progetti edilizi unitari.

Se il regolamento locale, come nel caso di specie, prevede la possibilità di costruire sul confine (art. 29), questa opzione attiva la facoltà del vicino (il “prevenuto”) di scegliere se costruire in aderenza o arretrare fino a rispettare la distanza complessiva tra fabbricati. Affermare, come aveva fatto la Corte d’Appello, che il principio di prevenzione fosse irrilevante è stato, dunque, un errore di diritto. La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame basato sulla corretta applicazione delle norme e del principio di prevenzione.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma la centralità e la forza del principio di prevenzione in materia di distanze tra costruzioni. Stabilisce che i regolamenti edilizi locali devono essere interpretati nel loro complesso e non per singole norme isolate. La possibilità di costruire sul confine, se prevista, è sufficiente per attivare le regole codicistiche sulla prevenzione, a meno che il regolamento stesso non lo escluda in modo esplicito e inequivocabile. Di conseguenza, in casi simili, diventa fondamentale accertare chi dei due confinanti abbia edificato per primo per stabilire diritti e obblighi reciproci, un accertamento che la Corte d’Appello dovrà ora compiere.

Il principio di prevenzione può essere applicato se un regolamento edilizio locale impone una distanza minima dal confine?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il principio di prevenzione non è automaticamente escluso dalla presenza di una norma che fissa una distanza minima dal confine, se un’altra norma dello stesso regolamento consente esplicitamente la costruzione sul confine stesso. Le due norme vanno lette in modo coordinato.

Qual è la differenza tra costruire secondo il principio di prevenzione e costruire come parte di un “gruppo di edifici” pianificato?
Il principio di prevenzione si applica a costruzioni realizzate in momenti diversi e non coordinate tra loro, dove il primo costruttore determina la posizione. Le norme per “gruppi di edifici” si applicano invece a progetti urbanistici unitari e contestuali (es. lottizzazioni), dove le posizioni degli edifici sono predeterminate da un piano complessivo.

Perché la decisione della Corte d’Appello è stata annullata?
È stata annullata perché ha commesso un errore di diritto nell’interpretare il regolamento edilizio locale. Ha ritenuto che l’obbligo di rispettare una distanza minima dal confine escludesse a priori l’applicazione del principio di prevenzione, ignorando un’altra norma dello stesso regolamento che, permettendo la costruzione sul confine, rendeva invece tale principio pienamente operativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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